domenica 21 marzo 2010

Con dedica

Le statistiche disponibili per il blog non permettono di conoscere la percentuale in cui si dividono maschi e femmine che visitano queste paginette. Ma nei commenti “le ragazze” si sono dimostrate sempre molto presenti e molto gentili nei confronti dei suoi contenuti. In questa domenica, che purtroppo ha ancora poco di primaverile, voglio dedicare alle lettrici del blog una canzone dall’ultimo album di Ana Carolina approfittando della bella traduzione che ne ha fatto Max de Tomassi in una recente puntata di Brasil. Spero vi piaccia e vi diverta, com’è successo a me...



Tá Rindo, É?
Ana Carolina

Ah...
Hoje eu quebrei o meu despertador logo pela manhã

Oggi di prima mattina ho rotto la sveglia
Tocou atrasado e eu quase perdi o horário da van

Ha suonato in ritardo e per poco non ho perso il pulmino
Agora você vê como são as coisas, Maria José

Vedi come vanno le cose Maria Jose
Se der
Se puoi

Se der

pra você me emprestar aquele seu vestido azul cor de mar


Se puoi riesci a prestarmi quel tuo vestito azzurro mare
E se não servir vou tentar perder um quilo e meio até lá

E se mi starà stretto cercherò di perdere un chilo, un chilo e mezzo
Semana que vem é o tal casamento e eu não tenho o que usar

La prossima settimana c’è quel matrimonio ed io non ho nulla da mettermi,
Se der
se puoi eh, ovviamente

Ah...
E falando nisso homem bom hoje em dia tá ruim de arranjar

Ah... e parlando di questo, un uomo di quelli veri al giorno d’oggi non si riesce a trovare
Aquele que eu tinha eu peguei com outra, mandei ele andar

Quello che avevo l’ho preso da un’altra, ma l’ho mandato a quel paese
Malandro e folgado comigo não dura mais nem um luar

malandrino e fannullone con me non dura nemmeno un chiaro di luna
Tá rindo, é?
Stai ridendo eh?

Ah...

vamos dando risada que a vida nos chama não dá pra chorar


Allora mettiamoci a ridere che la vita ci chiama e non serve a niente piangere
A minha oração é bem curta pro santo não entediar

La mia preghiera è corta per non tediare nessun santo
E vamos que vamos... e vamos que vamos
E andiamo

Ah...
Recebi um torpedo da telefonia no meu celular

Ah ho ricevuto un messaggio dalla mia compagnia telefonica sul mio cellulare
prometendo desconto as três da manha se eu puder falar

che mi prometteva lo sconto alle 3 della mattina se avessi voluto parlare
Mas de madrugada quem vai me atender? Quem vai me ligar?

Ma a quell’ora, a quell’ora dell’alba chi è che mi risponde e chi è che mi chiama
Eu hein?
Hai capito

Tchau!
 Fique tranquila que o vestido eu cuido não deixo sujar
Ciao e stai tranquilla che al vestito ci penso io e non lo faccio sporcare
Quem sabe eu te ligue pra poder a tarifa a gente aproveitar

Magari ti chiamo per poter approfittare della tariffa
ou quem sabe eu arraje até alguém novo pra mim namorar
o magari rimedio un bell’uomo e mi ci metto insieme
Ta rindo, é?
Stai ridendo eh

sabato 13 marzo 2010

Faceweek 4: nostalgia di certe facce


Conoscevo alcune canzoni di Adoniran Barbosa, ma non avevo mai associato il suo nome ad una “faccia”.
Poi vidi lo straordinario spezzone tv che mette insieme Elis e Adoniran tra i bar e le strade di São Paulo e ho capito che “quella faccia” l’avevo vista tante altre volte.
Una faccia così, quel sorrisetto, quegli occhi acquosi e quel baffetto, quell’ironia dolce e quel modo di raccontare le cose, l’avevo visto in tante piazze e in tanti bar di piazza, qui nel lontano veneto di uomini che uscivano di casa col cappello di feltro, la giacca spazzolata, bevevano lo spritz quando non era una cosa cool ma la versione povera di un vero aperitivo, riempivano i posacenere di orrende sigarette come le Gala che per un malaugurato e puzzosissimo periodo fumò anche mia papà.
E non sbagliavo perchè i genitori di Adoniran, all’anagrafe Giovanni Joao Rubinatto, arrivarono in Brasile dalla venetissima Cavarzere: un piccola cittadina con un legame già forte con la musica per aver dato i natali a Tullio Serafin, il direttore d’orchestra “che scoprì la Callas” e soprattutto diresse grandi orchestre e grandi teatri.

Ma torniamo al Samba. Una delegazione della città di Cavarzere ha anticipato i festeggiamenti per i 100 anni della nascita di Giovanni Rubinato (nato il 6 agosto 1910) con una visita a Valinhos, sua città natale. A maggio saranno invece i brasiliani, tra cui la figlia di Adoniran, “a salire” fino a Cavarzere.
Vista l’importante ricorrenza, nel corso dell’anno vedrò di approfondire il repertorio del “nostro” Adoniran che (al contrario di quante pensasse Vinicius, ossia l’impossibilità di un samba paulista) ha scritto proprio in quel di Sao Paulo alcuni samba memorabili. Anzi la particolarità dei samba di Adoniran, la malinconia celata dietro l’umorismo di certi testi, derivano proprio dal rapporto stretto tra l’autore e la sua città. “Adoniran era paulista. E só podia ter sido”, Adoniran era paulista e non avrebbe potuto essere diversamente: per chi legge o leggicchia (come mi sforzo di fare anch’io) il portoghese, l’argomento è approfondito da Romulo Fróes in questo articolo.
L’attualità di Adoniran è confermata dall’attenzione che gli viene riservata anche dai nuovi gruppi, come il “fenomeno” Casuarina, che nel video interpretano (con la partecipazione straordinaria di Frejat) la classica e sempre “ardente” Ja fui uma brasa, ovvero “anca mi, so sta na bronsa” come tradurremmo in veneto. Ovviamente nel testo i ragazzi che suonano lo iê-iê-iê sono i ragazzi della "jovem guarda" anni sessanta, mentre Saudosa Maloca è probabilmente la canzone simbolo di Adoniran (che nel secondo video ascoltiamo nella splendida interpretazione di Elis).



Já Fui Uma Brasa (Adoniran Barbosa)

Eu também um dia fui uma brasa
Anch’io un tempo sono stato una “brace”
E acendi muita lenha no fogão

e ho dato fuoco a molta legna nel forno
E hoje o que é que eu sou?

E oggi cos’è che sono?
Quem sabe de mim é meu violão

Chi mi conosce è la mia chiatarra
Mas lembro que o rádio que hoje toca iê-iê-iê o dia inteiro,
Ma ricordo che la radio che oggi suona lo iê-iê-iê tutto il giorno
Tocava Saudosa Maloca
Suonava Saudosa Maloca

Eu gosto dos meninos destes tal de iê-iê-iê, porque com eles,

Mi piacciono i ragazzi di questo iê-iê-iê, perchè con loro
Canta a voz do povo
Canta la voce del popolo

E eu que já fui uma brasa,

Ed io che sono stato una brace
Se assoprarem posso acender de novo
Se ci soffiate sopra posso riprendere fiamma.

Dulcis in fundo, se non l’avete mai visto, gustatevi questo video (in assoluto tra i miei preferiti) con Elis e Adoniran. Da gustare in ogni dettaglio le espressioni di questi due immensi personaggi, sempre emozionanti. (particolare inquietante, che metto a fuoco alla millesima visione, l’inquadratura sulla bottiglia di Cinzano che apre il video).
Straordinaria la parte nel bar, commovente la passeggiata tra le strade di una Sao Paulo (il bairro Bixiga a cui fa riferimento il secondo samba del video) così “adoriniana”. Divertente il finale in cui Elis cerca di convincere un recalcitrante Adoniran (la discoteca “è pra moleque”, una cosa da ragazzini) ad entrare in un locale in cui suona Rita Lee, al tempo nuovo emblema musicale di Sao Paulo. Ovviamente tutto preparato ma tutto gustosissimo. Gustatevi anche il weekend, speriamo con il sole per tutti.

mercoledì 10 marzo 2010

Faceweek 3: Chiara


Che strani giri. Anni che furono ho scoperto Ana Carolina ascoltando Quem de nòs dois, versione brasiliana di La mia storia tra le dita di Gianluca Grignani. E oggi scopro una cantante italiana (che credo viva negli USA) che non conoscevo attraverso l’ultimo disco di Ana Carolina (N9ve). Se un sorriso così si abbina ad una voce così, Chiara Civello non potrà che essere una star (“the best jazz singer of her generation” secondo Tony Bennett). Prima artista italiana ad incidere con la Verve, Chiara suona, compone e canta. Le manca qualcosa? Il brano si chiama Resta ("pericolosamente ai confini del neomelodico" come lo definisce G. Gandolfi): Ana Carolina canta in porteghese, Chiara in italiano, insomma un mix perfetto per il nostro blog.

martedì 9 marzo 2010

Faceweek 2: il professore.


Da noi “il professore” fu Franco Scoglio, allenatore di lungo corso. In Brasile, il professore è ancora Cauby Peixoto, 79 anni, cantante di lunghissimo corso, definito in gioventù l’Elvis brasileiro per il timbro vellutato. Oggi, almeno per aspetto, mi sembra più un mix tra Cocciante e Mr Bean. Io non sono certo quello che può parlare di capigliature, ma in questo caso.... Meglio non dire ed ascoltarci questa Desabafo di Roberto Carlos in versione tango. (Da non dimenticare Bastidores, che penso si traduca in backstage, scritta da Chico Buarque per l'album che celebrò i 25 anni di carriera di Cauby).

lunedì 8 marzo 2010

Face-week


Se mi riuscisse di fare una settimana di facce, forse alla fine potrei metterci pure la mia! La faccia di oggi ("o rosto do dia") è quella del fondista norvegese Tord Asle Gjerdalen: in un epoca di occhiali supertecnici (se non indossati stanno almeno sopra il cappellino per rispetto degli impegni con lo sponsor), lui porta il baffo a spiovere e i Ray-Ban a specchio (ed è pure un po’ in piazza). Il più figo della compagnia! Questo è anche il primo passaggio di Alceu Valença: “Nem toda lente é Ray-Ban” non tutte le lenti sono ray ban, come ci ricorda in questa Bobo da Corte.

domenica 7 marzo 2010

Cosa resta del giorno...

I 14 km fatti stamattina a 4:58 (insomma 12.1 km/h di media), giusto per non buttar via una giornata di sole.
Il pasticcio e il pollo della rosticceria (con una birra Moretti). Le due staffette 4x5 femminile e maschile (sempre Norvegia) da quel di Lathi in Finlandia, viste in tv. Alcune faccende familiari (bronchiti e affini). Diverse ore a lavorare e relativo iTunes DJ, giusto per non prendermi nemmeno la briga di cosa ascoltare. Di tanti pezzi ascoltati più o meno attentamente, me ne rimangono in mente 2. Uno straordinario Cauby Peixoto che -nel Songbook dedicato a Joao Bosco- interpreta “Dois Pra Lá, Dois Prá Cá” (ma non saprei come farvela ascoltare) ed il “solito” Caetano in “Mora na filosofia” samba di Monsueto Menezes e Arnaldo Passos dall’album TRANSA anno 1972. Non mi resta che chiudere la giornata andando a stendere la roba della corsa appena uscita dalla lavatrice. Stanotte ci sarà anche una puntata di Brasil, ma sarà già lunedì...

venerdì 5 marzo 2010

“Un musicista di classe A che ha vissuto sul lato B”


Johnny Alf, colui che suonò la bossa nova prima che questa fosse un genere (e che con il suo stile influenzò tutti) si è spento ieri all’età ottant’anni. Che sia in effetti la sua Rapaz de Bem il primo brano classificabile come bossa nova poco importa. O almeno a lui, sembra importasse poco. Una definizione che certo gli sta stretta e non basta a riassumere il suo lascito musicale. Così come gli stava stretto quel Johnny scelto ad inizio carriera per omaggiare il paese da cui veniva la musica (Gershwin, Porter) che per prima lo ispirò. Ma ormai Johnny era e Johnny restò, mentre Alf rimase come contrazione del suo vero nome Alfredo José da Silva.

Da non perdere i 40 minuti dello speciale radiofonico che Ed Motta gli dedicò. Li ascoltate qui. Dice bene Ed Motta quando riconosce a Johnny Alf di essere il primo cantante brasiliano ad usare la voce come strumento, cosa che fa di lui uno straordinario interprete, oltre che un compositore sempre ispirato in ogni fase della sua carriera. Un personaggio che, per un connaturato riserbo, rischia di essere un po’ in ombra rispetto ad altri grandissimi interpreti e che invece fu, come sintetizza un bel titolo sul web, “un musicista di classe A che ha vissuto sul lato B della bossa nova”.

in questi 4 video chi è stato Johnny Alf 1 2 3 4

Chico Buarque, scrittore, all'Auditorium di Roma.




Auditorium Parco della Musica. Portasse anche la chitarra, ma non credo proprio....

giovedì 4 marzo 2010

Per Anna che non ama la neve…

… ma che sicuramente ama il caldo e la spiaggia. Lei è Jaqueline Mourão mountain-biker e fondista (!) brasiliana che ha partecipato anche alle recenti olimpiadi di Vancouver. La location è bellissima, il filmato quasi incredibile, non so se la cosa sia replicabile sulle nostre spiagge. Probabilmente la sabbia brasiliana è più scorrevole…

martedì 2 marzo 2010

Troppi film porno

Dopo diversi giorni “di riposo” da qualche parte devo pur ricominciare... un po’ alla volta tornerò su tutti gli argomenti lasciati in sospeso.

1 argomento SONDAGGIO: nello scontro Mallu Magalhaes vs Maria Gadu, quest’ultima prevale per 5 voti a 2 (un piccolo campione certo, ma almeno qui la presentazione dei candidati ed il voto si è svolto nella più assoluta regolarità, anche formale!) Onore a Maria che qui ascoltiamo in un successo anni 90 de Os Paralamas do Sucesso



2 argomento LATITANZA: in questo “lungo” periodo, ho dedicato molto del tempo libero, specie nei weekend, alla mia grande passione invernale, lo sci di fondo, qualcosa di apparentemente lontano dai caldi ritmi di samba e bossa nova. E sottolineo “apparentemente” perchè, per quanto mi riguarda, lunghe sgroppate tra abeti imbiancati con sottofondo di musica brasiliana è una combinazione assolutamente appagante. Il fondo è uno sport molto caldo. Lo dimostrano alcune fondiste norvegesi, tra cui l’irrefrenabile Kristin Steira (oro a Vancouver nella staffetta 4x5) in questo filmatino stile gita scolastica di fine anno.



E mentre le ragazze norvegesi vincevano la loro staffetta, la squadra maschile lasciava il posto più alto del podio alla rivale Svezia. Motivi della sconfitta? La solita sciolina? La tattica prescelta? No, semplicemente “troppi film porno”: dichiarazione ufficiale di Odd-Bjoern Hjelmeset secondo frazionista un po’ sotto tono. Petter Northug invece, che oltre agli sci si era portato una bambola gonfiabile (si dice), l’ultimo giorno si è portato via l’oro nella 50 km.