Ancora sulla questione del crocefisso, la
bustina di Umberto Eco
"... almeno due generazioni di italiani hanno passato l'infanzia in aule in cui c'era il crocefisso in mezzo al ritratto del re e a quello del duce, e sui trenta alunni di ciascuna classe parte sono diventati atei, altri antifascisti, altri ancora, credo la maggioranza, hanno votato per la Repubblica".
2 commenti:
mah.. intanto adesso in classe non ci sono solo italiani e non è più quindi questione tra credente o non credente ma anche tra diversi credo. Per quanto riguarda gli antifascisti prima dell'8/9 con il duce appiccicato al muro non è che ce ne fossero poi così tanti e i bambini di quelle classi erano tutti allegri balilla. Per inciso anch'io non credo che la presenza di simboli possano influire più di tanto sulla formazione di un ragazzo, è però una questione di principio.
Leggendo poi per intero la "bustina" incredibile che Eco confonda anche lui la corte europea con l'unione europea. Mi paragona poi una classe di liceo italiana ad una moschea, dove mi devo togliere rispettosamente le scarpe, e non mi pare che nessuno voglia togliere i crocifissi dalle chiese... i poveri musulmani vengono sempre messi in mezzo anche quando non centrano nulla.
A proposito per "tradizione" in chiesa dalle nostre parti fino agli anni 60 le donne in chiesa portavano il velo.. .. ricordo bene la mia perplessità quando non capivo perché mia sorella per entrare si copriva mentre io dovevo togliermi il cappello. Pace e bene...
Per una volta che “pensavo di pensarla giusta”, probabilmente mi sbagliavo ancora. In effetti all’immagine del duce e alla generazione dei balilla avevo pensato anch’io. Ci potrebbe essere anche un risvolto positivo: la nostra generazione ha avuto in aula l’immagine dei presidenti della Repubblica e forse questo ha contribuito a quel minimo senso delle istituzioni che ancora conserviamo. Quel che non dice nessuno (o almeno io non l’ho letto) è che alla fine rimarranno solo i simboli a pagamento. Insomma il crocefisso deve solo trovarsi uno sponsor. Ciao!
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