domenica 25 marzo 2007

La vita, amico, è l'arte dell'incontro.





Tratto da un articolo di MATTEO CUCCINI su musibrasil.net

[...] Questa è la ricetta, per chi ancora non la conoscesse: c’è un certo Endrigo, Sergio Endrigo, nato a Pola di Istria, cantore popolare di vena poetica sopraffina, malinconica e inquieta, profeta critico di un epoca dominata, in campo musicale ma non solo, dalla filosofia dell’usa e getta. C’è Vinicius, Vinicius de Moraes, compositore brasiliano, poeta, sceneggiatore e diplomatico, che canta e recita, malinconico e beffardo, ironico e pungente: in quell’anno, in quell’inverno del ’69 a Roma, quasi per esilio dai tragici eventi politici del suo paese.

C’è la chitarra di Toquinho, quella chitarra perfetta, in cui lo stesso Vinicius riconosce substrato ideale per le sue composizioni. E c’è un poeta, puro e fra i più grandi del nostro novecento, Ungaretti d’Alessandria. Un poeta innamorato di un poeta, Vinicius appunto, che imparò a conoscere e a frequentare già dal ’37 quando, insegnando letteratura italiana all’università di San Paolo, si ritrovò a soggiornare in Brasile. Un poeta innamorato a tal punto di quei versi, i versi del giovane esordiente Vinicius, da sentire quasi l’esigenza, il dovere morale di tradurli, qualche anno più tardi, nella nostra lingua. E c’è infine il genio assemblatore di questa opera, Sergio Bardotti, autore, direttore artistico, traduttore e produttore fra i più importanti dell’industria discografica italiana.

Per un equilibrio quasi magico di dosi fra questi non trascurabili ingredienti è nato uno dei concept album più interessanti della storia della musica italiana contemporanea; un album non a necessario e circoscritto uso e consumo di appassionati di Brasile ma, anche e soprattutto, di chiunque sia ancora in grado di cogliere, in questa epoca del frivolo e dell’effimero, l’alto valore della poesia. [...]


Cos’altro aggiungere? La copertina originale è quella a destra, con il disegno della chitarra. Ma in una bancarella non ho saputo resistere all'acquisto di una ristampa (?) con una diversa copertina.

Il brano con cui si apre e chiude l’album è il Samba delle benedizioni
("Samba da benção") di Baden Powell e Vinicius de Moraes. La chiusura del brano è concepita come lunga dedica e benedizione agli amici, agli artisti con cui condividere il viaggio nella musica. Capita così che, in ogni tempo e ad ogni latitudine, ognuno può adattarla alle proprie amicizie vecchie e nuove, senza dimenticare i grandi della musica popolare brasiliana.

"Samba da benção" compare anche in Timeless l'album in cui Sergio Mendes (classe 1941) ripropone alcuni classici brasiliani in chiave hip hop, in compagnia, tra gli altri, di personaggi come Black Eyed Peas, Stevie Wonder, Justin Timberlake, Marcelo D2 (che interpreta appunto Samba da benção). Nel sito il brano è definito come "earlier version of rap" visto la lunga parte parlata e declamata sulla melodia di Baden Powell.


Il brano è divenuto celeberrimo nella versione francese "Samba Saravah"(con testo di Pierre Barouh che credo ne sia l’interprete, anche nel film) inserita nella colonna sonora di Un Homme Et Une Femme di Claude Lelouch, del 1966. Un brano per me irresistibile quanto l’irresistibile fascino di Anouk Aimée.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello rileggerti dopo anni!
Rob

goodnight ha detto...

Rob, mi fai commuovere. Dico sul serio questo blog
e il sottoscritto ti devono tantissimo. Anche se oggi scrivo poco niente, sapere che qualcuno (e tu in particolare) rilegga con piacere i vecchi post dà un senso a tutto questo! Ciao stefano