lunedì 29 settembre 2008
MPBaby Clube da Esquina (2008) André Mehmari, piano.
Non so se la cosa funzioni con molti altri dischi: ma se prendi Clube da Esquina I (del 1972) e Clube da Esquina II (del 1978), dischi cult di cui ho già raccontato qualcosa, e li fai suonare al pianoforte dal solo Andre Mehmari, vien fuori questo disco che mi limito a definire, diminuendone certamente il valore, convincente.
Non c’è l’angelo Milton (la voce con cui canterebbe Dio, come disse Elis Regina), non le chitarre di Toninho Horta, non la coralità, non il collettivo di sonorità, ispirazioni, personalità. Asciugati alla tastiera, affidati ad un solista, rimangono delle composizioni bellissime che quasi mi dispiace chiamare classici per timore di farle insensatamente invecchiare. È pensare che quello di cui sto parlando è un disco per bambini, alla faccia dei nostri riccioluti pianisti.
L’album fa parte, infatti, di un particolare progetto denominato, non a caso, MPBaby, pensato per i bambini e i loro genitori (musica instrumental para pais e filhos come si legge sulla copertina); una collezione di CD, DVD e libri illustrati fatta per ascoltare e parlare insieme di musica ed altre cose della vita. Sinceramente al primo, al secondo e ai successivi ascolti non l’avevo capito. Non l’avevo capito nemmeno dalla copertina che avevo recepito semplicemente come un modo originale per reinterpretare la straordinaria “capa” di Clube de Esquina. Nella stessa collana ci sono pure i Beatles (interpretati dallo stesso Mehmari) insieme a scelte più scontate come le canzoni di Natale ... Al di là degli intenti del progetto, quello su Clube da Esquina è un ottimo disco. Ovviamente l’aspettativa è che questi piccoli ascoltatori comincino ad ascoltare al più presto gli originali Lennon e McCartney così come gli originali Lô Borges, Milton Nascimento, Fernando Brant, Wagner Tiso, Beto Guedes e tutti ragazzi del Clube. Eccoli ancora insieme, almeno in parte, in questo video del 1997 (25 anni dopo...)
Para Lennon e McCartney
(Marcio Borges - Fernando Brant - Lô Borges)
Nell’elenco dei brani suonati da Mehmari oltre ai pezzi derivati dal primo Clube da Esquina (Paisagem da Janela / Um Girassol da Cor de seu Cabelo / Cravo e Canela /San Vicente / Clube da Esquina 2 / Tudo que Você Podia Ser / Trem Azul) e dal successivo Clube da Esquina 2 (Canoa, Canoa / Nascente / E Daí / Olho D’Água / Paixão e Fé) ci sono pure 2 brani dall’album Milton del 1970 (Durango Kid e Clube da Esquina1). Chiudo con le parole dello stesso André Mehmari, dal sito di MPBaby
“Ho scoperto la magia della musica di Club da Esquina che ero ancora un bambino ed è per me un vero privilegio poter rappresentare questo universo ai suoi nuovi ascoltatori. Tutto è “pieno” quando si è bambini ... Ognuna di queste canzoni racchiude e suggerisce una grande diversità di colori e di suoni e, pertanto, di approcci musicali. È sempre una sfida rappresentare le diversità espressive proposte dal Clube: brasilianità, latinità, tradizione ed erudizione, jazz, pop, Africa, avanguardia, Beatles, bossa nova... tutto insieme in un unico respiro: il trionfo dell’immaginazione sul caos! [...]
Ho inciso questi arrangiamenti in un brevissimo spazio di tempo, due notti, come chi sfoglia un album di fotografie particolarmente amato.
Chiedo ai “mineiros” di poter suonare un po’ dei loro sogni: paesaggi visti attraverso la finestra dell’anima”.
Clube da Esquina N°2
(Milton Nascimento - Lô Borges)
sabato 27 settembre 2008
Lenine "Labiata" (2008)
Sei anni dopo l'ultimo, il nuovo album in studio di Lenine, artista di lungo corso, ma a conti fatti di pochi dischi. Per saperne di più, il lungo making of del disco girato da Rodrigo Pinto.
"Labiata" è il nome di una specie di orchidea, fiore di cui Lenine è appassionato.
Nel brano "Continuação" anche i tre figli di Lenine, Bernardo Pimentel, Bruno Giorgi e João Cavalcanti.
Il disco è frutto di un lavoro di collaborazione con diversi compositori da Arnaldo Antunes a Lula Queiroga, che compaiono anche nel video. C'è anche un brano da un testo inedito di Chico Science (scomparso nel '97) musicato adesso da Lenine.
Con il nuovo disco anche il nuovo sito, che merita un passaggio.
giovedì 25 settembre 2008
Càlice (Chico Buarque/Gilberto Gil 1973)
Giravano non molto tempo fa, diversi post e commenti su quali fossero le canzoni più tristi. Certamente Càlice si candida ad essere una di queste, se non altro per la rabbia e il dolore che si porta dentro ogni esperienza di privazione della libertà. E Càlice parla di questo, parla di dittatura e di censura, di parole strozzate in gola. Da qui l’intuizione di aprire il pezzo con un canto a bocca chiusa, e quella di nascondere nel titolo della canzone il suo messaggio. Come mi ricordava Jux, proponendo i suoi brani preferiti di Chico, “calice” si pronuncia infatti allo stesso modo di “cala-se” ovvero “stai zitto!”. La canzone fu scritta per lo show in cui la Phonogram aveva deciso di presentare i maggiori interpreti del suo catalogo e di farli esibire in duetto. La sera di un venerdì santo, Gil si presentò a Chico con l’ipotesi di un ritornello, praticamente le parole pronunciate da Gesù sul monte degli ulivi, con l’idea del doppio significato che offrì il titolo al brano. La melodia fu scritta nei giorni successivi mentre le quattro strofe furono equamente divise tra Gil -la prima e la terza ("De muito gorda a porca já não anda...")- e Chico la seconda ("Como é difícil acordar calado...") e la quarta ("Talvez o mundo não seja pequeno..."). Al momento dell’esibizione la censura arrivò sulla canzone stessa, con Chico e Gil costretti ad interpretare il pezzo senza parole, e con i microfoni spenti al solo accenno del refrain “Pai, afasta de mim esse cálice” (“Padre, allontana da me questo calice”). A ricordarlo non solo la testimonianza dei presenti ma una documentazione filmata che ripropongo qui.
Chico Buarque e Milton Nascimento
(come nella versione discografica incisa nel 1978)
Como beber dessa bebida amarga (1)
Come bere questa bibita amara
Tragar a dor, engolir a labuta
Mandar giù il dolore, inghiottirlo a fatica
Mesmo calada a boca resta o peito
Anche se chiusa la bocca resta l’animo
Silêncio na cidade não se escuta
Il silenzio in città non si sente
De que me serve ser filho da santa
A che mi serve essere figlio di santa
Melhor seria ser filho da outra (2)
Meglio sarebbe essere figlio di altra
Outra realidade menos morta
Un’altra realtà meno morta
Tanta mentira, tanta força bruta
Tanta menzogna, tanta forza bruta
Como é difícil acordar calado
Com’è difficile svegliarsi in silenzio
Se na calada da noite eu me dano
Se nel silenzio della notte io mi dispero
Quero lançar um grito desumano
Voglio lanciare un grido disumano
Que é uma maneira de ser escutado
Che è un modo per essere ascoltato
Esse silêncio todo me atordoa
Tutto questo silenzio mi stordisce
Atordoado eu permaneço atento
sebbene stordito io rimango attento
Na arquibancada pra a qualquer momento
Nella tribuna in un momento qualsiasi
Ver emergir o monstro da lagoa (3)
Vedere emergere il mostro del lago
Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
De vinho tinto de sangue
Di vino rosso di sangue
De muito gorda a porca já não anda
la scrofa è così grassa che non cammina più
De muito usada a faca já não corta
Il coltello talmente usato che non taglia più
Como é difícil, pai, abrir a porta
Come è difficile, padre, aprire la porta
Essa palavra presa na garganta
Questa parola (4) strozzata in gola
Esse pileque homérico no mundo
Questa sbornia omerica per il mondo
De que adianta ter boa vontade
A che mi serve avere buona volontà
Mesmo calado o peito resta a cuca
Anche se ammutolito l’animo resta la ragione
Dos bêbados do centro da cidade
Degli ubriachi nel centro della città (5)
Talvez o mundo não seja pequeno
Forse il mondo non sarebbe piccolo
Nem seja a vida um fato consumado
E la vita non sarebbe un fatto compiuto
Quero inventar o meu próprio pecado
Voglio inventare il mio proprio peccato
Quero morrer do meu próprio veneno
Voglio morire del mio proprio veleno
Quero perder de vez tua cabeça
Voglio perdere per sempre la tua testa (6)
Minha cabeça perder teu juízo
La mia testa perdere il tuo giudizio
Quero cheirar fumaça de óleo diesel
Voglio annusare lo scarico del diesel
Me embriagar até que alguém me esqueça.
Ubriacarmi finchè qualcuno non mi dimentichi.
(traduzione Paolo Scarnecchia dal più volte citato Musica Popolare Brasiliana Gammalibri 1983)
(1) dovrebbe essere un’allusione al fernet che Chico era solito offrire a Gil quando questi gli faceva visita: trattandosi di un prodotto probabilmente conosciuto in Italia ci potremmo leggere il ricordo amaro per la prolungata e forzata lontananza dal Brasile
(2) Melhor seria ser "filho da puta" (che non sarebbe stato pubblicabile) diventa “filho de outra”: il riferimento è a chi ha accettato il regime, i suoi favori, la sua protezione.
(3) “Il mostro” era il modo in cui gli uomini del regime si riferivano alla possibilità di una rivolta popolare, di una reazione non controllabile, in altre parole di una possibile rivoluzione.
(4) la parola impronunciabile è “apertura” ovvera una strategia attraverso la quale i militari cercavano in quel perido una via di uscita dalle loro responsabilità e dalla grave crisi economica del paese attraverso un graduale passaggio di potere ai civili
(5) gli ubriachi coloro che credevano ancora in una possibile libertà, come nell’altrettanto celebre “O bebado e a equilibrista”.
(6) Per passare i tagli della censura la necessità di girare intorno alle parole con delle licenze poetiche, con dei non-sense che parlano invece chiarissimo come quel “voglio perdere la tua testa” e quel desiderio di liberarsi delle regole/morale del regime sintetizzato nel successivo “la mia testa perdere il tuo giudizio”
Come tante canzoni del periodo, un testo pieno di riferimenti che non è sempre facile ricostruire, non avendo vissuto quelle vicende (e aggiungo per fortuna) e desiderando comunque approfondire la conoscenza di quei testi. Spero sempre che capiti sul blog qualcuno che possa integrare i miei interventi o dare riferimenti ad altri testi di riferimento.
Aggiungo un’ultima curiosità, ovvero il fatto che di Calice esiste anche una versione italiana, tradotta e cantata da Franco Simone. Sinceramente non l’ho mai sentita, ma il testo su internet c’è. C’è pure una versione, per così dire rock, del gruppo Dr.Lao.
Chico Buarque e Milton Nascimento
(come nella versione discografica incisa nel 1978)
Como beber dessa bebida amarga (1)
Come bere questa bibita amara
Tragar a dor, engolir a labuta
Mandar giù il dolore, inghiottirlo a fatica
Mesmo calada a boca resta o peito
Anche se chiusa la bocca resta l’animo
Silêncio na cidade não se escuta
Il silenzio in città non si sente
De que me serve ser filho da santa
A che mi serve essere figlio di santa
Melhor seria ser filho da outra (2)
Meglio sarebbe essere figlio di altra
Outra realidade menos morta
Un’altra realtà meno morta
Tanta mentira, tanta força bruta
Tanta menzogna, tanta forza bruta
Como é difícil acordar calado
Com’è difficile svegliarsi in silenzio
Se na calada da noite eu me dano
Se nel silenzio della notte io mi dispero
Quero lançar um grito desumano
Voglio lanciare un grido disumano
Que é uma maneira de ser escutado
Che è un modo per essere ascoltato
Esse silêncio todo me atordoa
Tutto questo silenzio mi stordisce
Atordoado eu permaneço atento
sebbene stordito io rimango attento
Na arquibancada pra a qualquer momento
Nella tribuna in un momento qualsiasi
Ver emergir o monstro da lagoa (3)
Vedere emergere il mostro del lago
Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
De vinho tinto de sangue
Di vino rosso di sangue
De muito gorda a porca já não anda
la scrofa è così grassa che non cammina più
De muito usada a faca já não corta
Il coltello talmente usato che non taglia più
Como é difícil, pai, abrir a porta
Come è difficile, padre, aprire la porta
Essa palavra presa na garganta
Questa parola (4) strozzata in gola
Esse pileque homérico no mundo
Questa sbornia omerica per il mondo
De que adianta ter boa vontade
A che mi serve avere buona volontà
Mesmo calado o peito resta a cuca
Anche se ammutolito l’animo resta la ragione
Dos bêbados do centro da cidade
Degli ubriachi nel centro della città (5)
Talvez o mundo não seja pequeno
Forse il mondo non sarebbe piccolo
Nem seja a vida um fato consumado
E la vita non sarebbe un fatto compiuto
Quero inventar o meu próprio pecado
Voglio inventare il mio proprio peccato
Quero morrer do meu próprio veneno
Voglio morire del mio proprio veleno
Quero perder de vez tua cabeça
Voglio perdere per sempre la tua testa (6)
Minha cabeça perder teu juízo
La mia testa perdere il tuo giudizio
Quero cheirar fumaça de óleo diesel
Voglio annusare lo scarico del diesel
Me embriagar até que alguém me esqueça.
Ubriacarmi finchè qualcuno non mi dimentichi.
(traduzione Paolo Scarnecchia dal più volte citato Musica Popolare Brasiliana Gammalibri 1983)
(1) dovrebbe essere un’allusione al fernet che Chico era solito offrire a Gil quando questi gli faceva visita: trattandosi di un prodotto probabilmente conosciuto in Italia ci potremmo leggere il ricordo amaro per la prolungata e forzata lontananza dal Brasile
(2) Melhor seria ser "filho da puta" (che non sarebbe stato pubblicabile) diventa “filho de outra”: il riferimento è a chi ha accettato il regime, i suoi favori, la sua protezione.
(3) “Il mostro” era il modo in cui gli uomini del regime si riferivano alla possibilità di una rivolta popolare, di una reazione non controllabile, in altre parole di una possibile rivoluzione.
(4) la parola impronunciabile è “apertura” ovvera una strategia attraverso la quale i militari cercavano in quel perido una via di uscita dalle loro responsabilità e dalla grave crisi economica del paese attraverso un graduale passaggio di potere ai civili
(5) gli ubriachi coloro che credevano ancora in una possibile libertà, come nell’altrettanto celebre “O bebado e a equilibrista”.
(6) Per passare i tagli della censura la necessità di girare intorno alle parole con delle licenze poetiche, con dei non-sense che parlano invece chiarissimo come quel “voglio perdere la tua testa” e quel desiderio di liberarsi delle regole/morale del regime sintetizzato nel successivo “la mia testa perdere il tuo giudizio”
Come tante canzoni del periodo, un testo pieno di riferimenti che non è sempre facile ricostruire, non avendo vissuto quelle vicende (e aggiungo per fortuna) e desiderando comunque approfondire la conoscenza di quei testi. Spero sempre che capiti sul blog qualcuno che possa integrare i miei interventi o dare riferimenti ad altri testi di riferimento.
Aggiungo un’ultima curiosità, ovvero il fatto che di Calice esiste anche una versione italiana, tradotta e cantata da Franco Simone. Sinceramente non l’ho mai sentita, ma il testo su internet c’è. C’è pure una versione, per così dire rock, del gruppo Dr.Lao.
mercoledì 17 settembre 2008
sì, ma come chiudere? (onan non farlo)
sinceramente non mi sono mai posto il problema se chiudere i battenti o meno: gestisco il blog alla cazzona, e me ne scuso con tutti, tra entusiasmi e svogliatezze, scarsa propensione per il web 2.0, improvvise cadute della linea adsl, impegni che fatico a gestire e che comprimono il tempo alle minime necessità fisiologiche. Onan mi pone però un problema, ovvero come chiudere: un problema che ho già risolto da tempo avendo individuato in questo video l'ideale commiato. Elegante, in bianco e nero e molto anni '70 come mi piacerebbe essere. Ora che me lo sono giocato mi tocca cercare un'altra soluzione e rimandare, chissà a quando, i titoli di coda.
lunedì 8 settembre 2008
domenica 7 settembre 2008
Attenti al voto
Come sarebbe la tua vita se hai un problema da affrontare e se nei prossimi quattro anni non riuscissi a risolverlo? Lucio, per esempio, quand’è nervoso, non riesce a trattenersi e comincia a ballare.
E’ questa la metafora scelta dai creativi del governo per invitare i brasiliani a votare con attenzione alle prossime amministrative.
Gli altri soggetti su terrabrasilis
E’ questa la metafora scelta dai creativi del governo per invitare i brasiliani a votare con attenzione alle prossime amministrative.
Gli altri soggetti su terrabrasilis
Iscriviti a:
Post (Atom)