Anche a cercare a ritroso di qualche mese, non trovo grandi
articoli a cui linkare per ricordare la figura di Mark Murphy scomparso nel
mese di ottobre dello scorso anno all’età di ottantatrè anni: giusto un articolo su ondarock.it uscito a due giorni dalla scomparsa.
Così lo descrive Enzo Capua sulla rivista Musica Jazz
(gennaio 2016) : “Lontano mille miglia dai bagliori e dai clamorosi successi di
un Frank Sinatra, di un Tony Bennet o persino del ben più suadente Mel Tormè,
Mark Murphy rimarrà nella storia del jazz come il cantante bianco più
importante della sua generazione”. Visti i nomi citati e la lunga carriera di
Murphy non mi sembra poco. “Assieme ai tre giganti sopra citati condivideva una
straordinaria sensibilità musicale, un rispetto ineguagliabile per i testi
delle song oltre ad una flessibilità ed a una tecnica vocale di finissima
fattura”. Scelte di repertorio e un carattere non facile gli sono costati parecchio in termini di popolarità: per
fortuna l’ampia discografia e i materiali presenti sul web consentono di
recuperare o approfondire la conoscenza della sua fantastica vocalità. Nell’album
“Lucky to be me” (2002) che giaceva da tempo inascoltato nella colonna dei cd, ritrovo
un versione di Photograph di Tom Jobim che ricorda le frequenti incursioni di
Murphy nel repertorio brasiliano. Volendo, ma proprio volendo, direi anche un
bell’ascolto per San Valentino.
You and I, we two alone
In this terrace by the sea The sun is going down And in your eyes I see the changing colors of the sea It's time for you to go The day is done And shadows stretch their arms to bring the night The sun falls in the sea And down below a window, light we see Just you and me |
You and I, we two alone
Here in this bar, with dimming lights A full and rising moon comes from the sea And soon the bar will close for you and me But there will always be a song To tell a story you and I cannot dismiss The same old simple story of desire And suddenly that kiss, that kiss That kiss That kiss That kiss |
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