martedì 31 maggio 2011

Partite Iva Rosse



Dovrei aprire una discussione seria, ma in tutta sincerità non ne ho voglia.
Eppure ho sempre immaginato che, se dovessi inaugurare un nuovo blog, lo dedicherei o allo sci di fondo o alle questioni del lavoro. Perfettamente coerente no?
Taglio corto. Lo dico da anni, perchè da anni conosco la situazione dei cosiddetti lavoratori autonomi, sempre meno indipendenti per scelta e sempre di più per necessità. Senza tema di smentite la categoria meno tutelata e più vessata, specie dopo l’introduzione della gestione pensionistica separata, la più grande truffa dello Stato nei confronti dei suoi sudditi. Potremmo anche entrare nei dettagli tecnici, nei numeri che parlano chiaro e che sono (sotto tutti gli aspetti) peggiorativi rispetto a qualsiasi altra forma o categoria di lavoro, perdenti anche nel confronto delle forme private di tutela e previdenza. Ma l’attualità mi offre uno spunto davvero illuminante. Solo poco tempo fa, diciamo al tempo degli ultimi grandi esploit della Lega (politiche 2008 ed amministrative 2010) abbiamo scoperto che una fetta consistente del voto delle fabbriche era andato al carroccio, e tutti a chiedersi perchè e cosa fare. Adesso scopriamo che al successo dell’"estrema sinistra" pisapiana ha (o se preferite avrebbe) contribuito anche il voto del lavoro autonomo, che specie a Milano conta anche per i numeri. Voto che, per totale ignoranza della reale situazione, ci si aspetterebbe a destra ed invece è andato giusto all’opposto, mica al terzo polo. Operai leghisti ed automoni di estrema sinistra: c’è da pensare.
Dopo anni di silenzio (quante volte avete sentito parlare di questo in tv o vi hanno parlato solo di Berlusconi? sapete in quanti siamo? milioni di persone e mica facciamo tutti i copywriter come me, ma pure i muratori, muratori con la partita iva!) ora si è aperta una piccola breccia. Intanto la visibilità, poi forse la considerazione: anche se credo i tempi siano ancora molto, troppo lontani.

Ne parla chiaramente questo articolo sul Corriere.

domenica 29 maggio 2011

Voz e Violão (Caetano Veloso e Maria Gadù)




Uno spettacolo, Duo, per voci e chitarre appunto. Un breve tour e oggi un DVD e CD, Multishow ao vivo,  che testimonia l’evento. Per Maria Gadù una sorta di investitura da parte del guru (volente o nolente) della mpb. 

Maria Gadú e Caetano Veloso - Rapte-me Camaleoa (Ao Vivo Prêmio Multishow 2010)

Voz e Violão (Jair Naves)

Un passo alla volta. Oggi mi sembra il titolo giusto (nessun riferimento politico, 'na cosa personale, sarà che sto andando ad una sfilata di alpini, ma non solo per questo). Comunque, buona domenica.

Jair Naves - "Um Passo por Vez"

sabato 21 maggio 2011

Voz e Violão (Leo Cavalcanti)


Un musicista brasiliano si valuta dal fatto di essere credibile nelle sue performance solo e chitarra con una quinta verdeggiante.  Qui il Cavalcanti pensiero in una bella intervista concertino. Qui il myspace. E per finire la versione su disco.

Ouvidos ao Mistério, Leo Cavalcanti - CD RELIGAR

venerdì 13 maggio 2011

Un Grande Abbraccio





Questo è uno di quei post che mi piace scrivere. E che spero a voi piaccia leggere. Uno di questi post, tanto per cominciare, a cui non saprei che titolo dare o meglio a cui avrei dieci titoli da dare, compreso l’attualissimo Conga, conga.

Lo spunto mi viene però dalla parola “abbraccio”, uno dei modi con cui ci salutiamo al telefono o chiudiamo una corrispondenza con chi sentiamo più vicino a noi.
Ci riflettevo, ripensando ai tanti “un abbraccio” o “abracos” che ho scritto e letto anche in questo blog. Inevitabile andare allora a “quell’abbraccio” di Gilberto Gil che anche Fiorella Mannoia ha voluto includere nel suo album brasiliano.


Ebbene il testo di questa canzone cita un personaggio della tv  brasiliana “il vecchio guerriero” Chacrinha l’uomo che inventò le proto-veline, inserendo nei suoi programmi la formula dello stacchetto affidato alle mosse finto ingenue delle Chacretes, alcune delle quali giunte fino al mondo delle commedie procaccione (definite in Brasile “Pornochanchadas”)  se non al vero e proprio cinema hard.



Tra questa la moretta Gretchen, “la regina del bumbum”, che lascia alla storia della musica una sorprendente “Conga, conga” spunto ideale per una italianissima cover dall’inevitabile titolo di bunga-bunga.

Gretchen no Chacrinha (1981)

Riportando questa storia non posso non pensare che in questo stesso paese che ha generato le veline e in cui BBB (Big Brother Brasil) è un programma seguitissimo, credo ancor più che in Italia, governano da anni presidenti che, per comodità, qualcuno definisce (post)comunisti. E questo mi da un po’ da pensare, quando siamo tentati di dare tutte le colpe, comprese quelle della politica, alla tv che istupidisce... ma questo è un altro discorso. Anche Chacrinha aveva il suo “Allegria”, quell’insensato “Alò Alò Terezinha" che Gil (già ministro del governo Lula) non dimentica di mettere nel testo e che la rossa Mannoia si diverte, come noi, a cantare. Vi saluto anch’io e vi auguro un buon fine settimana, ovviamente con il più stretto dei miei abbracci.







lunedì 9 maggio 2011

Post-operatorio

Il primo “post”-operatorio (come testimonia la foto scattata nel mio bagno) mi è stato suggerito da mm1 che, alle prese con ripetuti ascolti di “Vinicius en la Fusa”, mi chiede la traduzione di Apelo.

La Fusa era un cosiddetto "caffè concerto" con sede in Mar del Plata (Argentina, si spostò poi a Punta del Este in Uruguay), un locale dalle dimensioni ideali per le esibizioni del nostro Vinicius. 
Da questi show sono nati due dischi fondamentali, registrati in studio a poco distanza di tempo, nel ‘70 e nel ‘71, con la produzione di Alfredo Radosznski. I due dischi si distinguono anche per la presenza di due diverse star femminili, Maria Creuza nel primo e Maria Bethania nel secondo, ed è proprio quest’ultima (allora ai suoi esordi) a duettare con Vinicius nella splendida interpretazione di Apelo. Come in altre occasioni Vinicius mixa la sua produzione musicale e poetica (del resto come distinguerle?) inserendo l’emozionante lettura del suo Soneto de separação. Bravi tutti come sempre, senza dimenticarci dell’insostituibile chitarra di Toquinho. Perdonate qualche imprecisione nella traduzione, in nome delle mie ferite!



Apelo
Composição : Vinícius de Moraes e Baden Powell

Ah, meu amor não vás embora

Oh, amore mio non andar via 

Vê a vida como chora, vê que triste esta canção

guarda, la vita sembra un pianto e com’è triste questa canzone
Não, eu te peço, não te ausentes
No, ti prego, non andartene
Pois a dor que agora sentes, só se esquece no perdão
per il dolore che provi adesso, e che puoi dimenticare solo perdonando
Ah, minha amada me perdoa
Perdonami mia amata
Pois embora ainda te doa a tristeza que causei
anche se ti fai ancora male la tristezza che ho causato
Eu te suplico não destruas tantas coisas que são tuas
ti prego non distruggere tutte queste cose che ti appartengono
Por um mal que eu já paguei
per un sofferenza che ho già pagato

Ah, minha amado, se soubesses
Ah, mio caro, se tu sapessi
Da tristeza que há nas preces
che tristezza c’è in queste preghiere
Que a chorar te faço eu

mi rivolgo a te in lacrime
Se tu soubesses num momento todo arrependimento
Se tu potessi conoscere in un solo attimo tutti i rimpianti
Como tudo entristeceu

come tutto diventa triste
Se tu soubesses como é triste

Se sapessi quant’è triste
Perceber que tu partiste
Sem sequer dizer adeus
rendersi conto che sei partito 
senza nemmeno un addio
Ah, meu amor tu voltarias
Oh, amore mio, tu torneresti
E de novo cairias
E per cadere di nuovo
A chorar nos braços meus
a piangere tra le mie braccia

(la parte recitata è il Sonetto della Separazione che riporto nella traduzione di Tiziana Tonon)

D’un tratto dal sorriso sorse il pianto, silenzioso e bianco come la bruma

E dalle bocche unite sorse schiuma, e dalle mani tese lo sgomento
D’un tratto dalla calma sorse il vento
che degli occhi disfò l’ultima fiamma

Dalla passione sorse lo scontento
e dall’istante immoto sorse il dramma
D’un tratto, no assai più che sol d’un tratto,
divenne triste colui che era amante

E solo colui che era soddisfatto divenne l’amico intimo distante

La vita diventò avventura errante,
d’un tratto, no assai più che sol d’un tratto.