venerdì 20 settembre 2013

“E che c’ho scritto Jo Condor?”

Enrico Letta, oltre al fatto del Subbuteo che mi coinvolge direttamente, dimostra ancora una volta il suo orizzonte generazionale (esiste ‘sta definizione?). Per dire che non è mica fesso ricorre ad uno slogan cult della pubblicità inizio anni settanta, quando le parole della pubblicità entravano nel dizionario o quanto meno nella lingua parlata. Sarei curioso di sapere fino a quale età e generazione questa espressione dice ancora qualcosa. Tant’è che TGCom 24, ma immagino anche altri media, sentono la necessità di spiegare chi fosse Jo Condor. Fa comunque piacere che il lavoro di “noi” copy (scribacchini pubblicitari, come dovrei mettere nel biglietto da visita) possa ancora tornare utile alla comunicazione anche da parte delle massime cariche dello Stato. Ricorderei ad Enrico un altro slogan di Jo Condor “non c’ho il paracadute, non c’ho la mutua” (per molti copy e lavoratori del terziario cosiddetto avanzato, molto attuale) ma questa è un’altra questione e servirebbe un altro blog.

giovedì 19 settembre 2013

Egli mi ha dato un bacio sulla bocca


Questa foto ritrae il bacio tra Caetano e Gil che, insieme ad altri baci, hanno sostenuto una campagna di protesta (Feliciano não me representa) contro le dichiarazioni omofobe del pastore evangelico Marco Feliciano.
Ma questo bacio e prima ancora l’iniziativa dei grillini mi hanno fatto subito ricordare un altro beijo, quella di un classico della scrittura di Veloso “Ele Me Deu Um Beijo na Boca”, dialogo immaginario tra Cae e Gil. Eccola qui con tanto di traduzione, ‘sta volta facile, prechè presa dal libro di Paolo Scarnecchia Musica Popolare Brasiliana, gammalibri – 1983. Solo il testo italiano perché il pezzo è di quelli belli lunghi. Baci in bocca a tutti, ovviamente.
  Ele me deu um beijo na boca
  
Egli mi ha dato un bacio sulla bocca dicendomi:
La vita è vuota come la cuffia
Di un bebè senza testa
E io ho riso a più non posso
E lui: come la testa di una volpe ubriaca
E io ho detto: basta con le tue storie
Di pozzo senza fondo
E io so che il mondo
E un flusso senza letto
Ed è soltanto nel cavo del tuo petto
Che corre un fiume
Ma egli concordò che la vita è buona
Sebbene sia appena una corona:
La faccia è il vuoto
Ed egli rise e rise e rìse e rideva
E io dissi: basta di filosofia
A me bastava che il sindaco desse una sistemata
Alla città di Bahia
Questo fatto riguarderebbe tutta la gente della terra
E noi vedremo nascere una pace bollente
I figli nella guerra fredda
Sarebbe un antincidente
Come una rima
Disinnescando il disegno di quella profezia
Che mi raccontò Vicente
Secondo lastronomia
In novembre dellanno che inizia
Sette astri si allineeranno sullo scorpione
Come nel giorno della bomba di Hiroshima
Ed egli mi guardò
Dallalto e disse rivolto a me:
Delfim, Margareth Thatcher, Menahem Begin
La politica è la fine
E che la critica non tocchi la poesia
II giornale Time dice che i Rolling Stones
Già non appartengono più al mondo del Time
E io dico (Lui ha detto):
Che quello che non appartiene più è il Time
Nel mondo degli Stones, forever rockin and rollin
Perché indurre il disprezzo per i vivi
E fomentare desideri reattivi
Apache, punks, esistenzialisti, hippies, beatniks
Di tutti i tempi innovati
E io dissi si, ma si, ma no, non è questo
Soltanto alcuni santi, al limite, nelle loro dimore
E solitari
Ma egli mi parlò: tu sei triste
Perché la tua dama ti abbandona
E tu non resisti, quando lei compare
Arriva e instaura il suo cosmetico caotico
Tu cominci a guardare con occhio gotico
Di cristiano legittimo
Ma io sono negro, fratello mio
Io so che questo non annulla, ma per fino attiva
Il vecchio ritmo mulatto
E il leone ruggisce
Il fatto è che cè un istmo
Tra il mio dio
E le tue divinità
Io sono del clan di Djavan
E tu sei un fan di Donato
E non ci interessa il trip cristiano
Di Dilan Zimmerman
Ed egli ancora direbbe altro
Ma la canzone deve finire
Ed io risposi:
Il dio che tu senti è il dio dei santi
La superficie iridescente di una bolla vuota
I miei dei sono teste di bebè senza cuffia
Era un momento senza paura e senza desiderio
Egli mi ha dato un bacio sulla bocca
E io ho cor risposto quel bacio






domenica 15 settembre 2013

Morto l'uomo più vecchio del mondo.

Dice il servizio alla radio. 112 anni.  Ed aggiunge: " Qual'è il segreto per vivere a lungo?".
"Non morire" penso subito. Intanto il giornalista intervista il presidente di "Italia Longeva", l'associazione che ancora mi mancava. Sopravviverà anche il blog? Mangando verdura e vivendo sereni, forse sì.

E, come mi piace, provo la solita combinazione speciale con la musica brasilana. Un classico delle dediche al papà, ovviamente di Roberto Carlos, che il giovane Michel Telo, nuovo astro del tormentone made in brasil, dedica al baffuto, e non ancora tanto vecchio, papà presente in sala.
E intanto, grazie all'ottima tinta e alle ottime creme, il settantaduenne Roberto non conosce il problema dei cabelos brancos né delle rugas marcadas pelo tempo. Testo inevitabilmente "retorico", ma perfetto, che commuoverebbe ogni buon papà.




sabato 6 luglio 2013

Enzo & Chico

Mentre riascolto un “vecchio” Cd che Carlos Fernando e Toninho Horta hanno dedicato alla canzoni di Chico Buarque (Qualquer canção) e riascolto l’ottima interpretazione di Pedro Pedreiro mi viene in mente che di canzone esiste una versione italiana di Enzo Jannacci. Pedro che aspettava l’aumento adesso, forse, aspetta perfino il lavoro. E spera nel biglietto della lotteria. Cambiato qualche cosa?
Tra tanti tributi a Jannacci, il piccolo ricordo di coscienzasporca.


venerdì 5 luglio 2013

Aprendo il computer...

... e tutti i programmi  che abitualmente mi servono, per lavoro o per intrattenimento, ancora incapace di scegliere con quale musica accompagnarmi, mi affido ad iTunes DJ. Questo è il  pezzo con cui si apre la giornata. Per muovere un po' il blog, sembrava bello proporvelo.

Il brano Jardins de infancia è di João Bosco e Aldir Blanc.‎
Il disco “Falso Brilhante” (1976). Lei e, ovviamente, Elis. Il testo parla degli orrori della dittatura ricorrendo alle immagini della fiabe. Siamo a metà anni '70...

“Come in una favola c’è sempre una strega da bruciare, un ‎drago che si mangia la gente e una bella addormentata che non ricorda nulla…E c’è chi si nasconde, ‎chi fa finta di nulla, chi non vuole vedere…”‎

E como um conto de fada tem sempre uma bruxa pra apavorar. O dragão comendo gente e a bela adormecida sem acordar. ... E você se escondeu, E você esqueceu.‎

giovedì 20 giugno 2013

Pari opportunità: vorremmo averle anche noi, che paghiamo tutta l'IMU, anzi di più.


Ormai è un virus. tutti i testimoni Ferrero hanno uno scheletro nell'armadio frigorifero.
Dopo Alex, tocca a "santa madre Josepha". Peccato perché il Kinder Delice è la mia merendina preferita. Auf Wiedersehen.


mercoledì 19 giugno 2013

Appello ai lettori del blog.

Si fa un gran parlare di politica. Ma questi appelli elettorali del 1992 valgono mille Ballarò.
Ascoltate Fini. O Craxi. Ascoltate Altissimo. Tutto è ancora fermo lì. Ascoltate il dizionario usato. In più le note di una sigla portentosa. Il logo dei partiti introdotto da una grafica straordinaria. Tanti altri contributi qui.



martedì 18 giugno 2013

Morrer De Amor (su speciale richiesta di mm1)


Perdona la traduzione, certamente zoppicante. Spero sempre nelle correzioni di qualche anima buona. Per farmi perdonare ti aggiungo due versioni a quella di Odette Lara. In portoghese Luciana Souza. In una versione inglese (con testo adattato) Sarah Vaughan. Fantastico pezzo di Oscar Castro Neves e Luvercy Fiorini, portato al successo da Maysa.






Andei sozinha, cheia de mágoas
Ho camminato sola, piena di tormento
Pelas estradas de caminhos sem fim
lungo le strade dal percorso infinito
Tão sem ninguém que pensei
talmente sola che ho pensato
Até em morrer, em morrer
perfino di morire, di morire

Mas vendo sempre que a minha sombra
Ma nel vedere che la mia ombra
Ia ficando cada instante mas só
diventava ogni momento più sola
Muito mais só, sempre a caminhar
molto più sola, continuando a camminare
Para não mais voltar, eu quis morrer
per non tornare più, desiderai morire

Então eu via que eu não morria
Ma vedendo che non sarei morta
Eu só queria morrer de muito amor por ti
volevo solo morire di un grande amore per te

E hoje eu volto na mesma estrada
E ora torno sulla stessa strada
Com esperança infinita no olhar
con infinita speranza negli occhi
Para entregar todo um coração que o amor
per  dare l’intero cuore che l’amore
Escolheu para morrer, morrer de amor
ha scelto per morire, morire di amore.

domenica 2 giugno 2013

Forse il post più confusionario che abbia mai scritto (forse anche no).



Non credo che, fondando il suo movimento Vogliamo Vivere, Emilio Fede pensasse al capolavoro di Ernst Lubitsch. Alla sua presentazione, se ricordate, il teatro era pressochè vuoto. Ieri sera invece un buon numero di spettatori occupava le poltroncine del cinema Odeon a Vicenza dove si proiettata l’edizione restaurata di To be or not to be (Vogliamo vivere! appunto nella traduzione italiana) riportata nelle sale grazie al distributore indipendente Teodora. Film imperdibile illuminato, tra gli altri interpreti, dallo straordinario glamour di Carole Lombard.


Quindi questa settimana sono stato al cinema ben due volte, un tempo standard minimo, oggi evento eccezionale. Come del resto eccezionale era l’occasione di vedere in sala queste due pellicole.
Martedì a vedere Tropicalia eravamo giusto in tre: io, per i motivi che sapete, e una signora brasiliana che portava al cinema la figlia ventenne per darle l’occasione di vedere com’erano quegli anni. Anni in cui, come mi ha raccontato, in ogni aula universitaria c’era almeno un agente della polizia in borghese ad ascoltare quel che si diceva. Insomma se non fosse stato per mamma e figlia avrei rischiato di essere al cine da solo, esperienza davvero terribile. A me è successo solo una volta (l’ho già raccontato?), da bambino, ad una proiezione di Barabba con Anthony Quinn.
Adesso, se penso che in un solo post sono riuscito a mettere insieme tropicalismo, una commedia in bianco e nero e un film d’ispirazione biblica non so proprio come chiuderla. Scelgo Alegria Alegria che la mamma brasiliana canticchiava sottovoce a qualche poltrona di distanza. Buona domenica.

domenica 26 maggio 2013

E chi se lo perde!


Sono sul web, cercando notizie su una sagra dei bisi (piselli per i non veneti) . Mi capita così di scoprire (in un sito su eventi programmati in provincia) che da lunedì 27 a mercoledì 29 maggio sarà possibile vedere Tropicalia, docu-film diretto da Marcelo Machado, nelle sale del circuito The Space.
Il periodo è “quello”, fine anni ’60, con tutto il fascino delle vecchie riprese. Ci sono tutti i nostri eroi, Caetano, Gil, Tom Zè, Mutantes ecc.ecc. Il tutto in una vera sala cinematografica. Silence is not an option dice la locandina, sintetizzando lo spirito dei tempi e l’urgenza del movimento. A cui aggiunge é Tudo Verdade – It’s All True (forse pensando che certe cose oggi non sarebbero concepibili?) Nao recomendavel para menores de 12 anos avverte infine il codino dell’official trailer. Bene, concludo,  sono pronto a crederci e l’età ce l’ho, posso andare. Non mi capiterà come quella volta che, troppo piccolo, mi rifiutarono l’ingresso a Bonnie and Clyde (tanto per aggiungere il sapore degli aneddoti personali). Vi auguro buona domenica. E, se potete, vi aspetto al cine.

mercoledì 15 maggio 2013

PD+L




Dal Pdmenoelle di grilliana invenzione al Pdpiùelle creato dai grafici di partito. Geniale.

giovedì 9 maggio 2013

Siete tutti convocati.




Ci sono risultati entrati nella storia del calcio. Pronunci 4 a 3 e puoi pensare a una sola partita, sotto le nuvole del mexico. Restando entro i patrii confini, 5 a 3 non può essere che la partita in cui il Milan perse lo scudetto, già cucito sulla maglia, nella fatal Verona. 20 maggio 1973. A 40 anni esatti di distanza, domenica 19 maggio (ore 21) al Teatro Laboratorio all’Arsenale di Verona (ex Arsenale Asburgico, padiglione 2C) andrà in scena una speciale rappresentazione di Verona Milan cinque a tre, monologo teatrale interpretato da Andrea de Manincor dall’omonimo testo di Diego Alverà. Per questa particolare occasione saranno presenti Pierluigi Busatta e Giuseppe Maschi, due dei protagonisti di quella partita. Dico solo che Diego Alverà, l’autore del testo, è un fedelissimo del subbuteo, la qual cosa per me è garanzia della qualità dello spettacolo, tra l’altro ottimamente recensito. Aggiungo solo che Radiozimbra firma la locandina. Con queste premesse il 19 sera rinunciate a un inutile posticipo domenicale e date sfogo alla vera passione per il calcio. Grazie a Gaia e a Diego che mi inviano la loro fedele ricostruzione subbuteistica  di uno dei tre goal di Livio Luppi.




mercoledì 8 maggio 2013

Il commissario tecnico Enrico Letta




Continua la metafora calcistica del subbuteista Letta che invita la squadra in ritiro per fare spogliatoio (con il plauso di Prandelli). Sull’onda, stamattina, non ricordo chi tra Padellaro e Ferrara (mi sembra quest’ultimo) parla del governo come di una formazione di riserve fatta per giocare in Coppa Italia che si trova però ad affrontare la Champions League... e guardate che fotina ho trovato! Ciao

venerdì 26 aprile 2013

Piove, governo ladro.


La conferma che il calcio sia un’imitazione del Subbuteo viene dal presidente del consiglio incaricato, Enrico Letta che, in un twitter di circa un anno fa, chiedeva se nessuno avesse mai bagnato il panno del subbuteo per simulare le condizioni di una partita sotto la pioggia. Vediamo se sarà in grado di stupirci anche con la “squadra” di governo.
Per non deludere chi si aspetta di ascoltare della buona musica brasileira, commento il post con la classica Chove Chuva di Jorge Ben nella straordinaria versione di .... Topo Gigio (nome con cui Grillo apostrofava l'ex leader PD, Walter Veltroni, giusto per chiudere il cerchio). Anzi no, lo chiudo con la versione dello stesso Jorge Ben, giusto per non svaccare troppo.


mercoledì 24 aprile 2013

lunedì 22 aprile 2013

C.S.I. Vicenza

L'intenzione messa negli sguardi è un po' diversa. Ma a parte questo, sono solo io a notare la somiglianza tra Alessandra Moretti e Sela Ward del cast CSI New York? Mi sorprende che Aldo Grasso non  l'abbia notata.

giovedì 4 aprile 2013

30.000 euro in autostrada

Al costo attuale, in 25 anni di quotidiana frequentazione autostradale, ho calcolato di aver speso quasi 30 mila euro in pedaggi. Con la spesa per il carburante poi ci avrei comprato degli appartamenti.
Ma resto in autostrada. Anzi quasi quasi esco anch'io. Leggo che cominciano a farlo i ben meno agili TIR, anche sulle mie tratte abituali.

martedì 2 aprile 2013

Sanremo, Sanremo


Distratto come sempre, disattento come mai, non m’ero nemmeno accorto che Caetano fosse passato per Sanremo.
L’ho scoperto adesso, recuperando la sua esibizione dalla rete. Che dire?
Tra tanti articoli tutte rose e fiori (siamo a Sanremo del resto) solo Alessandro Besselva Averame, sul sito linkiesta.it, centra il punto. Cito qua e là.
“Sanremo e Veloso non potrebbero essere due mondi più distanti…”
“Celebrazione inevitabilmente un po' retorica, televisiva nei tempi e nella brutale necessità di sintesi e semplificazione, di una «icona della musica brasiliana nel mondo». Detto questo ovvio che l'esibizione di Caetano Veloso, anche a Sanremo, abbia “avuto comunque un suo perché…”. Nel lungo post, tutto da leggere ed ascoltare, si cita anche lo strano caso della somiglianza tra due brani usciti praticamente in contemporanea come London London di Caetano e la (per noi) popolarissima Che sarà (Ricchi e Poveri e José Feliciano) grande successo al Sanremo del ’71. Non ci torno sopra perché ho già detto la mia. Visto il passaggio, penso più unico che raro, di Caetano a Sanremo poteva essere l’occasione per indagare sul caso. Buonismo permettendo…

lunedì 1 aprile 2013

Le coincidenze non mi lasciano indifferente (un po’ mi turbano, ma non in questo caso).


Donnie Brasco è un film del 1997. Bello. Per qualcuno molto bello. L’ho rivisto sabato in tv dopo tanto tempo. C’è una scena del film, non tra le più memorabili, ma certamente significativa, in cui l’agente Pistone, alias Donnie Brasco, prepara la colazione alle figlie. Lui è un agente FBI infiltrato in una fazione di Cosa Nostra; a casa con moglie (una Anna Heche, diafana quanto appetibile, scusate la divagazione) e figlie non ci sta mai, nemmeno per le feste comandate, non c’è a Natale, non c’è alla comunione di una delle bambine, per forza che poi, quando da finto bravo ragazzo tenta di fare il vero bravo papà, queste stanno mute che nemmeno un picciotto di fronte ai G-men. Ma tutto questo che ve lo dico a fare, il film lo conoscete bene. Fatto sta che per provocare le bambine scommette sul fatto che, prima della fine della colazione, qualcuna di loro dica almeno 3 parole. La ragazzina con le treccine se ne esce con un “you lose” che lo spiazza e lo lascia fregato. 


Devo dire che a 'sta scena (che non ricordavo) non avrei dato alcuna importanza: distrattamente, guardando il film e pensando di alzarmi per farmi un caffè non avrei nemmeno colto la battuta. Che tra l’altro è così sottile che, difficilmente, si può associare ad bambinetta da asilo o poco più. E di fatto la battuta è attribuita a Calvin Coolidge, trentesimo presidente degli Stati Uniti d'America, a cui Amity Shlaes, columnist di Bloomberg, ha dedicato un libro da poco uscito negli USA e recensito in Italia da Alberto Mingardi, presidente dell’Istituto Bruno Leoni. 

Recensione che ho letto (eccoci alla coincidenza) appena qualche ora prima di rivedere il film. Questo per la precisione oltre che per la cronaca. Riporto la parte delle recensione di Mingardi in cui cita l’episodio. “Coolidge è un leader sottovalutato nella storia americana. La politica ricorda figure imperiose e discorsi scintillanti. Il minuto Coolidge venne ribattezzato "Silent Cal"', Cal il taciturno. A un banchetto, a una signora che scommetteva che gli avrebbe strappato almeno tre parole entro la fine della serata, rispose lapidario «you lose» (l'aneddoto è di dubbia provenienza ma verosimile)”.
Coincidenza, di poco conto, ma che farà certamente piacere a qualche fan di Donnie Brasco (e ne conosco più d'uno). Non è invece una coincidenza che Alberto Mingardi sia ad inizio maggio ad Arzignano per presentare il suo libro “L’intelligenza del denaro”. Sarò più preciso quando avrò informazioni certe.

domenica 31 marzo 2013

Surpresa


Che voce e che fa modo “facile” di fare musica, che mi piace un sacco. Grand bel pezzo, che mette un po’ di sole in questa pasqua metereo-anti-patica. Grande Mart’nalia come sempre. La mia piccola sorpresa di Pasqua.


domenica 24 marzo 2013

Anticipi e ritardi


Potrebbe essere il titolo di una canzone. Invece è solo lo stato di questo blog, che funziona a scatti. In ritardo di un anno perché, nei già pochi interventi dello scorso 2012, ho dimenticato di ricordare i 70 anni di Caetano. Lo ha fatto invece questo album che apre con una cover di You don’t know me anno di uscita 1972 (dall’album Transa). Nei due video, la cover dei The Magic Numbers e una recente interpretazione dello stesso Caetano. L’anticipo riguarda i prossimi 100 anni dalla nascita di Vinicius de Moraes, che nasceva il 19 ottobre del 1913. Così intanto l’ho detto e poi si vedrà se per quella data me ne ricorderò in modo più adeguato.







mercoledì 20 marzo 2013

Oggi è la giornata mondiale della felicità. E speriamo non duri solo un giorno.


In occasione del primo Day of Happiness parliamo di Happiness o meglio di A Felicidade. Di questa canzone (anno 1956) è tutto noto. Gli autori, Vinicius e Tom Jobim. La sua presenza nella colonna sonora di Orfeu Negro. L’idea di una canzone particolarmente malinconica nonostante il titolo. Del resto è tutto chiaro fin dal primo verso, emblema di buona parte della MPB e del suo pensiero: la tristezza è un qualcosa che, sotto sotto, non ci lascia mai, se non per quei pochi momenti di felicità. Quasi banale, se volete, ma detto con grande arte e con quei riferimenti semplici (il volo della piuma, la goccia di rugiada, la festa del carnevale e la sucessiva depressione) che ne rappresentano, in fondo, i motivi del successo universale. Approfitto della particolare ricorrenza per  postare traduzione di un testo che risulta abbastanza comprensibile anche in portoghese. Ragion di più per gustarsela e cantarsela in questa interpretazione, un po’ più lieve, di Gal Costa o, dopo il testo, nella versione Suba.


Tristeza não tem fim
Felicidade sim...
La tristezza non ha fine, la 
felicità sì

A felicidade è como a pluma 
Que o vento vai levando pelo ar

La felicità è come la piuma
che il vento porta per l'aria
Voa tão leve
Mas tem a vida breve

vola lieve 
ma ha vita breve
Precisa que haja vento sem parar

bisogna che il vento non cada.
A felicidade do pobre parece 
A grande ilusão do carnaval

La felicità del povero somiglia 
alla grande illusione del carnevale
A gente trabalha o ano inteiro 
Por um momento de sonho

Si lavora tutto l’anno 
per un istante di sogno
Pra fazer a fantasia
 De rei, ou de pirata, ou jardineira

Per fare un costume da re, o da pirata o da giardiniera
E tudo se acabar na quarta feira
Poi tutto finisce il mercoledi 

Tristeza não tem fin 
Felicidade, sim...

La tristezza non ha fine, la 
felicità sì


A felicidade è como a gota
 De orvalho numa petala de flor

La felicità è come la goccia 
di rugiada sul petalo di un fiore
Brilha tranquila
 Depois de leve oscila
 E cai como uma lagrima de amor

Brilla serena,
 poi oscilla lggermente 
e infine cade come una lacrima d'amore
A minha felicidade està sonhando 
Nos olhos da minha namorada

La mia felicità sogna 
negli occhi della mia innamorata
E' como esta noite
 Passando, passando 
Em busca da madrugada

E' come questa notte che sta passando, passando 
in cerca dell'aurora
Falem baixo por favor
 Pra que ela acorde alegre como o dia

Parlate piano, per favore...
 perché lei si svegli allegra come il giorno
Oferecendo bijos de amor

Offrendo baci d'amore
Tristeza não tem fim
Felicidade sim...
La tristezza non ha fine, la 
felicità, si...




martedì 5 marzo 2013

Quella volta che Jobim non ha avuto le palle


Sanremo 2013. Credo di aver visto, messi insieme, non più di una ventina di minuti, la sera del sabato, trovati nel complesso alquanto noiosi. Non poteva essere altrimenti perché Sanremo fa parte di quei programmi che, o prendi sul serio, guardando tutte le serate, minuto per minuto, o meglio lasciar perdere.
In quei 20 minuti però sono riuscito a vedere la performance cicciona di Elio e LST, cogliendo la citazione finale che riporto integralmente “C’è poi il samba di una nota sola / Ma, se ascolti attentamente, dopo un po’ cambia: Jobim non ha avuto le palle di perseguire un obiettivo / Non ci ha creduto fino in fondo / Invece Noi Sì”. Detto questo auguro a La Canzone Monotona lunga vita e decine e decine di cover come è successo per "Samba de Uma Nota Só".
Scelgo questa versione (1971) anche per lo straordinario impermeabile sfoggiato da Nara Leao sulla copertina dell’LP.