venerdì 25 maggio 2007

Dalla segreteria di Ricardo Izecson dos Santos Leite in arte Kakà: "Sono Kaká. Al momento non posso rispondere. Grazie. Dio ti benedica. Ciao".


Mentre questo sito ha un numero di lettori che si conta sulle dita di una mano (il piacere di una lettura esclusiva!) si ritiene che circa 2,5 miliardi di persone abbiano assistito in tv alla finale Milan-Liverpool. In molti avranno così notato il gesto, non nuovo, di Kakà inginocchiato a fine partita in mezzo al campo, braccia sollevate in segno di preghiera, maglietta con scritta “Gesù ti appartengo”. Un gesto spontaneo, credo, ma anche una bella forma di pubblicità per la chiesa evangelica a cui kaka appartiene (Renascer em Cristo). L’altro giorno il papa, parlando dell’italia multietnica e delle diverse religioni che vi sono professate, ha detto giusto rispettarle tutte ma un buon cattolico non dovrebbe rinunciare a far proseliti. Peccato che alla squadra di Bento XVI manchi un testimone come Kakà, uno che, a quanto pare, si è fatto personalizzare le scarpe da calcio dall'Adidas con la frase "Dio è fedele"o qualcosa di simile. Kaka è un campione, una faccia pulita, una bella persona. Massimo rispetto per il suo credo religioso. Certo che quando questo avviene di fronte a qualche centinaia di milioni di persone non si tratta più della preghierina pima di andare a dormire inginocchiato di fronte al proprio lettino. La missione 'sta volta è davvero compiuta. Secondo quanto apprendo da vari siti di fan del brasiliano (uno per tutti in italiano) questo sembra essere il gruppo musicale e la canzone che preferisce. Strano che un tipo così sia finito nella squadra del diavolo.


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