martedì 13 dicembre 2011

sabato 10 dicembre 2011

Io suono con gli Skank. E tu?


Meglio tardi che mai, ad un anno dalla sua creazione, mi accorgo dell’esistenza di questo progetto che ha pure a vinto un leoncino d’oro al festival della pubblicità di Cannes... Sarà che non seguo gli Skank e che alla pubblicità sono ancora in prestito (sebbene da lungo tempo), di fatto sono arrivato alla notizia solo scorrendo l’elenco dei vincitori dei Grammy latini 2011. La cosa però è curiosa, immagino originale (qualcuno ha visto qualcos’altro di simile?) e almeno per un po’ divertente.

Vengo al dunque. Sei un fan degli Skank? Canti o suoni qualche cosa?
Ti piacerebbe partecipare al video di “De Repente”? Bene usando la piattaforma skankplay.com puoi essere uno dei 4 strumenti o una delle 2 voci del brano, oppure
puoi divertirti con le registrazioni già disponibili, mettere insieme il tuo gruppo e montare il tuo video. Più facile a farsi che a dirsi. Date un’occhiata. Se la canzone fosse pure bella (ma non è nemmeno brutta) sarebbe proprio una figata, ma insomma accontentiamoci. Ah questa una delle band che ho messo insieme io...

mercoledì 7 dicembre 2011

Ve l'avevo detto di investire su Giselle....



Considerando gli ultimi 4 anni, le aziende che hanno investito su Gisele fanno il +41%, Wall Street il -4%. Devo aggiungere altro a quanto leggete e vedete?

Ah... per gli appassionati di Bloomberg e quelle cose lì, l'immancabile grafichetto.

Pipo Pegoraro: come fai a non ascoltarlo con un cognome così "nostrano"...?

lunedì 5 dicembre 2011

Ave Gal! (un assaggio del nuovo album)



Domani, 6 dicembre, esce Recanto,  nuovo disco di Gal Costa con undici canzoni di Caetano Veloso.
E tutto era iniziato così, 44 anni fa...

martedì 29 novembre 2011

Un tunnel per ...


Dopo il tunnel di Ronaldinho (per non dire del tunnel Gelmini), tocca parlare del “patto del tunnel”, di cui forse avete letto o sentito in questi giorni. Fossimo sulla pagina interattiva di Sky TG vi chiederebbero: "e voi fareste costruire un tunnel segreto per collegare casa vostra a ..."



giovedì 24 novembre 2011

Subbuteopia

Anticipazione dal documentario sul Subbuteo, il leggendario gioco del calcio da tavolo. 
subject & script: Enrico Fontanelli & Pierr Nosari



Subbuteopia - teaser 00 from L@SocietàSintetica on Vimeo.

domenica 20 novembre 2011

Paz e Futebol



Bella l’idea di Ronaldinho. Dopo essersi comprato la prima discoteca che incontrava uscendo da casa, ha chiesto l’autorizzazione (sembra, al momento, non concessa) per un tunnel sotterraneo che colleghi casa e discoteca. Ronnie insomma è pienamente e felicemente non-fuori dal tunnel. Buon per lui. In fondo il richiamo al mondo del calcio, o almeno al suo dizionario c’è tutto: il tunnel da cui i giocatori fanno il loro ingresso in campo o all’interno del quale si spintonano a partita conclusa e la giocata con cui proprio i giocatori alla Ronaldinho fanno passare la palla tra le gambe dell’avversario. Gustiamocene un paio.


lunedì 31 ottobre 2011

Il nuovo di Marisa Monte

Incredibilmente puntuale, nonostante il recente cambio d’ora e l’effetto mini jet lag, do notizia dell’odierna uscita dell’ultimo album di Marisa Monte, il n.8 da solista.
14 pezzi, nuovi o storici, come questa O que você quer saber de verdade
che dà titolo al disco, scritta alcuni anni fa con Arnaldo Antunes e Carlinhos Brown.
Immagino che dietro il video ci sia la mano di Giovanni Bianco, art director legato a grandi nomi della moda e della musica, che firma la copertina del disco.


Qui sotto, invece, la versone di Arnaldo da Qualquer (2006)

giovedì 27 ottobre 2011

giovedì 20 ottobre 2011

Lenine "Chão"







Il disco è uscito giusto ieri come ricorda l'immagine del calendario da un incomprensibile blog giapponese dedicato alla musica brasiliana (le foto, fortunatamente, parlano da sole). Come quella della copertina del disco: tra le braccia di nonno Lenine dorme tranquillo il nipotino Tom.

Lenine - Chão (2011) by bruno-giorgi

giovedì 25 agosto 2011

500

Per tanti giorni, crogiolandomi nelle migliaia di contatti generati dalla traduzione di Shimbalaiè, ho pensato a come omaggiare i lettori del blog in occasione del 500 post.
Per fortuna dopo tanti anni e dopo splendide letture Chico ci propone un nuovo album in puro stile Chico. Grazie per la pazienza di chi, passando in questi mesi per il post, non ha potuto soddisfare la voglia di qualche nuovo ascolto.

"Se eu Soubesse" Participação especial : Thais Gulin




venerdì 10 giugno 2011

João 80




Al volo, due parole, ma non posso saltare un evento così.
Auguri João: un nome, una leggenda.

lunedì 6 giugno 2011

Leopold von Sacher-Masoch


Della serie le sconfitte uniscono, le vittorie dividono (giusto all’opposto di quella che dovrebbe essere la regola).

domenica 5 giugno 2011

Shimbalaiè, finalmente la traduzione italiana.

(Questa volta ho fatto anche un titolo che funziona su google, come dovrebbe essere). 

Ho scoperto perché in tanti arrivano ultimamente sul blog cercando la traduzione di Shimbalaiè di Maria Gadù (qui dal vivo) quando m’è capitato di ascoltarla trasmessa da radio deejay, prima nel programma di Fabio Volo, poi in quello di Linus e Nicola. Qui Maria Gadù, per forza di cose non è una novità, ma fa piacere lo sia per una radio dai grandi ascolti. Che possa essere tra i tormentoni estivi non mi dispiacerebbe affatto, magari a replicare quel grande successo che fu Ja sei namorar dei Tribalistas.

Ah... per la traduzione, nessuna fatica, visto che qualcuno ci aveva già pensato (grazie Cultura Brasil). Il testo non è impossibile e penso che, chi ne abbia voglia, possa impararla e cantarla anche in portoghese, magari in spiaggia davanti ad un falò. (Shimbalaiè è una parola dai connotati religiosi di origine africana. In genere è una richiesta di protezione e buon auspicio)


Shimbalaiê*, quando vejo o sol beijando o mar
Shimbalaiè, quando vedo il sole baciare il mare
Shimbalaiê, toda vez que ele vai repousar
Shimbalaiè, tutte le volte che va a riposare
Natureza deusa do viver
Natura dea del vivere
A beleza pura do nascer
La pura bellezza del nascere
Uma flor brilhando à luz do sol
Un fiore riflette la luce del sole
Pescador entre o mar e o anzol
Il pescatore tra il mare e l'amo
Pensamento tão livre quanto o céu
Pensiero tanto libero quanto il cielo
Imagino um barco de papel
Immagino una barca di carta
Indo embora pra não mais voltar
Andando via per non tornare più
Tendo como guia Iemanjá
Avendo come guida Iemanja
Shimbalaiê, quando vejo o sol beijando o mar
Shimbalaiè, quando vedo il sole baciare il mare
Shimbalaiê, toda vez que ele vai repousar
Shimbalaiè,tutte le volte che va a riposare

Quanto tempo leva pra aprender
Quanto tempo va via per imparare
Que uma flor tem vida ao nascer
Che un fiore ha vita nel nascere
Essa flor brilhando à luz do sol
Questo fiore riflettendo la luce del sole
Pescador entre o mar e o anzol
Pescatore tra il mare e l'amo
Shimbalaiê, quando vejo o sol beijando o mar
Shimbalaiè, quando vedo il sole baciare il mare
Shimbalaiê, toda vez que ele vai repousar
Shimbalaiè, tutte le volte che va a riposare

Ser capitã desse mundo
Essere capitano di questo mondo
Poder rodar sem fronteiras
Poter correre senza frontiere
Viver um ano em segundos
Vivere un anno in un secondo
Não achar sonhos besteira
Non ritenere i sogni futili
Me encantar com um livro
Incantarmi con un libro
Que fale sobre vaidade
Che parli di vanità
Quando mentir for preciso
Quanto mentire sarà necessario
Poder falar a verdade
Poter dire la verità
Shimbalaiê, quando vejo o sol beijando o mar
Shimbalaiè, quando vedo il sole baciare il mare
Shimbalaiê, toda vez que ele vai repousar
Shimbalaiè, tutte le volte che va a riposare.



giovedì 2 giugno 2011

4.363.523 in questo preciso momento

Non posso esimermi dal postare il fenomeno brasiliano del momento, invero più virale che musicale. Manca solo che alla fine qualcuno stappi una coca cola!

A banda mais bonita da cidade_ Oração

2 giugno, tradizionale parata militare

martedì 31 maggio 2011

Partite Iva Rosse



Dovrei aprire una discussione seria, ma in tutta sincerità non ne ho voglia.
Eppure ho sempre immaginato che, se dovessi inaugurare un nuovo blog, lo dedicherei o allo sci di fondo o alle questioni del lavoro. Perfettamente coerente no?
Taglio corto. Lo dico da anni, perchè da anni conosco la situazione dei cosiddetti lavoratori autonomi, sempre meno indipendenti per scelta e sempre di più per necessità. Senza tema di smentite la categoria meno tutelata e più vessata, specie dopo l’introduzione della gestione pensionistica separata, la più grande truffa dello Stato nei confronti dei suoi sudditi. Potremmo anche entrare nei dettagli tecnici, nei numeri che parlano chiaro e che sono (sotto tutti gli aspetti) peggiorativi rispetto a qualsiasi altra forma o categoria di lavoro, perdenti anche nel confronto delle forme private di tutela e previdenza. Ma l’attualità mi offre uno spunto davvero illuminante. Solo poco tempo fa, diciamo al tempo degli ultimi grandi esploit della Lega (politiche 2008 ed amministrative 2010) abbiamo scoperto che una fetta consistente del voto delle fabbriche era andato al carroccio, e tutti a chiedersi perchè e cosa fare. Adesso scopriamo che al successo dell’"estrema sinistra" pisapiana ha (o se preferite avrebbe) contribuito anche il voto del lavoro autonomo, che specie a Milano conta anche per i numeri. Voto che, per totale ignoranza della reale situazione, ci si aspetterebbe a destra ed invece è andato giusto all’opposto, mica al terzo polo. Operai leghisti ed automoni di estrema sinistra: c’è da pensare.
Dopo anni di silenzio (quante volte avete sentito parlare di questo in tv o vi hanno parlato solo di Berlusconi? sapete in quanti siamo? milioni di persone e mica facciamo tutti i copywriter come me, ma pure i muratori, muratori con la partita iva!) ora si è aperta una piccola breccia. Intanto la visibilità, poi forse la considerazione: anche se credo i tempi siano ancora molto, troppo lontani.

Ne parla chiaramente questo articolo sul Corriere.

domenica 29 maggio 2011

Voz e Violão (Caetano Veloso e Maria Gadù)




Uno spettacolo, Duo, per voci e chitarre appunto. Un breve tour e oggi un DVD e CD, Multishow ao vivo,  che testimonia l’evento. Per Maria Gadù una sorta di investitura da parte del guru (volente o nolente) della mpb. 

Maria Gadú e Caetano Veloso - Rapte-me Camaleoa (Ao Vivo Prêmio Multishow 2010)

Voz e Violão (Jair Naves)

Un passo alla volta. Oggi mi sembra il titolo giusto (nessun riferimento politico, 'na cosa personale, sarà che sto andando ad una sfilata di alpini, ma non solo per questo). Comunque, buona domenica.

Jair Naves - "Um Passo por Vez"

sabato 21 maggio 2011

Voz e Violão (Leo Cavalcanti)


Un musicista brasiliano si valuta dal fatto di essere credibile nelle sue performance solo e chitarra con una quinta verdeggiante.  Qui il Cavalcanti pensiero in una bella intervista concertino. Qui il myspace. E per finire la versione su disco.

Ouvidos ao Mistério, Leo Cavalcanti - CD RELIGAR

venerdì 13 maggio 2011

Un Grande Abbraccio





Questo è uno di quei post che mi piace scrivere. E che spero a voi piaccia leggere. Uno di questi post, tanto per cominciare, a cui non saprei che titolo dare o meglio a cui avrei dieci titoli da dare, compreso l’attualissimo Conga, conga.

Lo spunto mi viene però dalla parola “abbraccio”, uno dei modi con cui ci salutiamo al telefono o chiudiamo una corrispondenza con chi sentiamo più vicino a noi.
Ci riflettevo, ripensando ai tanti “un abbraccio” o “abracos” che ho scritto e letto anche in questo blog. Inevitabile andare allora a “quell’abbraccio” di Gilberto Gil che anche Fiorella Mannoia ha voluto includere nel suo album brasiliano.


Ebbene il testo di questa canzone cita un personaggio della tv  brasiliana “il vecchio guerriero” Chacrinha l’uomo che inventò le proto-veline, inserendo nei suoi programmi la formula dello stacchetto affidato alle mosse finto ingenue delle Chacretes, alcune delle quali giunte fino al mondo delle commedie procaccione (definite in Brasile “Pornochanchadas”)  se non al vero e proprio cinema hard.



Tra questa la moretta Gretchen, “la regina del bumbum”, che lascia alla storia della musica una sorprendente “Conga, conga” spunto ideale per una italianissima cover dall’inevitabile titolo di bunga-bunga.

Gretchen no Chacrinha (1981)

Riportando questa storia non posso non pensare che in questo stesso paese che ha generato le veline e in cui BBB (Big Brother Brasil) è un programma seguitissimo, credo ancor più che in Italia, governano da anni presidenti che, per comodità, qualcuno definisce (post)comunisti. E questo mi da un po’ da pensare, quando siamo tentati di dare tutte le colpe, comprese quelle della politica, alla tv che istupidisce... ma questo è un altro discorso. Anche Chacrinha aveva il suo “Allegria”, quell’insensato “Alò Alò Terezinha" che Gil (già ministro del governo Lula) non dimentica di mettere nel testo e che la rossa Mannoia si diverte, come noi, a cantare. Vi saluto anch’io e vi auguro un buon fine settimana, ovviamente con il più stretto dei miei abbracci.







lunedì 9 maggio 2011

Post-operatorio

Il primo “post”-operatorio (come testimonia la foto scattata nel mio bagno) mi è stato suggerito da mm1 che, alle prese con ripetuti ascolti di “Vinicius en la Fusa”, mi chiede la traduzione di Apelo.

La Fusa era un cosiddetto "caffè concerto" con sede in Mar del Plata (Argentina, si spostò poi a Punta del Este in Uruguay), un locale dalle dimensioni ideali per le esibizioni del nostro Vinicius. 
Da questi show sono nati due dischi fondamentali, registrati in studio a poco distanza di tempo, nel ‘70 e nel ‘71, con la produzione di Alfredo Radosznski. I due dischi si distinguono anche per la presenza di due diverse star femminili, Maria Creuza nel primo e Maria Bethania nel secondo, ed è proprio quest’ultima (allora ai suoi esordi) a duettare con Vinicius nella splendida interpretazione di Apelo. Come in altre occasioni Vinicius mixa la sua produzione musicale e poetica (del resto come distinguerle?) inserendo l’emozionante lettura del suo Soneto de separação. Bravi tutti come sempre, senza dimenticarci dell’insostituibile chitarra di Toquinho. Perdonate qualche imprecisione nella traduzione, in nome delle mie ferite!



Apelo
Composição : Vinícius de Moraes e Baden Powell

Ah, meu amor não vás embora

Oh, amore mio non andar via 

Vê a vida como chora, vê que triste esta canção

guarda, la vita sembra un pianto e com’è triste questa canzone
Não, eu te peço, não te ausentes
No, ti prego, non andartene
Pois a dor que agora sentes, só se esquece no perdão
per il dolore che provi adesso, e che puoi dimenticare solo perdonando
Ah, minha amada me perdoa
Perdonami mia amata
Pois embora ainda te doa a tristeza que causei
anche se ti fai ancora male la tristezza che ho causato
Eu te suplico não destruas tantas coisas que são tuas
ti prego non distruggere tutte queste cose che ti appartengono
Por um mal que eu já paguei
per un sofferenza che ho già pagato

Ah, minha amado, se soubesses
Ah, mio caro, se tu sapessi
Da tristeza que há nas preces
che tristezza c’è in queste preghiere
Que a chorar te faço eu

mi rivolgo a te in lacrime
Se tu soubesses num momento todo arrependimento
Se tu potessi conoscere in un solo attimo tutti i rimpianti
Como tudo entristeceu

come tutto diventa triste
Se tu soubesses como é triste

Se sapessi quant’è triste
Perceber que tu partiste
Sem sequer dizer adeus
rendersi conto che sei partito 
senza nemmeno un addio
Ah, meu amor tu voltarias
Oh, amore mio, tu torneresti
E de novo cairias
E per cadere di nuovo
A chorar nos braços meus
a piangere tra le mie braccia

(la parte recitata è il Sonetto della Separazione che riporto nella traduzione di Tiziana Tonon)

D’un tratto dal sorriso sorse il pianto, silenzioso e bianco come la bruma

E dalle bocche unite sorse schiuma, e dalle mani tese lo sgomento
D’un tratto dalla calma sorse il vento
che degli occhi disfò l’ultima fiamma

Dalla passione sorse lo scontento
e dall’istante immoto sorse il dramma
D’un tratto, no assai più che sol d’un tratto,
divenne triste colui che era amante

E solo colui che era soddisfatto divenne l’amico intimo distante

La vita diventò avventura errante,
d’un tratto, no assai più che sol d’un tratto.



sabato 23 aprile 2011

Lasciati indietro 2 (Cafuné)

Tra i “lasciati indietro” anche il testo di Disritmia (Zé Katimba) e tutta una serie di pensieri che ne erano derivati. Bene oggi si pubblica anche questo.

Ney Matogrosso e Pedro Luis e A Parede (dalla registrazione dell'album Vagabundo 2004)


 Eu quero
me esconder debaixo
Voglio nascondermi sotto
Dessa sua saia
prá fugir do mundo
La tua gonna per fuggire il mondo
Pretendo
também me embrenhar
E voglio anche perdermi
No emaranhado
desses seus cabelos
Nel groviglio dei tuoi capelli
Preciso transfundir
seu sangue
serve una trasfusione del tuo sangue
Pro meu coração
Per il mio cuore
Que é tão vagabundo...
Così vagabondo
Me deixa
te trazer num dengo
Lascia che trascinandoti in un incantesimo
Prá num cafuné

Accarezzandoti la testa, come per farti addormentare,
Fazer os meus apelos...(2x)
Possa farti la mia dichiarazione

Eu quero
ser exorcizado
Voglio essere esorcizzato
Pela água benta
desse olhar infindo
Da quella acqua benedetta che è il tuo sguardo infiinito
Que bom
é ser fotografado
che bello restare impresso come in una foto 
Mas pelas retinas
desses olhos lindos
Fissato sulla retina dei tuoi occhi meravigliosi
Me deixe hipnotizado
Lasciami ipnotizzato
Prá acabar de vez

Perchè possa finire
com essa disritmia...
questa aritmia

Vem logo
Vem curar
Fai presto, vieni a curare
seu nego

il tuo bambino
Que chegou de porre
Lá da boemia...(2x)
Che è arrivato da una bevuta


Nel tentativo di tradurre questo “per me esaltante” pezzo (è venuto com’è venuto, lo posto così) la necessità di dare un senso alla parola “cafunè”, tanto bella nel suono quanto misteriosa nel significato, mi ha costretto a girare un po’ per internet fino a trovare l’origina angolana della parola (per l’esattezza dalla lingua "quimbundo") che starebbe ad indicare quella particolare tipo di carezza dolce e continua che si fa, ad esempio, sulla testa di un bambino per farlo rilassare o addormentare. Meno romanticamente la carezza delle scimmie sulla testa dei loro piccoli a caccia di pidocchi: ma insomma anche questo è un gesto tenero. Sarchiapone è un altro esempio di parola inventata (e in questo caso un grande pezzo di Walter Chiari) come ricorda questo interessante post.

Tutto questo mi fece pensare (uso il passato, non a caso) alla possibilità di inaugurare un secondo blog dedicato alle cose (gesti, azioni) a cui il dizionario non fa ancora corrispondere una parola e per le quali sarebbe invece opportuno trovarne una. Niente di nuovo per carità: inventano parole nuove anche i bambini e credo che un famoso scrittore americano (?) abbia scritto sull’argomento un intero libro. Anche su questo degli appunti scritti a suo tempo e mai postati....


Parole senza parole....

Una caratteristica del mondo web è quella di avere una definizione per ogni cosa:
con un vocabolario così ricco, difficile dover ricorrere a circonlocuzioni.
Pensate al giro di parole che dovrei usare per spiegare quello che sto facendo, se non avessi a disposizione la parola blog. 

Ci sono un sacco di situazioni che non trovano corrispondenza in un preciso vocabolo.
Possono essere cose, azioni, sensazioni con cui abbiamo a che fare ogni giorno, per esprimere le quali  dobbiamo quindi ricorrere a lunghe e articolate perifrasi. Tra queste cose senza nome che incontro ogni giorno, la prima che mi viene in mente sono i “segni circolari lasciati dal cucchiaino sul fondo della tazzina del caffè”. 

Le tazzine nuove non hanno questo problema, ma le tazzine con cui ho più confidenza, quelle a cui sono abituato da tempo e che mi danno più consolazione e soddisfazione sono tutte segnate.
Segni dal colore grigio viola come se, sotto la cottura della porcellana, si nascondesse un’anima ferrosa o come se l’estremità del cucchiaino avesse lasciato sul fondo un po’ della sua essenza. All’inizio questi segni sono ancora riconoscibili, ma dopo tanti anni l’effetto è quello di un’unica traccia, di un grande binario dove il cucchiaino segue un percorso ormai consueto in cui difficilmente potrà perdersi. Tornando alla domanda di partenza che nome potremmo dare a questi segni? I segni sono il risultato dell’esigenza di mescolare lo zucchero seguendo, nel mio caso di mancino, una direzione prevalentemente oraria. Sono i segni del risveglio ma non solo: del caffè per digerire dopo pranzo o dell’ultimo decaffeinato sotto le stelle. I segni si confondono a volte con gli ultimi granelli di zucchero non sciolti ed emergono più evidenti nel risciaquo prima del lavaggio. Segni, graffi, solchi, righe, tracce. In una parola....?


O xote das meninas

Negli ultimi giorni il blog ha registrato una impennata di visite, spesso per la ricerca di traduzioni. Saluto questi nuovi passaggi con un testo che sembra ingenuo, ma che ha proprio in questa semplicità e freschezza la sua bellezza.

A cantarlo è una Marisa Monte di parecchi anni fa (1995) in un video che la candida a più bella ascella della musica brasiliana. Grande pezzo di Luiz Gonzaga (nella foto in fondo) e Zé Dantas. 



Mandacaru,
quando fulora na seca
Quando il mandacaru fiorisce nella siccità
É o siná que a chuva chega
no sertão
è segno che la pioggia è arrivata nel sertão 

Toda menina que enjôa
da boneca

Ogni ragazza che si è stancata delle sue bambole
É siná que o amor
já chegou no coração...
è segno che l'amore
ha già nel cuore ...
Meia comprida
Calze lunghe
Não quer mais sapato baixo
non vuole più scarpette basse
Vestido bem cintado
vestito stretto in vita 

Não quer mais vestir chitão...
basta vestiti di cotone a fiori
Ela só quer
Só pensa em namorar*
Lei vuole solo, pensa solo agli incontri d'amore
De manhã cedo já tá pintada
La mattina presto è già truccata
Só vive suspirando, sonhando acordada

vive sospirando, sognando ad occhi aperti
O pai leva ao dotô
a filha adoentada
Il papà porta dal dottore la figlia malata
Não come, nem estuda,
não dorme, não quer nada...
lei non mangia, non studia, 
non dorme, non si cura di niente ...
Ela só quer 
Só pensa em namorar

Lei vuole solo, pensa solo agli incontri d'amore
Mas o dotô nem examina
Ma il medico nemmeno la visita
Chamando o pai do lado, lhe diz logo em surdina

chiama il padre da parte e gli dice sottovoce
Que o mal é da idade

che è la malattia di quell’età
Que prá tal menina
não tem um só remédio
em toda medicina...
che per la ragazza non esiste un solo rimedio in tutta la medicina ...
Ela só quer
Só pensa em namorar, 
Ela só quer
Só pensa em namorar...


* Namorar is hanging out, or making out, with your namorada (girlfriend) or namorado (boyfriend). I suppose you can all it "dating".







Lasciati indietro 1 (settembre 2010)

Ogni tanto nella cartella "blog" sulla mia scrivania, ritrovo delle bozze di post, semplici appunti da sviluppare o post bell-e-fatti che come che vado a ripescare per questi giorni di pasqua, piccola sorpresina in questi giorni di asparagi e cioccolata.  Comincio da un post scritto a settembre 2010, in occasione dalla "allora-nuova" uscita di Ivete Sangalo.


Ivete Sangalo ce l’ha proprio messa tutta. 24 brani, grandi ospiti da Nelly Furtado a Juanes per strizzare l’occhio ad un target allargato. Omaggio a Michael Jackson, un piccolo carnevale baiano come bis conclusivo.

Un grande show e niente playback. Insomma tutti soddisfatti, dal pubbico presente (15 mila, mi sa per larghissima parte brasiliani) ai fan USA tra cui Rihanna. "Multishow ao vivo - Ivete Sangalo no Madison Square Garden" è ora pronto ad uscire nei negozi del Brasile e del resto del mondo per consacrare definitivamente Ivete come la cantante pop d’esportazione della musica brasiliana. Non sarà così facile, perchè è davvero dura diventare Shakira se canti e parli in Portoghese. Lo spiega perfettamente quest’articolo sul nytimes.
Il portoghese, a differenza dello spagnolo, non è una lingua planetaria. Vedi Nelly Furtado che dalle iniziali incursione nella lingua lusitana (la sua famiglia è originaria delle Azzorre) è ben presto approdata al ben più commerciabile espanol.
Ma non c’è solo questo. Di fondo c’è una fondamentale questione di ritmo. Il beat dell’axe, su cui si basa la maggior parte delle sue hit non è così assimilabile, fuori del brasile. Troppo veloce, non arriva come accade invece al midtempo cumbia di Shakira a cui siamo un po’ tutti assuefatti. Si è provato con “una strategia di crossover” basata sull’introduzione di sintetizzatori è di un comune denominatore in 4/4, messo a sostegno di un medley dei suoi successi. Ma in questo modo il motore si ingolfa è perde grande parte della sua capacità propulsiva. È se ad un concerto di Ivete ti trovi con le gambe ferme, possiamo anche spegnere i riflettori.

martedì 5 aprile 2011

15 aprile 2011

Intanto il logo non è male. Qui i primi 2 minuti.