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giovedì 9 gennaio 2014

Cuore di figli


Tantissimissimo tempo fa Sergio (che non so se, di tanto in tanto, capiti ancora sul blog) mi aveva suggerito l’ascolto di Quando eu quero falar com Deus di Gilberto Gil (autore di grandi pezzi, proprio come questo) nell’interpretazione a cappella di Elis Regina. Faccio di più: a quella della mamma aggiungo le due interpretazioni dei figli Maria Rita prima e Pedro Mariano poi (accompagnato al piano da papà Cesar Camargo) che condividono un dettaglio davvero particolare: entrambi alla fine del pezzo scoppiano in lacrime, immagino proprio nel ricordo della mamma persa da bambini. Una coincidenza che non mi lascia indifferente e a cui non avevo ancora fatto caso.
La traduzione arriva da http://traducitaliait.wordpress.com/tag/gilberto-gil/ (che ringrazio)




Se voglio parlare con Dio

Se voglio parlare con Dio devo stare solo,
devo spegnere la luce, devo tacere la voce,
devo trovare la pace, devo sciogliere i nodi
delle scarpe, della cravatta, dei desideri, delle paure,
devo dimenticare la data, devo perdere i conti,
devo avere le mani vuote, avere l’anima e il corpo, nudi.

Se voglio parlare con Dio devo accettare il dolore,
devo mangiare il pane che il diavolo ha impastato,
devo diventare un cane, devo leccare il pavimento
dei palazzi, dei castelli suntuosi del mio sogno,
devo vedermi triste, devo credermi tenebroso
e nonostante l’immenso male rallegrare il mio cuore.

Se voglio parlare con Dio devo avventurarmi, 
devo salire in cielo senza le corde per tenermi,
devo dire addio, voltare le spalle,
camminare deciso per la strada
Che quando finisce, finisce nel nulla
nulla, nulla, nulla, nulla
nulla, nulla, nulla, nulla
di quel che pensavo di trovare.

domenica 5 gennaio 2014

Elis, a musical.


La vita di Elis è diventata un musical, ma che impresa trovare chi possa interpretare la nostra Pimentinha. A vedere questo estratto dai casting c’è da rinunciare al progetto. Eppure nel video, occhi azzurri e capelli crespi, c’è la nuova Elis (detta così è un po’ grossa e irrispettoso verso il mito). 


Laila Garin (che nel provino intona Maria Maria di Milton Nascimento e Fernando Brandt) non ha colpe e immagino abbia diversi meriti: chiunque sarebbe stata comunque ben lontana dal modello originale, ovviamente irraggiungibile e non solo per qualità vocali. Avranno scelto, immagino, l’attrice con il temperamento più vicino a quello della nostra Elis, quella più credibile, anche fisicamente, come si può vedere nella foto qui sotto, con il trucco di scena.



Da quello che leggo lo spettacolo, scritto da Nelson Motta (una garanzia) e da Patricia Andrade e diretto da Dennis Carvalho, piace ed emoziona. Da quello che vedo (qualche spezzone su youtube) mi sembra un’ottima produzione con quel particolare sapore trash che hanno tutti i musical, probabilmente inevitabile per catturare sponsor e pubblico: se tutto questo serve comunque a far scoprire Elis a chi non l’avesse conosciuta (se non altro per ragioni anagrafiche) ben venga il musical attualmente in scena al teatro Casa Grande di Rio. A patto che, applaudita Laila Garin, una volta a casa si torni ad ascoltare l’unica Elis di sempre. 

Offro il mio modesto contributo partendo proprio dalla fine della storia, dalle ultime apparizioni di Elis nello speciale di fine anno (1981) della TV Record. E dico, in conclusione, la mia: Elis tu si che mi arrivi (e mi spiace per i tanti incensati, seppur vivi, fenomeni vocali che al confronto nemmeno son partiti). Le foto che precedono i due brani (Me deixas louca e O trem azul) ritraggono Elis nei preparativi dietro le quinte e poi sul palco della TV Record .


 

venerdì 5 luglio 2013

Aprendo il computer...

... e tutti i programmi  che abitualmente mi servono, per lavoro o per intrattenimento, ancora incapace di scegliere con quale musica accompagnarmi, mi affido ad iTunes DJ. Questo è il  pezzo con cui si apre la giornata. Per muovere un po' il blog, sembrava bello proporvelo.

Il brano Jardins de infancia è di João Bosco e Aldir Blanc.‎
Il disco “Falso Brilhante” (1976). Lei e, ovviamente, Elis. Il testo parla degli orrori della dittatura ricorrendo alle immagini della fiabe. Siamo a metà anni '70...

“Come in una favola c’è sempre una strega da bruciare, un ‎drago che si mangia la gente e una bella addormentata che non ricorda nulla…E c’è chi si nasconde, ‎chi fa finta di nulla, chi non vuole vedere…”‎

E como um conto de fada tem sempre uma bruxa pra apavorar. O dragão comendo gente e a bela adormecida sem acordar. ... E você se escondeu, E você esqueceu.‎