Per farmi perdonare da onanrecords un lungo pistolotto su samba e sambodromi, vorrei accettasse la dedica di questi due pezzi tra cui il celeberrimo (Meu Amigo) Charlie Brown che ha ispirato il titolo del post di freddynietzsche.
Autore, e in questo caso interprete, è Benito di Paula, signore che veleggia sui settanta, ispiratore di un samba dagli arrangiamenti romantici, intessuti sulle note del suo piano. Umile quanto grande, Benito di Paula è un personaggio che ha avuto il coraggio di inserire nella suo primo album, anno 1971, "Apesar de Você" di Chico Buarque che gli costò la censura del disco (e parliamo dei militari, mica del feroce Berlusconi). Anche questo è samba.
Retalhos de Cetim (Ritagli di raso), titolo tante grande quanto malinconico, fa evidentemente riferimento ai pezzi di stoffa che rimangono a terra dopo aver tagliato e tessuto il proprio vestito di carnevale. La gente canta e l’autore si immagona.
Meglio allora chiudere con la canzone in cui Di Paula immagina di illustrare a Charlie Brown le grandezze del Brasile, dalla poesia di Vinicius de Moraes alla curva del Flamengo, passando ovviamente per “il nostro carnevale”.
(Meu amigo) Charlie Brown ad opera di un duo belga (e sottolineo belga) è finito poi nel classico Disco Samba dei trenini di capodanno: ma qui siamo davvero fuori del samba e di ogni sambodromo.
venerdì 30 luglio 2010
martedì 20 luglio 2010
“Falando serio”, e parlo sul serio anch’io.
“Da un certo punto in poi” fare le cose per cui non sembravo portato è diventato per me un imperativo impellente quanto divertente. Da non sportivo, più volte insufficiente in ginnastica, refrattario a capriole ed altre evoluzioni ginniche, impedito sullo sci, mi sono tolto qualche soddisfazione agonistica. Ora vorrei cantare o meglio “riuscire a cantare” superando una sorta di blocco che da qualche tempo frena le mie corde vocali. Vorrei cantare le cose più pop, come qualsiasi provinatore di x-factor, farmi una scaletta con i brani più improbabili e melensi e non è detto che per raggiungere questo scopo non mi metta a studiare seriamente.
Questo luglio e il prossimo agosto sono i classici mesi delle sagre estive, tutte costine e revival musicali. È proprio in occasioni come queste che, tra una motocicletta 10 hp e un io vagabondo, tra una peperonata e un rabosello, salirei sul palco per far abbracciare le coppie in uno straordinario pezzo da mattonella come questa Falando serio, perfetta “per le coppie con qualche piccolo rancore” secondo la splendida definizione di Max De Tomassi a cui ricorro per la traduzione. L’interprete del brano è Roberto Carlos, mentre gli autori sono Mauricio Duboc e Carlos Colla, quest’ultimo avvocato (tra ingegneri, psichiatri e avvocati anche in brasile bisognerebbe fare la conta dei professionisti vocati alla canzone) e per un certo periodo compagno di una miss brasilana, Marisa Fully Coelho sfortunatamente scomparsa in un incidente stradale (“a única Miss Brasil Universo falecida” come leggo nella pagina di wikipedia).
Ma tornando alla nostra festa d’estate potrei salire sul palco con una partner e cantare Falando serio con la biondissima e fisicatissima Claudia Leitte (che con i Babado Novo ne aveva fatto anche una tremenda versione axé) o meglio ancora con una delle tante ragazze che su youtube lasciano la loro romantica versione voce e chitarra. In fondo anche nel mio petto continua a battere un’animo da ragazzina.
Falando sério
Mauricio Duboc e Carlos Colla
Parlando seriamente
É bem melhor você parar com essas coisas
È molto meglio che la pianti con queste cose
De olhar pra mim com olhos de promessas
Guardarmi con uno sguardo che promette
Depois sorrir como quem nada quer
E poi sorridere come chi fa finta di nulla
Você não sabe
Tu non lo sai
Mas é que eu tenho cicatrizes que a vida fez
Ma io porto le cicatrici che la vita mi ha dato
E tenho medo de fazer planos
Ed ho paura di fare dei piani
De tentar e sofrer outra vez
Di provarci e soffrire un’altra volta
Falando sério
Parlando seriamente
Eu não queria ter você por um programa
Io non vorrei averti soltanto per un incontro
E apenas ser mais um em sua cama
Ed essere un altro ancora nel tuo letto
Por uma noite apenas e nada mais
Solo per una notte e niente più
Falando sério
Parlando seriamente
Entre nós dois tinha que haver mais sentimento
Tra noi due dovrebbe esserci più sentimento
Não quero seu amor por um momento
Non voglio il tuo amore per un momento
E ter a vida inteira pra me arrepender
E passare tutta la vita a pentirmi
Questo luglio e il prossimo agosto sono i classici mesi delle sagre estive, tutte costine e revival musicali. È proprio in occasioni come queste che, tra una motocicletta 10 hp e un io vagabondo, tra una peperonata e un rabosello, salirei sul palco per far abbracciare le coppie in uno straordinario pezzo da mattonella come questa Falando serio, perfetta “per le coppie con qualche piccolo rancore” secondo la splendida definizione di Max De Tomassi a cui ricorro per la traduzione. L’interprete del brano è Roberto Carlos, mentre gli autori sono Mauricio Duboc e Carlos Colla, quest’ultimo avvocato (tra ingegneri, psichiatri e avvocati anche in brasile bisognerebbe fare la conta dei professionisti vocati alla canzone) e per un certo periodo compagno di una miss brasilana, Marisa Fully Coelho sfortunatamente scomparsa in un incidente stradale (“a única Miss Brasil Universo falecida” come leggo nella pagina di wikipedia).
Ma tornando alla nostra festa d’estate potrei salire sul palco con una partner e cantare Falando serio con la biondissima e fisicatissima Claudia Leitte (che con i Babado Novo ne aveva fatto anche una tremenda versione axé) o meglio ancora con una delle tante ragazze che su youtube lasciano la loro romantica versione voce e chitarra. In fondo anche nel mio petto continua a battere un’animo da ragazzina.
Falando sério
Mauricio Duboc e Carlos Colla
Parlando seriamente
É bem melhor você parar com essas coisas
È molto meglio che la pianti con queste cose
De olhar pra mim com olhos de promessas
Guardarmi con uno sguardo che promette
Depois sorrir como quem nada quer
E poi sorridere come chi fa finta di nulla
Você não sabe
Tu non lo sai
Mas é que eu tenho cicatrizes que a vida fez
Ma io porto le cicatrici che la vita mi ha dato
E tenho medo de fazer planos
Ed ho paura di fare dei piani
De tentar e sofrer outra vez
Di provarci e soffrire un’altra volta
Falando sério
Parlando seriamente
Eu não queria ter você por um programa
Io non vorrei averti soltanto per un incontro
E apenas ser mais um em sua cama
Ed essere un altro ancora nel tuo letto
Por uma noite apenas e nada mais
Solo per una notte e niente più
Falando sério
Parlando seriamente
Entre nós dois tinha que haver mais sentimento
Tra noi due dovrebbe esserci più sentimento
Não quero seu amor por um momento
Non voglio il tuo amore per un momento
E ter a vida inteira pra me arrepender
E passare tutta la vita a pentirmi
lunedì 12 luglio 2010
Perché stamattina avremmo dovuto comprare la Gazzetta (come quattro anni fa per la vittoria dell’Italia).
Sfogliando il giornale sull’iPad ci perderemo il piacere di conservare, scordare, far ingiallire e ritrovare le pagine dei giornali che in qualche modo hanno segnato la nostra vita, magari solo come tifosi o spettatori.
E' vero che una cosa (l’iPad) non elimina l’altra (il leggere o comprare il giornale) ma il rischio è forte, se non altro perché la comodità ci rende più pigri di quello che già siamo. Forse sarà possibile memorizzare quella pagina sull’iPad ma purtroppo, se non per la grafica, non cambierà odore né colore, non invecchierà con noi, restando per sempre simile a se stessa. E nessuno avrà il piacere di ritrovarla in una qualche cantina, malandata e maleodorante, ma piena del piacere di un tuffo nel passato. Condannato ad una eterna attualità, mentre le notizie invecchieranno sempre più in fretta, il loro supporto resterà immutato senza assumere quella sfumatura di grigio che rende tanti uomini maturi più affascinanti di quanto siano stati da giovani.
domenica 11 luglio 2010
“Dai Karagounis, don't make signal ti devo dare il giallo cazzo”
Questa sera spagnoli e olandesi tiferanno per le loro nazionali, mentre il resto del mondo simpatizzerà per l’una o l’altra squadra. Parliamo di qualche centinaia di milioni di persone che seguiranno la partita ovunque avranno possibilità di farlo.
Eppure un ristretto numero di persone, si potranno contare forse sulle dita di due mani, tiferanno per l’arbitro: parlo ovviamente dei famigliari e amici di Mr Howard Webb, pronti a guardare la partita con una tensione del tutto particolare. Questo insolito quanto coinvolgente punto di vista è uno degli aspetti raccontati da uno straordinario docu-film appena trasmesso su Italia 1, film che ha l’ulteriore merito di avermi fatto sopportare la calura pomeridiana (e il climatizzatore fuori uso) per un paio di orette.
Il film in questione è Kill the Referee (Les Arbitres) e racconta le vicende degli arbitri impegnati nella direzione delle partite degli Europei 2008. Il film “intercetta” le conversazioni tra la terna ed il quarto uomo, il botta e risposta con i giocatori in campo, gli arbitri nel post partita, negli spogliatoi e perfino nel ritorno a casa. Come avviene proprio per l’arbitro protagonista della odierna finale, l’inglese Howard Webb, oggetto nel 2008 di minaccie da parte dei tifosi polacchi dopo l’arbitraggio della partita Austria Polonia. Davvero un film notevole che in parte mi ripaga della cattiva visione di questi mondiali (poco pathos, poche partite viste, oltretutto in low-definition). Quella che segue è la prima parte del film che a pezzi, potete vedere anche su youtube. Straordinario l’arbitro svizzero Massimo Busacca nel siparietto con Karagounis. Ciao e buona finale a tutti!
Eppure un ristretto numero di persone, si potranno contare forse sulle dita di due mani, tiferanno per l’arbitro: parlo ovviamente dei famigliari e amici di Mr Howard Webb, pronti a guardare la partita con una tensione del tutto particolare. Questo insolito quanto coinvolgente punto di vista è uno degli aspetti raccontati da uno straordinario docu-film appena trasmesso su Italia 1, film che ha l’ulteriore merito di avermi fatto sopportare la calura pomeridiana (e il climatizzatore fuori uso) per un paio di orette.
Il film in questione è Kill the Referee (Les Arbitres) e racconta le vicende degli arbitri impegnati nella direzione delle partite degli Europei 2008. Il film “intercetta” le conversazioni tra la terna ed il quarto uomo, il botta e risposta con i giocatori in campo, gli arbitri nel post partita, negli spogliatoi e perfino nel ritorno a casa. Come avviene proprio per l’arbitro protagonista della odierna finale, l’inglese Howard Webb, oggetto nel 2008 di minaccie da parte dei tifosi polacchi dopo l’arbitraggio della partita Austria Polonia. Davvero un film notevole che in parte mi ripaga della cattiva visione di questi mondiali (poco pathos, poche partite viste, oltretutto in low-definition). Quella che segue è la prima parte del film che a pezzi, potete vedere anche su youtube. Straordinario l’arbitro svizzero Massimo Busacca nel siparietto con Karagounis. Ciao e buona finale a tutti!
sabato 10 luglio 2010
“Bianco, rosso, verdeoro” (se è libero, pretendo il copyright su questo titolo che potrebbe essere il nome di questo blog)
Passione, telenovela in onda alle ore 20 su Globo TV propone un’ottima sigla d’apertura sia per il pezzo di Lenine sia per la qualità dell’idea grafica e della sua realizzazione. Ma la colonna sonora di Passione (la cui storia è in parte ambientata in Italia) contiene un altro motivo di interesse, ovvero il brano italiano “Notizia di te” interpretato da Bungaro e dietro il quale si “cela” la firma del sempre più sorprendente Max De Tomassi, ormai lanciato in queste felici collaborazioni “bianco rosso verdeoro”. È possibile guardare Passione registrandosi sul sito di rede globo recuperando le puntate dal menù “capitulos”.
Sigla di apertura di “Passione” (Rede Globo 2010) senza crediti e con testo.
Bungaro “Notizia di te”
Sigla di apertura di “Passione” (Rede Globo 2010) senza crediti e con testo.
Bungaro “Notizia di te”
martedì 6 luglio 2010
Uruguay, perchè no?
L'Olanda calcistica gode in Italia di una certa simpatia e più di ogni altra squadra vanta un grosso credito nei confronti del calcio mondiale, fin dagli ormai lontani anni '70. L'Uruguay poi, per la vicenda del mondiale vinto in casa del Brasile nel 1950, non credo sia vista con particolare affetto dai tifosi brasiliani, pur essendo l'ultima squadra rimasta a rappresentare il sudamerica. Però un po' di tifo per questo Uruguay mi sento di farlo...
Non centra nulla con la partita di stasera, ma in questi giorni mi è capitato di imbattermi in questi versi di Mario Benedetti (letti da Darío Grandinetti), poeta uruguaiano morto un anno fa. Postare poesie fa molto blog. Dovrei aggiungere alla grafica un po' di stelline....
Non restare immobile
sul bordo della strada
non congelare il giubilo
non amare con noia
non ti salvare adesso
ne mai
non ti salvare
non ti riempire di calma
non riservarti del mondo
solo un angolo tranquillo
non lasciar cadere le palpebre
pesanti come giudizi
non restare senza labbra
non ti addormentare senza sonno
non pensarti senza sangue
non giudicarti senza tempo
ma se
malgrado tutto
non puoi evitarlo
e congeli il giubilo
e ami con malavoglia
e ti salvi adesso
e ti riempi di calma
e riservi del mondo
solo un angolo tranquillo
e lasci cadere le palpebre
pesanti come giudizi
e ti asciughi senza labbra
e ti addormenti senza sonno
e ti pensi senza sangue
e ti giudichi senza tempo
e resti immobile
sul bordo della strada
e ti salvi
allora
non restare con me
Non centra nulla con la partita di stasera, ma in questi giorni mi è capitato di imbattermi in questi versi di Mario Benedetti (letti da Darío Grandinetti), poeta uruguaiano morto un anno fa. Postare poesie fa molto blog. Dovrei aggiungere alla grafica un po' di stelline....
Non restare immobile
sul bordo della strada
non congelare il giubilo
non amare con noia
non ti salvare adesso
ne mai
non ti salvare
non ti riempire di calma
non riservarti del mondo
solo un angolo tranquillo
non lasciar cadere le palpebre
pesanti come giudizi
non restare senza labbra
non ti addormentare senza sonno
non pensarti senza sangue
non giudicarti senza tempo
ma se
malgrado tutto
non puoi evitarlo
e congeli il giubilo
e ami con malavoglia
e ti salvi adesso
e ti riempi di calma
e riservi del mondo
solo un angolo tranquillo
e lasci cadere le palpebre
pesanti come giudizi
e ti asciughi senza labbra
e ti addormenti senza sonno
e ti pensi senza sangue
e ti giudichi senza tempo
e resti immobile
sul bordo della strada
e ti salvi
allora
non restare con me
lunedì 5 luglio 2010
Cinquant'anni, più o meno.
Se Renato Russo avrebbe compiuto 50 anni lo scorso marzo, Leila Pinheiro compirà la stessa età il prossimo ottobre. Definirla una elegante signora mi farebbe sentire stagionato (per analogie anagrafiche), definirla una ragazza mi farebbe sentire ridicolo (per le stesse ragioni anagrafiche). Diciamo allora che l’elegante Leila (a questa età una certa eleganza è salvifica) sforna un album tributo a Renato Russo e ai Legião Urbana. “Meus segredos mais sincero” (edizioni Biscoito Fino) rivede profondamente questi classici di RR nelle corde soft di Leila con risultati più o meno riusciti. In questa “Eu sei” la ragazza/signora Pinheiro si dimostra non solo elegante, come d’abitudine, ma anche coinvolta in un sincero ricordo dell’amico Renato.
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