venerdì 23 aprile 2010

D’improvviso e non ti mollano più.


Sapete che periodicamente mi entra in testa una canzone, che mi arriva d’improvviso e spesso dal passato, come questa Pavio do destino che mi ha sorpreso dal mini iPOD che mi accompagnava nella corsa e che adesso continua a seguirmi da giorni. Sergio Sampaio è quello che si dice un “maldito”, fama maledetta per i contrasti che l’hanno portato a rompere ripetutamente con l’industria discografica, l’alcol e altre vicessitudini di cui potete leggere nel lungo articolo di Marco Pisani -quasi una piccola biografia attraverso i testi delle sue canzoni- da cui prendo una parziale traduzione del brano in questione. Pavio do destino è tratta da Cruel, disco postumo del 2006, uscito dodici anni dopo la morte di Sampaio.
Non trovandola nella versione originale, devo proporverla nel pur bella interpretazione di Lenine, da un disco tributo del ’98.





O bandido e o mocinho são os dois do mesmo ninho
Il bandito e il bambino vengono dallo stesso nido
Correm nos estreitos trilhos, lá no Morro dos Aflitos,
na Favela do Esqueleto

Corrono nei vicoli stretti, là sulla Collina degli Afflitti, nella Favela dello Scheletro
São filhos do primo pobre, a parcela do silêncio, que encobre todos os gritos
Sono figli del parente povero, un frammento del silenzio, che copre tutte le urla.
E vão caminhando juntos,
O mocinho e o bandido,
De revólver de brinquedo

E camminano insieme, il bambino e il bandito, con una pistola giocattolo
Porque ainda são meninos
Perché sono ancora bambini
Quem viu o pavio aceso do destino?
... do destino

Chi ha visto la fiaccola accesa del destino? ....del destino
Com um pouco mais de idade e já não são como antes
Ancora qualche anno e non sono più come prima
Depois que uma autoridade,
Inventou-lhes um flagrante
Dopo che qualche autorità, gli ha inventato un flagrante
Quanto mais escapa o tempo
Dos falsos educandários
Mais a dor é o documento
Que os agride e os separa

Quanto più si allontana il tempo dei falsi istituti, tanto più il dolore è la prova, che li aggredisce e li separa
Já não são mais dois inocentes 
Não se falam cara a cara
 Quem pode escapar ileso 
Do medo e do desatino


Non sono più due innocenti/ Non si parlano faccia a faccia/ Chi può sfuggire illeso/ Alla paura e alla follia.

26 commenti:

Antony ha detto...

Complimenti per il blog! L'ho scoperto oggi e già mi ci sto perdendo. Vorrei sapere se hai salvato da qualche parte l'articolo su Sergio che un tempo era su musibrasil ma che già da qualche anno è introvabile. Grazie mille!

goodnight ha detto...

Ciao Antony ben trovato e grazie per i complimenti. Purtroppo hai ragione: di Musibrasil si sono perse le tracce sul web. Ho appena scritto ad un vecchio indirizzo mail di Marco Pisani, autore dell'articolo che vorresti leggere, chiedendogli se ne conserva una qualche copia. Se siamo fortunati lo ripubblico qui sotto come nuovo commento. Mi accorgo che anche il link musicale non è più attivo, Vedo se è possibile fare un qualche aggiornamento. Ciao e a presto.
Stefano

goodnight ha detto...

bene intanto il link sonoro funziona di nuovo: buon ascolto...

Antony ha detto...

Grazie Stefano, speriamo d'esser fortunati allora, anche perchè in italiano credo esista pochissimo materiale. Continuerò a seguirti :) Buona serata, a presto!

goodnight ha detto...

Siamo stati fortunati e soprattutto è stato molto gentile Marco Pisani che, pur non conservando l'articolo pubblicato, è andato a cercare nel suo pc
una copia praticamente identica all'originale.
No saprei in quale altro modo linkarla (mi informerò)
per cui copio ed incollo il testo nel prossimo commento. Ringrazio ancora Marco Pisani, rimpiangendo la testata Musibrasil ed i suoi ottimi collaboratori! Ciao a tutti stefano

goodnight ha detto...

Sérgio Sampaio


A dimostrazione che il momento attuale non è certo uno dei più entusiasmanti che la musica brasiliana (e non solo, a dire il vero) abbia vissuto, uno dei dischi più interessanti usciti in questi primi mesi del 2006 è senza dubbio “Cruel” di Sérgio Sampaio. Dico questo perché si tratta di un album che sarebbe dovuto uscire ben 12 anni fa, se il suo autore non fosse scomparso prima di poterlo portare a termine. Ma andiamo per ordine.

Sérgio Sampaio nasce nel 1947 a Cachoeiro de Itapemirim, nello stato di Espírito Santo, figlio di un fabbricante di zoccoli e maestro di banda e di una insegnante. La musica è quindi sempre stata presente in famiglia, grazie anche ad un cugino di Sérgio, Raul Sampaio Cocco, un musicista che aveva goduto di una certa notorietà nella cosiddetta era della radio. Proprio quest’ultima avrà un ruolo determinante nella formazione del futuro musicista: infatti ascoltando la radio Sampaio conoscerà e comincerà ad amare cantanti come Orlando Silva e Nélson Gonçalves, dei quali, se non riuscirà mai neppure ad avvicinarsi alla popolarità, in compenso imiterà fin troppo i celebri eccessi. La radio, un’emittente della sua città, offre a Sampaio anche un primo impiego a 16 anni come conduttore. Nel 1967 Sérgio decide di trasferirsi a Rio, ancora incerto se lanciarsi nella carriera di conduttore radiofonico o di musicista, ma in compenso più che deciso a gettarsi a capofitto nella leggendaria bohème carioca. Gli inizi sono tutt’altro che incoraggianti: lavora saltuariamente alla radio, ma passa la maggior parte del tempo spostandosi da un bar all’altro, dormendo qua e là: ospite di amici, in pensioni di infimo ordine, o addirittura sotto qualche pensilina. Più tardi dichiarerà, nel tono a metà fra serio e sarcastico caratteristico anche di molte sue canzoni, di essere arrivato al punto di sperare che ci fosse una veglia funebre in casa di qualche conoscente per avere un posto dove passare la notte. La svolta arriva verso la fine del 1970, quando accompagna come chitarrista un musicista di nome Odibar ad un provino per una casa discografica, avendo anche la possibilità di far ascoltare qualche composizione propria. L’esaminatore è Raul Seixas, che all’epoca lavora per la CBS come produttore di dischi rivolti al pubblico giovanile, il quale lo mette immediatamente sotto contratto permettendogli di incidere e producendo il suo primo 45 giri, contenente "Coco verde" e "Ana Juan". Il primo è un brano pop molto spensierato (almeno apparentemente); più interessante il secondo, influenzato dal tropicalismo, sorretto da un tappeto percussivo sostenuto e “disturbato” da riff lancinanti.
Nonostante numerosi passaggi radiofonici, il disco vende poco. Ciò nonostante, alcuni mesi dopo Sampaio ha la possibilità di incidere un album, sia pure in condivisione con Raul Seixas, Miriam Batucada e Edy Star. Alla stranezza del titolo, "Sociedade da Grã Ordem Kavernista Apresenta Sessão das 10", si accorda in pieno quella del disco che si presenta come uno spettacolo circense in cui ciò che viene messo in scena, o forse sarebbe meglio dire sbeffeggiato, è la città di Rio ridotta a caricatura del proprio carnevale, divenuto a sua volta metafora dell'euforia indotta dalla civiltà dei consumi. Le musiche, quasi tutte composte da Sampaio e Seixas, in coppia o separati, e che si alternano a brevi intermezzi satirici (chiaramente debitori di Frank Zappa), riproducono questa euforia mischiando rock, samba, ritmi nordestini e musica da circo, mentre i testi si occupano di svelarne l'inconsistenza:

São Sebastião do Rio
Tudo aqui é genial
Na televisão à noite
Tem cultura e carnaval
Tem garota propaganda num biquini que é demais

Mas não era o que eu queria
O que eu queria mesmo
Era estar em paz

(São Sebastião di Rio/ Tutto qua è geniale/ Alla televisione la sera/ C'è la cultura e il carnevale/ La ragazza della pubblicità indossa un bikini che è uno schianto/ Ma non era questo che volevo/ Quello che volevo davvero/ Era starmene in pace)
(Êta Vida)

goodnight ha detto...

Il risultato principale che l'album ottenne fu, a quanto pare, il licenziamento di Raul Seixas che lo aveva fatto uscire di nascosto dalla CBS approfittando delle ferie di uno dei dirigenti. Sampaio seguì il suo scopritore alla Philips, dove questi si era immediatamente accasato, ma non prima di avere realizzato un ultimo singolo, ancora prodotto da Seixas e pubblicato all'inizio del 72, con i brani "Classificados n.1" e "Não adianta". Anche in questo caso il più interessante mi pare quello finito sul lato b, la prima di una serie di ballate dolenti marcate dal pessimismo disperato che accompagnerà il compositore capixaba lungo tutta la sua carriera.

Não adianta,
Não adianta nada ver a banda,
Tocando “A Banda” em frente da varanda,
Não adianta o mar,
E nem a sua dor.

Não adianta,
Não adianta o bonde, a esperança,
E nem voltar um dia a ser criança,
O sonho acabou,
E o que adiantou?

(Non serve a niente/ Non serve a niente vedere la banda/ Suonare "A Banda" davanti alla veranda/ Non serve a niente il mare/ E nemmeno il suo dolore/ Non serve a niente/ Non serve a niente il tram, la speranza/ E neppure tornare bambini un giorno/ Il sogno è finito/ E a cosa è servito?)

Anche questo disco passa inosservato come i precedenti, ma il grande successo arriva all'improvviso nell’ottobre di quell’anno, il 1972, quando Sampaio si presenta al VII° Festival Internacional da Canção con il brano "Eu quero é botar meu bloco na rua", uno sfogo amaro che ben si accorda con la frustrazione e il senso di oppressione che molti, soprattutto i giovani che costituivano il pubblico dei festival, provavano in quel momento che, va ricordato, era quello in cui la repressione da parte della dittatura militare si era fatta più dura; così come comune a molti era il desiderio di libertà, spesso confuso, ben espresso nel brano in questione:

Eu, por mim, queria isso e aquilo
Um quilo mais daquilo, um grilo menos disso
É disso que eu preciso ou não é nada disso
Eu quero é todo mundo nesse carnaval

Eu quero é botar meu bloco na rua...

(Io, per me, vorrei questo e quello/ Un chilo più di quello, un po' meno di questo/ E' di questo che ho bisogno, oppure niente affatto/ Io voglio tutti in questo carnevale/ Voglio solo scendere col mio "bloco" in strada...).

goodnight ha detto...

Sia per quanto espresso nel testo, sia per la musica, una marcha-rancho molto trascinante che diverrà uno dei successi del carnevale carioca del 73, fattostà che il successo è immediato: il singolo con questo brano vende circa 500.000 copie in pochissimo tempo, rendendo Sérgio Sampaio uno dei personaggi più in vista della scena musicale brasiliana.
L'industria dello spettacolo si gettò immediatamente sulla nuova star: fioccarono gli inviti a trasmissioni televisive, articoli, interviste. Si parlò perfino di lui come del nuovo Roberto Carlos, con tanto di dichiarazione - naturalmente falsa - di "O Rei" che lo designava come suo erede, quando i due in comune avevano solo il fatto di essere entrambi originari di Cachoeiro. In realtà l'atteggiamento di Sampaio nei confronti del suo celebre concittadino era piuttosto contraddittorio, come testimonia un brano che verrà pubblicato su un 45 giri un po' di tempo dopo, "Meu pobre blues", su un (presunto) sogno frustrato di vedere una propria canzone interpretata da lui:

Meu amigo,
Um dia eu ouvi maravilhado
No radinho do meu vizinho
Seu rockezinho antigo
E foi como se alguma bomba
Houvesse explodido no ar
E todo o povo brasileiro
Nunca mais deixou de dançar
E desde aquele instante
Eu nunca mais parei de tentar
Mostrar meu blues pr'ocê cantar

Foi inútil...

(Amico mio/ Un giorno ho sentito meravigliato/ Dalla radio del mio vicino/ Un tuo vecchio rock/ Ed è stato come se una bomba/ Fosse esplosa in cielo/ E tutti i brasiliani/ Non hanno più smesso di ballare/ E da quel momento/ Io non ho mai smesso di tentare/ Di proporti il mio blues perché tu lo cantassi/ Ma è stato tutto inutile...)

goodnight ha detto...

Sampaio, per niente a suo agio nel ruolo di vedette, cioè, secondo lui, di manichino nelle mani dell’industria discografica, per tutta risposta si rifugia ancora di più in alcool e droghe e ad alla fine arriverà al punto di rescindere il contratto con la casa discografica, mollare tutto e ritornarsene a Cachoeiro dalla sua famiglia. Intanto però, sulla scia del successo di "Eu quero é botar meu bloco na rua" incide un album che uscirà con lo stesso titolo, il primo lp interamente suo, prodotto di nuovo - sarà l'ultima volta - da Raul Seixas. Si tratta di un disco molto vario, sia per quanto riguarda le atmosfere musicali, che per i testi. Uno dei brani migliori è senza dubbio "Viajei de trem", una ballata lisergica, dall'arrangiamento straniante e dal testo visionario che esprime bene il disagio dell'artista. Vale la pena leggerlo per intero:

Fugi pela porta do apartamento
Nas ruas, estátuas e monumentos
O sol clareava num céu de cimento
As ruas, marchando, invadiam meu tempo
Viajei de trem
Viajei de trem, eu vi...
O ar poluído polui ao lado
A cama, a dispensa e o corredor
Sentados e sérios em volta da mesa
A grande família e o dia que passou
Viajei de trem, eu viajei de trem
Eu viajei de trem, mas eu queria
Eu viajei de trem, eu não queria...
Eu vi...
Um aeroplano pousou em Marte
Mas eu só queria é ficar à parte
Sorrindo, distante, de fora, no escuro
Minha lucidez nem me trouxe o futuro
Viajei de trem
Viajei de trem, eu vi...
Queria estar perto do que não devo
E ver meu retrato em alto relevo
Exposto, sem rosto, em grandes galerias
Cortado em pedaços, servido em fatias
Viajei de trem
Eu viajei de trem
Mas eu queria
É viajar de trem
Eu vi...
Seus olhos grandes sobre mim

(Sono fuggito dalla porta dell'appartamento/ Per le strade statue e monumenti/ Il sole splendeva in un cielo di cemento/ Camminando, la strada invadeva il mio tempo/ Ho preso il treno/ Ho preso il treno, ho visto.../ L'aria contaminata contamina intorno/ Il letto, la dispensa e il corridoio/ Seduti e seri intorno alla tavola/ La grande famiglia e il giorno passato/ Ho preso il treno, ho preso il treno/ Ho preso il treno, ma io volevo/ Ho preso il treno, io non volevo.../ Ho visto.../ Un aeroplano è atterrato su marte/ Ma io volevo solo restare in disparte/ Sorridendo, distante, fuori al buio/ La mia lucidità non mi ha garantito un futuro/ Ho preso il treno/ Ho preso il treno, ho visto.../ Volevo stare vicino a ciò che non devo/ E vedere il mio ritratto in alto rilievo/ Esposto senza volto in grandi gallerie/ Fatto a pezzi, servito a fette/ Ho preso il treno/ Ho preso il treno/ Ma ciò che volevo/ Era prendere il treno/ Ho visto.../ I suoi occhi grandi su di me)

goodnight ha detto...

L'ultimo verso è una citazione da Tropicália di Caetano Veloso, e in effetti il tropicalismo esercita un'influenza considerevole su tutto il disco, ma in particolar modo nei due brani in cui viene attaccato decisamente, sia pure per mezzo di metafore (scelta obbligata a quei tempi, per sfuggire alla censura) il sistema repressivo instaurato dalla dittatura, "Filme de terror"

Hoje está passando um filme de terror
Na sessão das dez, um filme de terror
Tenho os olhos muito atentos
E os ouvidos bem abertos
Quem sair de casa agora
Deixe os filhos com os vizinhos
Dentro da folia, um filme de terror
Dura um ano inteiro, o filme de terror
E na rua, um sacrifício
No pescoço um crucifixo

(Oggi danno un film di terrore/ In seconda serata un film di terrore/ Ho gli occhi ben attenti/ E le orecchie ben aperte/ Chi esce di casa ora/ Lasci i fligli ai vicini/ Nella confusione, un film di terorre/ Dura un anno intero, il film di terrore/ E per la strada, un sacrificio/ Al collo un crocifisso)

e "Labirintos negros"

Algo estranho esconde a sombra
Sob os nossos pés descalços
Sobre o asfalto cedo
Na avenida larga
Os labirintos negros
Espalham nuvens cinzas
De esperança
Explodiu a sombra
E eclodiu a festa
Estranha fossa

(L'ombra nasconde qualcosa di strano/ Sotto i nostri piedi scalzi/ Presto sopra l'asfalto/ Nel viale largo/ I labirinti neri/ Spargono nubi grigie/ Di speranza/ L'ombra è esplosa/ La festa è cominciata/ Strana fossa).

Non mancano tuttavia dei samba più tradizionali, come "Odette", o "Cala a boca, Zé Bedeu", un brano scritto dal padre di Sérgio, Raul Sampaio, dal quale il musicista prende congedo nel brano immediatamente seguente, “Pobre meu pai”:

O que eu levo no bolso
Você não sabe mais
E eu posso dormir tranqüilo
Amanhã, quem sabe?
Hoje, meu pai
Não é uma questão de ordem ou de moral
Eu sei que posso até brincar
O meu carnaval
Mas meu coração é outro

(Quello che tengo in tasca/ Non lo sai più/ Posso dormire tranquillo/ Domani chissà?/ Oggi, padre mio/ Non è questione di ordine o di morale/ So che posso anche inscenare il mio carnevale/ Ma il mio cuore è un altro).

goodnight ha detto...

In "Dona Maria de Lourdes", un brano molto delicato, interpretato col solo accompagnamento di due chitarre acustiche, si rivolge invece alla madre:

O auditório aplaudiu a canção
E eu cantei novamente
Fique de olho na vida
O sinal vai abrir
O auditório aplaudiu
Mas cuidado com a porta da frente
Dona Maria de Lourdes
Não espere por mim

Que eu estou no paradeiro
Dessa gente
Quem morreu, quem teve medo
Quem ficou?
Eu estou no bar do Auzílio ou na igreja
E onde quer que eu esteja
Eu não estou

(il pubblico ha applaudito la canzone/ E l'ho cantata di nuovo/ Tieni gli occhi aperti/ Il semaforo sta per diventare verde/ Il pubblico ha applaudito/ Ma attenta alla porta principale/ Dona Maria de Lourdes/ Non aspettarmi/ Ché sono alla fermata/ Di quella gente/ Chi è morto, chi ha avuto paura/ Chi è rimasto? Sono al bar di Auzilio o in chiesa/ E dove vorresti che sia/ Non ci sono).

Nonostante si tratti sicuramente di uno dei dischi migliori usciti quell'anno, e nonostante il grande successo del brano guida, l'album, con sole 5.000 copie vendute, fu un completo insuccesso, contribuendo a spingere Sampaio ai margini della scena musicale in cambio di una non so quanto desiderabile fama di maledetto che non lo abbandonerà più.
Prima di rescindere il contratto con la Philips, lasciare (momentaneamente) Rio e rifugiarsi a Cachoeiro come si è detto, Sampaio incide ancora un singolo, con il già citato “Meu pobre blues” e “Foi ela”, anche questo un addio, stavolta al rock.

goodnight ha detto...

L’auto-esilio non è comunque lungo: all’inizio del 75, Sampaio torna a Rio con una moglie e un nuovo contratto discografico, questa volta con la Continental. Il primo frutto di questa nuova stagione è un singolo che vede anche l’inizio della collaborazione tra Sampaio e il poeta Sérgio Natureza, autore del testo del brano che occupa il lato b, “O teto da minha casa”. Il primo lato è invece occupato da “Velho bandido”, un samba dedicato a Moreira da Silva, il cantante con fama di malandro, uno degli eroi di gioventù del musicista capixaba:

E descobri como um velho bandido
Que já tudo está perdido neste céu de zinco
Eu que só tenho essa cabeça grande
Penso pouco, falo muito e sigo pr'adiante
[...]
E como eu fui o tal velho bandido
Vou ficar matando rato pra comer
Dançando rock pra viver
Fazendo samba pra vender... sorrindo

(E ho scoperto come un vecchio bandito/ Che ormai tutto è perduto sotto questo cielo di zinco/ Io che ho solo questa testa grande/ Penso poco, parlo molto e tiro dritto per la mia strada/ .../ E dato che sono questo vecchio bandito/ Non mi resterà che cacciare topi per mangiare/ Ballare rock per vivere/ E fare samba per vendere... sorridendo).

Sempre nel 75, nell’album collettivo “Convocação geral n° 2” della Som Livre, esce un brano curioso, una marchinha (auto)ironica sui sogni di successo, “Cantor de rádio:

Você quer ser cantor de rádio
O rei de todos os estádios
Quer ser famoso e milionário
Ser um feliz proprietário
Tomou o bonde errado e foi
Pro Encantado quando ia pro Leblon
Entrou no tom errado e foi
Cantando fado quando o samba começou


(Vuoi essere un cantante alla radio/ Il re di tutti gli stadi/ Vuoi essere famoso e milionario/ Un felice proprietario/ Ma hai preso il tram sbagliato/ Sei finito a Encantado quando volevi andare a Leblom/ Ma hai preso il tono sbagliato e ti sei messo/ A cantare il fado quando è partito il samba).

goodnight ha detto...

L’anno seguente arriva finalmente un nuovo album, questa volta prodotto da Roberto Moura. In “Tem que acontecer”, questo è il titolo, ogni traccia di tropicalismo è ormai scomparsa. Il disco si muove tra samba ("Até outro dia", "O filho do ovo", "Quanto mais", "O que pintá, pintô" - altra composizione di Raul Sampaio), qualche accenno di jazz ("Que loucura" - dedicata al poeta Torquato Neto, o "Velho bode" – una nuova collaborazione con Sérgio Natureza) e ballate malinconiche ("A luz e a semente", o il brano che dà il titolo all'album).

A livello di testi, si può dire che il disco sia una riflessione sconsolata sulla solitudine. In questo senso uno dei brani chiave è proprio "A luz e a semente":

Eu, embora seja um menino, sou mais um barco vazio
Eu, embora seja um menino, sou mais um copo sem vinho
Eu, embora seja um menino, sou mais um gato vadio
Eu, embora seja um menino, sou mais um pobre felino

E tropeçando bêbado pelas calçadas me recordando de não ter bebido nada
E olhando essas luzes que se apagam lentamente

Eu sou a luz e a semente.

(Io, nonostante sia un ragazzo, sono più una barca vuota/ Io, nonostante sia un ragazzo, sono più un bicchiere senza vino/ Io, nonostante sia un ragazzo, sono più un gatto randagio/ Io, sebbene sia un ragazzo, sono più un povero ipocrita/ E inciampando ubriaco sul marciapiede ricordandomi di non aver bevuto/ E guardando le luci che si spengono una a una/ Sono la luce e il seme).

Oppure ancora il blues “Cabras pastando”:

Vem cà, vem me lembrar
Que eu venho
De um bando de cabras pastando
De um ninho de cobras me olhando
De héroi, de poeta e bandido
Eu vejo
Um simples carneiro no pasto
Cachorros latindo prà lua
E eu distraido e sem medo
Indo pela rua
E' tempo
De ver os cordeiros que pastam
Que amam fechados nos quartos
E pagam pecados a Deus


(Vieni qua, vieni a ricordarmi/ Che vengo/ Da un gregge di capre che brucano/ Da un nido di serpenti che mi guardano/ Come un poeta, un eroe e un bandito/ Vedo/ Un solo montone al pascolo/ Cani che abbaiano alla luna/ E io che sbadato e senza timore/ Cammino per la strada/ E’ tempo/ Di vedere gli agnelli che brucano/ Che amano chiusi nelle camere/ E scontano i loro peccati a Dio).

goodnight ha detto...

A questa solitudine neppure l'amore sembra in grado di porre un rimedio, se non momentaneo.

Não fui eu nem Deus
Não foi você nem foi ninguém
Tudo o que se ganha nessa vida
É pra perder
Tem que acontecer, tem que ser assim
Nada permanece inalterado até o fim
Se ninguém tem culpa
Não se tem condenação
Se o que ficou do grande amor
É solidão
Se um vai perder
Outro vai ganhar
É assim que eu vejo a vida
E ninguém vai mudar

(Non sono stato io né Dio/ Né tu né nessun altro/ Tutto ciò che si ottiene in questa vita/ Poi si perde/ Deve succedere, deve essere così/ Niente resta immutato fino alla fine/ Se nessuno ha colpa/ Non ci può essere condanna/ Se tutto ciò che resta di un grande amore/ E' solitudine/ Se uno perde/ L'altro vince/ E' così che vedo la vita/ E nessuno può farci niente).

(Tem que acontecer)

L’album riscuote delle buone critiche, ma le vendite sono ancora una volta deludenti, così come quelle del singolo che viene pubblicato all’inizio del 1977, "Ninguém vive por Mim" / "História de bohêmio". Quest’ultimo brano è per il sottoscritto uno dei vertici assoluti dell’arte di Sampaio; si tratta di un omaggio, in forma di un samba-canção dal sapore malinconico, ad un altro celeberrimo cantante dell’era della radio: Nélson Gonçalves. Come già per Moreira da Silva in "Velho bandido", anche in questo caso è evidente l’identificazione dell’autore con il personaggio che ritrae:

Há muito que eu trago no sangue comigo
A febre de um samba que é meu amigo
Há muito que eu molho seus olhos enxutos
Há muito que eu canto, eu só sei cantar
Já fui derrotado brigando no ringue
Cantor consagrado de tango e suingue
Depois destronado, depois um bandido
Há muito que eu canto, eu só sei cantar
Pelas madrugadas boêmio convicto
Bebendo traçado, cantando sozinho
Um samba quadrado até o sol reclamar
Eu hoje não posso ficar em silêncio
Depois de reinar neste palco imenso
Há muito que eu canto, eu não posso parar

(E’ da tanto che porto nel sangue/ La febbre di un samba che è mio amico/ E’ da tanto che bagno i suoi occhi asciutti/ E’ da tanto che canto, so solo cantare/ Sono stato sconfitto, lottando sul ring/ Cantante consacrato di tango e di swing/ Poi decaduto, poi un bandito/ E’ da tanto che canto, so solo cantare/ A notte tarda bohemien convinto/ Bevendo sfinito, cantando da solo/ Un samba quadrado finché il sole non protesta/ Io oggi non posso restare in silenzio/ Dopo aver regnato su questo palco immenso/ E’ da tanto che canto, non posso smettere più).

Quando viene cancellato dai discografici della Continental l’album previsto per quell’anno, Sampaio rescinde ancora una volta il contratto, allontanandosi dalla scena discografica per anni, ma restando al contrario molto attivo sulle scene dei teatri. Negli anni seguenti si susseguono gli spettacoli, da solo o con altri musicisti: Dona Ivone Lara e Jards Macalé in “O pulo do gato”, Erasmo Carlos nel “Projeto Pixinguinha”. In questa occasione Sampaio offre a Erasmo una sua composizione, “Feminino coração de Deus” che questi includerà nell’album “Mulher” del 1981.

Il ritorno su disco di Sampaio in prima persona avverrà di lì a poco; infatti nel 1982 il musicista di Cachoeiro, a quanto pare su insistenza della nuova moglie Ângela Breitschaft, incide un album che esce per una piccola etichetta indipendente, la Gravina, col titolo “Sinceramente”.

goodnight ha detto...

Il disco si apre significativamente con un brano, "Homem de trinta", in cui l’autore rivendica orgogliosamente, nonostante tutto, la propria personalità “scomoda”)

Dancei mas não sei não
tive cuidado
De ter os pés quase sempre no chão
E a cabeça voando como se voa na imaginação
Longe do resto do bando
Mas sempre perto do meu coração

Depois de algum tempo nisso
Indo no fundo e voltando pra ver
Eu me descubro, amor, dentro do vício
Maravilhosamente a renascer. . .
Amando a vida como ama
o empalhador um pedaço de pau
o pescador o seu rio
e o sofredor sua mulher fatal

Hoje com os olhos mais claros
olhando as coisas como as coisas são
Eu me desenho, amor, como se pinta um quadro novo com o brilho e a cor

(Ho ballato, ma non so/ Attento/ A rimanere quasi sempre con i piedi per terra/ E volando con la testa, come si vola con l'immaginazione/ Lontano dal resto del branco/ Ma sempre vicino al mio cuore/ Dopo molto tempo così/ Andando a fondo e tornando a vedere/ Mi scopro, amore/ Rinascere meravigliosamente nel vizio/ Amando la vita come ama/ un pezzo di legno l'impagliatore/ Il fiume il pescatore/ La sua donna fatale il sofferente/ Oggi che vedo più chiaramente/ Le cose come sono realmente/ Io mi disegno, amore, come si dipinge un quadro nuovo, a colori brillanti)

Un sentimento confermato, ma con un tono più amaro, nel brano che dà il titolo all'album:

Não há nada mais bonito do que ser independente
E poder se conquistar, sair, chegar, assim tão simplesmente. . .

Não há nada mais tranquilo do que ser o que se sente
E poder amar, perder, chorar, depois ganhar assim tão livremente

Não há nada mais sozinho do que ser inteligente
E poder cantarolar, errar, desafinar, assim sinceramente
sinceramente.

(Non c'è niente di più bello che essere indipendente/ E potersi conquistare, uscire, arrivare, così semplicemente.../ Non c'è niente di più tranquillo che essere ciò che ci si sente/ E poter amare, perdere, piangere, e poi vincere, così liberamente/ Non c'e' niente di più solitario che essere intelligente/ E poter canticchiare, sbagliare, stonare, così sinceramente, sinceramente).

goodnight ha detto...

Sembra che a questo punto Sampaio abbia raggiunto finalmente un equilibrio, anche i riconoscimenti che non arrivano, o meglio, non tornano, non sembrano più un’ossessione:

Mais do que cantar pra o mundo inteiro
Eu quero cantar primeiro
Só para o seu coração
Mais do que este palco iluminado
Eu quero esse delicado
Contato da sua mão

(Più che cantare per il mondo intero/ Io voglio cantare prima/ Solo per il tuo cuore/ Più che questo palco illuminato/ Desidero il delicato/ contatto della tua mano)

(Só para o seu coração)

Nonostante i cinque anni trascorsi, musicalmente questo disco non si discosta troppo dal precedente: le atmosfere sono quasi sempre intime, malinconiche, non troppo lontane da quelle create da Jards Macalé, ad esempio, mentre per quanto riguarda le parole, quasi tutti i brani potrebbero essere definiti canzoni d'amore, il più delle volte sfortunato. Canzoni d'amore, sia ben chiaro, mai banali e nelle quali, curiosamente, compaiono spesso riferimenti alla musica, a volte vista come sfogo, come in "Essa tal de mentira", uno dei vertici dell'album, una classica ballata malinconica di Sampaio, eseguita con un bell'accompagnamento di chitarra elettrica vagamente blues:


Eu que em principio acredito em tudo o que me dizem
Basta um olhar mais sincero, um sorriso mais simples
E que em materia de amor, sou aquele que vive
Na mais completa emoção
O corpo é só coração
Pra de repente acordar como um cego sem guia
Tendo na cama ao meu lado uma alma tão fria
De novo recomeçar
Outra vez acreditar
Compor, escrever, cantar. . .
Pôr música no ar

(Io che all’inizio credo in tutto ciò che mi si dice/ Basta uno sguardo più sincero, un sorriso più spontaneo/ E che in materia di amore, sono quello che vive/ Nella più completa emozione/ Il corpo è solo cuore/ Poi d’improvviso mi sveglio come un cieco senza guida/ Nel letto accanto a me un’anima così fredda/ Di nuovo ricominciare/ Un’altra volta credere/ Comporre, scrivere, cantare.../ Disperdere musica nel vento).


goodnight ha detto...

Altre volte la musica è un riferimento biografico, come in "Nem assim"

Você pode dizer o que quiser de mim
Que nada do que diga me fará voltar
Pode inventar mentiras e até publicar
Dizer q’eu não sirvo mesmo pro amor
Que eu sou um narcisista e um mau compositor
Que se eu morrer agora ninguém vai chorar
Que os vicios da cidade toda estão em mim
Enfim, que foi você quem em abandonou,
E por tantas razões que nem dá pra lembrar
E sem contar as vezes em que eu lhe bati
Pode botar no rádio e na televisão
Não. . . nem assim
Nem assim. . .

(Puoi dire di me ciò che vuoi/ Tanto niente di ciò che dirai mi farà tornare/ Puoi inventare menzogne e anche pubblicarle/ Dire che io sono un disastro in amore/ Che sono un narcisista e un cattivo compositore/ Che se io morissi ora nessuno piangerebbe/ Che tutti i vizi della città li racchiudo in me/ Addirittura che sei stata tu a lasciarmi/ E per tanti motivi che non si possono neppure ricordare/ E senza contare poi le volte che ti ho picchiata/ Puoi andarlo a dire alla radio e alla televisione/ No... neppure così/ Neppure così...),

o ancora una metafora,

Você hoje pra mim é a faixa seis do lado b
Do meu último lp
Aquela que o programador de radio nunca toca
Aquela que o divulgador do disco evita
Aquela que fica espremida entre a quinta
A quinta faixa e o final da vida

(Tu oggi per me sei il brano numero sei del lato b/ Del mio ultimo lp/ Quello che il conduttore radiofonico non trasmette mai/ Quello che chi promuove il disco evita/ Quello che resta schiacciato fra il quinto/ Fra il quinto brano e il finale della vita)

(“Faixa seis”, una marcha sarcastica che e' davvero il brano numero 6 del lato b del'lp e che chiude il disco).


goodnight ha detto...

Purtroppo l’equilibrio mostrato da Sampaio in “Sinceramente” si rivela illusorio.
Sempre sprofondato nell’alcol, per il resto degli anni 80 di lui si perdono quasi completamente le tracce. I concerti si diradano e dai teatri passano ai bar di periferia. Finché, verso il 1990, il cantante Xangai lo convince a trasferirsi a Bahia, dove finalmente sembra riuscire risollevarsi. Chiude con l’alcol, ricomincia a comporre e, sebbene la situazione musicale brasiliana non sembri delle più propizie per un musicista del suo genere, progetta un nuovo album che sarebbe dovuto uscire col titolo “Cruel” per l’etichetta Baratos Afins di São Paulo. Purtroppo il 15 maggio del 1994 Sérgio Sampaio muore in seguito a un’ennesima crisi di pancreatite, malattia di cui soffriva già dalla fine degli anni 70, e quindi il progetto non potrà concretizzarsi... fino a quest’anno. Infatti alcuni anni fa, il musicista Zeca Baleiro, dopo avere ottenuto dalla famiglia di Sampaio i demo registrati in vista dell’album, decide di completare l’opera interrotta, aggiungendo alcune registrazioni casalinghe anteriori, masterizzando e arrangiando il tutto.

Il risultato è un disco omogeneo, grazie all’alto livello di tutti i 14 brani e agli arrangiamenti sobri, ma non minimali, e nonostante la qualità diseguale delle registrazioni delle parti vocali. Allo stesso tempo è un disco vario, con le classiche ballate alternate a samba più ritmati, in cui si ritrovano tutti i temi più cari a Sampaio: amore desiderato e temuto, come in “Rosa púrpura de Cubatão”:

Ó, minha amargura, minha lágrima futura
Vai morrer a criatura que lhe amar
Dona do universo, pobre rima do meu verso
Tudo que eu quiser lhe peço sem ganhar

(Oh, mia amarezza, mia lacrima futura/ Morirà la creatura che ti amerà/ Signora dell’universo, povera rima del mio verso/ Tutto ciò che voglio te lo chiedo senza ottenerlo)

o nella iniziale “Em nome de Deus”:

Sem ser João Batista, você batizou
Meu corpo na crista das ondas do mar
E aí me abriu feito ostra
E colheu minha pérola pra Yemanjá
Agora que estou à mercê de sua luz
Em nome de Deus, me carregue
Me pregue em sua cruz

(Senza essere Giovanni Battista, hai battezzato/ Il mio corpo nella la cresta delle onde del mare/ E mi hai aperto come un’ostrica/ E hai colto la mia perla per Yemanjá/ Ora che sono alla mercede della tua luce/ In nome di Dio, sollevami/ E inchiodami alla tua croce)

goodnight ha detto...

amori finiti troppo presto e male, come in “Muito além do jardim”

Nosso amor não teve medo
Foi fulminante como um raio em noite, violento
Em tão pouco tempo e tão feliz quanto sim
Um desafio a mais ao sofrimento
Foi um tempo de um brilho intenso, embriagador
Justo quando eu me aclimatava o ar faltou
No instante em que acelerava, o sinal fechou
Peixe que fora d'água me escapou
No momento em que me sentava, o filme acabou
Foi como um edifício novo que desabou...
Desabou, desabou, desabou
Foi como o incontrolável fogo que se apagou
Foi novamente o tapa brutal da dor.
Nosso amor morreu tão cedo, tão cedo

(Il nostro amore non ha avuto paura/ E’ stato fulminante, come un lampo nella notte, violento/ In così poco tempo e così felice/ Una sfida in più alla sofferenza/ E’ stato un momento di luce intensa, inebriante/ Proprio quando cominciavo ad acclimatarmi l’aria è mancata/ Nell’istante in cui acceleravo il semaforo è diventato rosso/ Un pesce finito fuori dall’acqua/ Nel momento in cui mi sedevo il film è finito/ Come un edificio nuovo che è crollato.../ Crollato, crollato, crollato/ E’ stato come il fuoco incontrollabile che si è spento/ E’ stato di nuovo lo schiaffo brutale del dolore/ Il nostro amore è morto così presto, così presto)

o “Uma quase mulher”:

Mulher você entrou na minha vida
Como quem faz a ferida morde e sopra e diz que não
Eu fui a ilusão mal sucedida,
Você foi a chuva miúda que alagou meu coração
Eu tenho que poder amar de novo
Meu amor é meu socorro e isto vai acontecer
Você fugiu e desistiu de tudo
Se eu não era do seu mundo era só você dizer

(Donna, sei entrata nella mia vita/ Come una che ferisce, morde, soffia e dice di no/ Io sono stato l'illusione non realizzata/ Tu la pioggia sottile che ha allagato il mio cuore/ Io devo poter amare ancora/ Il mio amore è la mia difesa e questo accadrà/ Tu sei fuggita abbandonando tutto/ Se non facevo parte del tuo mondo bastava solo che lo dicessi).

Tornano anche brani di argomento sociale, che mancavano ormai dai tempi di “Eu quero...” ora molto più maturi; a volte sarcastici come nel samba “Polícia, bandido, cachorro, dentista”:

Eu tenho medo de polícia, de bandido, de cachorro e de dentista
Porque polícia quando chega vai batendo em quem não tem nada com isso
Porque bandido quase sempre quando atira não acerta no que mira
Porque cachorro quando ataca pode às vezes atacar o seu amigo
Porque dentista policia a minha boca como se fosse bandido
Porque bandido age sempre às escuras como se fosse cachorro
Porque cachorro não distingue o inimigo como se fosse polícia
Porque polícia bandideia minha boca como se fosse dentista

goodnight ha detto...

(Ho paura dei poliziotti, dei banditi, dei cani e dei dentisti/ Perché il poliziotto quando arriva si mette a picchiare chi non c'entra nulla/ Perché il bandito quasi sempre quando spara sbaglia mira/ Perché il cane quando attacca a volte capita che attacchi il suo amico/ Perché il dentista controlla la mia bocca come se fosse un bandito/ Perché il bandito agisce sempre nell'oscurità come se fosse un cane/ Perché il cane non distingue il nemico come se fosse un poliziotto/ Perché il poliziotto devasta la mia bocca come se fosse un dentista)

goodnight ha detto...

altre volte marcati da una rabbia impotente, come in “Pavio do destino”, in cui ritroviamo una delle figure ricorrenti nell’opera di Sampaio: il bandito, ma ormai spogliato di ogni traccia di romanticismo:

O bandido e o mocinho
São os dois do mesmo ninho
Correm nos estreitos trilhos
Lá no Morro dos Aflitos
Na Favela do Esqueleto
São filhos do primo pobre
A parcela do silêncio
Que encobre todos os gritos
E vão caminhando juntos
O mocinho e o bandido
De revólver de brinquedo
Porque ainda são meninos

Quem viu o pavio aceso do destino?
... do destino

Com um pouco mais de idade
E já não são como antes
Depois que uma autoridade
Inventou-lhes um flagrante
Quanto mais escapa o tempo
Dos falsos educandários
Mais a dor é o documento
Que os agride e os separa
Já não são mais dois inocentes
Não se falam cara a cara
Quem pode escapar ileso
Do medo e do desatino

(Il bandito e il bambino/ Vengono dallo stesso nido/ Corrono nei vicoli stretti/ Là sulla Collina degli Afflitti/ Nella Favela dello Scheletro/ Sono figli del parente povero/ Un frammento del silenzio/ Che copre tutte le urla/ E camminano insieme/ Il bambino e il bandito/ Con una pistola giocattolo/ Perché sono ancora/ Chi ha visto la fiaccola accesa del destino?/ ....del destino/ Ancora qualche anno/ E non sono più come prima/ Dopo che qualche autorità/ Gli ha inventato un flagrante/ Quanto più si allontana il tempo/ Dei falsi istituti/ Tanto più il dolore è la prova/ Che li aggredisce e li separa/ Non sono più due innocenti/ Non si parlano faccia a faccia/ Chi può sfuggire illeso/ Alla paura e alla follia).

goodnight ha detto...

Un attacco feroce e ancora attualissimo alla società contemporanea (borghese si sarebbe detto tempo fa) lo ritroviamo in quello che è forse è il momento più alto del disco, un brano dall’andamento dolente sottolineato da una chitarra slide, con testo bellissimo di Sérgio Natureza interpretato da Sampaio con voce rotta e intitolato “Roda morta” (parafrasi di “roda viva”: giostra):

O triste nisso tudo é tudo isso
Quer dizer, tirando nada
Só me resta o compromisso
Com os dentes cariados da alegria
Com o desgosto e a agonia
Da manada dos normais.

O triste em tudo isso é isso tudo
A sordidez do conteúdo
Desses dias maquinais
E as máquinas cavando um poço fundo
Entre os braçais, eu mesmo e o mundo
Dos salões coloniais

Colônias de abutres colunáveis
Gaviões bem sociáveis
Vomitando entre os cristais
E as cristas desses galos de brinquedo
Cuja covardia e medo
Dão ao sol um tom lilás

Eu vejo o mofo verde no meu fraque
E as moscas mortas no conhaque
Que eu herdei dos ancestrais
E as hordas de demônios quando eu durmo
Infestando o horror noturno
Dos meus sonhos infernais

Eu sei que quando acordo eu visto a cara
Falsa e infame como a tara
Do mais vil dentre os mortais
E morro quando adentro o gabinete
Onde o sócio o e o alcagüete
Não me deixam nunca em paz

O triste em tudo isso é que eu sei disso
Eu vivo disso e além disso...
Eu quero sempre mais e mais


(La cosa triste in tutto questo è proprio tutto/ Cioé, senza togliere niente/ Non mi resta che l'appuntamento/ Con i denti cariati dell'allegria/ Col disgusto e la nausea/ Per il gregge delle persone comuni/ La cosa triste in tutto questo è proprio tutto/ La bassezza del contenuto/ Di questi giorni meccanici/ E le macchine che scavano un pozzo profondo/ Tra i braccianti, me stesso e il mondo/ Dei saloni coloniali/ Colonie di avvoltoi popolari/ Gabbiani molto socievoli/ Che vomitano tra i cristalli/ E le creste di quei galli per finta/ La cui codardia e paura/ Danno al sole un tono lilla/ Vedo la muffa verde sul mio frac/ E le mosche morte nel cognac/ Che ho ereditato dagli antenati/ E orde di demoni quando dormo/ Che infestano l'orrore notturno/ Dei miei sogni infernali/ So che quando mi sveglio indosso la faccia/ Falsa e infame come la tara/ Del più vile tra i mortali/ E muoio quando entro nell'ufficio/ Dove il socio e la spia/ Non mi lasciano mai in pace/ La cosa triste in tutto questo è che lo so/ Vivo di questo e oltre a questo/ Ne voglio di più e sempre di più).

goodnight ha detto...

Per concludere, “Cruel” dimostra come Sérgio Sampaio sia scomparso quando si trovava nel pieno della maturità artistica ed oltre che un ottimo disco è anche una buona occasione per riportare l'attenzione su un musicista molto importante, a cui la fama di maledetto non ha giovato neppure dopo la morte, come spesso accade; infatti il mome di Sérgio Sampaio è ancora sconosciuto ai più, anche tra i cultori della MPB. Dei suoi album, "Eu quero..." è stato pubblicato in cd qualche anno fa, senza brani aggiunti e senza una distribuzione adeguata: in poco tempo è finito fuori catalogo e attualmente è molto difficile reperirlo nei negozi. Lo stesso vale per "Tem que acontecer", ristampato con copertina diversa e senza titolo all'interno della collana "Warner 25 anos", ma in compenso con due brani in più: "O teto da minha casa", in origine pubblicato, come si è detto, come lato b del singolo "Velho bandido", e "Ninguém vive por mim", lato a del singolo uscito dopo l'lp. Ma la mancanza del lato b, "História de bohêmio" è imperdonabile... Tutti gli altri brani usciti come singoli, nonché il terzo album di Sampaio, attendono ancora la ristampa sul supporto digitale.

In realtà un tentativo di rilanciare la figura di Sérgio Sampaio c'era già stato alla fine degli anni 90, quando il suo vecchi amico e "parceiro" Sérgio Natureza decise di affidare ad alcuni cantanti della nuova e della vecchia generazione dei brani, già noti o ancora inediti (alcuni entreranno a far parte di "Cruel") del compositore capixaba e produrre un disco tributo, "Balaio do Sampaio" (il titolo, ispirato al disco postumo di Raul Seixas "Baú do Raul", fa riferimento a una sorta di cestino di vimini che Sampaio era solito portare sempre a tracolla). Fra i musicisti che aderirono al progetto ci sono Lenine, Jards Macalé, Luiz Melodia, Chico César, João Bosco e lo stesso Zeca Baleiro. Purtroppo si presentarono problemi economici già durante le registrazioni, così il disco uscì in forma diversa da quella prevista, con alcuni brani già pubblicati precedentemente, come la già citata "Feminino coração de Deus" interpretata da Erasmo Carlos, la versione forró di "Eu quero é botar meu bloco na rua" incisa da Elba Ramalho nel 1993 o quella di “Meu pobre blues” di Zizi Possi, molto meno blues dell'originale. L'album, nonostante tutto molto interessante, uscì senza una distribuzione adeguata, lasciando poche tracce di sé e rimanendo così un'occasione persa.
La speranza è che con "Cruel" le cose vadano diversamente e che questo cd possa contribuire, sia pure in ritardo, a far conoscere la musica di Sérgio Sampaio al di fuori di una ristretta cerchia di appassionati: è il minimo che un musicista della sua levatura meriterebbe.


Marco Pisani

goodnight ha detto...

A spezzatino ma c'è stato tutto. Devo controllare di non aver fatto cazzate nel copia ed incolla! Buona lettura.

Antony ha detto...

Stefano, non hai idea del piacere di riaverla di nuovo sotto gli occhi! grazie, grazie mille davvero! sei stato gentilissimo...continuerò a seguire la tua ricerca. A presto!

goodnight ha detto...

Ai prossimi post!