lunedì 9 maggio 2011

Post-operatorio

Il primo “post”-operatorio (come testimonia la foto scattata nel mio bagno) mi è stato suggerito da mm1 che, alle prese con ripetuti ascolti di “Vinicius en la Fusa”, mi chiede la traduzione di Apelo.

La Fusa era un cosiddetto "caffè concerto" con sede in Mar del Plata (Argentina, si spostò poi a Punta del Este in Uruguay), un locale dalle dimensioni ideali per le esibizioni del nostro Vinicius. 
Da questi show sono nati due dischi fondamentali, registrati in studio a poco distanza di tempo, nel ‘70 e nel ‘71, con la produzione di Alfredo Radosznski. I due dischi si distinguono anche per la presenza di due diverse star femminili, Maria Creuza nel primo e Maria Bethania nel secondo, ed è proprio quest’ultima (allora ai suoi esordi) a duettare con Vinicius nella splendida interpretazione di Apelo. Come in altre occasioni Vinicius mixa la sua produzione musicale e poetica (del resto come distinguerle?) inserendo l’emozionante lettura del suo Soneto de separação. Bravi tutti come sempre, senza dimenticarci dell’insostituibile chitarra di Toquinho. Perdonate qualche imprecisione nella traduzione, in nome delle mie ferite!



Apelo
Composição : Vinícius de Moraes e Baden Powell

Ah, meu amor não vás embora

Oh, amore mio non andar via 

Vê a vida como chora, vê que triste esta canção

guarda, la vita sembra un pianto e com’è triste questa canzone
Não, eu te peço, não te ausentes
No, ti prego, non andartene
Pois a dor que agora sentes, só se esquece no perdão
per il dolore che provi adesso, e che puoi dimenticare solo perdonando
Ah, minha amada me perdoa
Perdonami mia amata
Pois embora ainda te doa a tristeza que causei
anche se ti fai ancora male la tristezza che ho causato
Eu te suplico não destruas tantas coisas que são tuas
ti prego non distruggere tutte queste cose che ti appartengono
Por um mal que eu já paguei
per un sofferenza che ho già pagato

Ah, minha amado, se soubesses
Ah, mio caro, se tu sapessi
Da tristeza que há nas preces
che tristezza c’è in queste preghiere
Que a chorar te faço eu

mi rivolgo a te in lacrime
Se tu soubesses num momento todo arrependimento
Se tu potessi conoscere in un solo attimo tutti i rimpianti
Como tudo entristeceu

come tutto diventa triste
Se tu soubesses como é triste

Se sapessi quant’è triste
Perceber que tu partiste
Sem sequer dizer adeus
rendersi conto che sei partito 
senza nemmeno un addio
Ah, meu amor tu voltarias
Oh, amore mio, tu torneresti
E de novo cairias
E per cadere di nuovo
A chorar nos braços meus
a piangere tra le mie braccia

(la parte recitata è il Sonetto della Separazione che riporto nella traduzione di Tiziana Tonon)

D’un tratto dal sorriso sorse il pianto, silenzioso e bianco come la bruma

E dalle bocche unite sorse schiuma, e dalle mani tese lo sgomento
D’un tratto dalla calma sorse il vento
che degli occhi disfò l’ultima fiamma

Dalla passione sorse lo scontento
e dall’istante immoto sorse il dramma
D’un tratto, no assai più che sol d’un tratto,
divenne triste colui che era amante

E solo colui che era soddisfatto divenne l’amico intimo distante

La vita diventò avventura errante,
d’un tratto, no assai più che sol d’un tratto.



3 commenti:

onan ha detto...

Bentornato.

goodnight ha detto...

grazie Luca e a presto!

mm1 ha detto...

torno ora sul tuo blog perché stavo proprio ascoltando "en la fusa" in bicicletta e mi sono detto: ma io avevo chiesto una traduzione a quel bel blog!

ed eccomi qua.

che dire, grazie grazie grazie e linko subito al post.

ti volevo chiedere della traduzione della poesia: dove l'hai trovata? in quell'oscar mondadori dedicato a de moraes?

grazie mille!

mm1