Scuola privata o scuola pubblica? Non fosse altro che per tirchieria (ma sarebbe meglio dire scarse risorse) direi scuola pubblica. Dico agli amici che invece hanno scelto la privata, di selezionare con attenzione l’istituto in cui iscrivere i propri figli. Questo nella foto, sembrerebbe a prova di protesta. Attenti però che, aspettando di parlare con i professori, potreste trovarvi in fila con Francesco Rutelli, Michele Santoro o Nanni Moretti.
da repubblica.it "Può esistere la perfezione? Per rendersene conto bisognerà aspettare novembre quando sarà in edicola il servizio della rivista "American Photo" che per festeggiare il 30esimo anniversario ha realizzato un servizio fotografico con la top model brasiliana Gisele Bundchen realizzato da Nino Munoz". qualche scatto in anteprima
Paolo Guzzanti lo conoscete tutti. PG, oggi senatore PdL, sta da sempre dalla parte della maestra unica. Nonostante i suoi “spostamenti” sta dalla parte della M.U. oggi, anno 2008, cosìccome nel 1989 quando, parlando della riforma Galloni scriveva: "La maestra sarà rimpiazzata non da un essere umano in senso stretto, ma da un organismo polimero dell'umano, anche se vagamente antropomorfo. Ci riferiamo a quell'oggetto misterioso che va sotto il nome rispettabile di Equipe. Proprio così, al posto della maestra vagherà per le classi un gruppo di tre insegnanti indistinguibili". Non lo scriveva su Il Giornale, ma sulle pagine di Repubblica. Qualcosa allora non mi torna.
Anno 1910. Anno in cui i superiori usavano ancora il frustino nei confronti dei marinai "insubordinati". Anno in cui 250 frustate di troppo fanno scoppiare “la rivolta del frustino” che paralizza la città di Rio per diversi giorni. A questo episodio si ispira la canzone “O mestre sala dos mares” di Aldir Blanc e João Bosco, autori che diedero ad Elis Regina un bel po’ di pezzi e che furono ripagati con interpretazione entrate nella storia della MPB. Ci racconta tutto Alessandro Andreini in un articolo di pochi giorni fa su musibrasil.net. Da lì prendo anche il testo che riporto di seguito (nell’articolo proposto con un confronto tra testo originale e testo censurato).
Evidentemente cimentarsi con il repertorio di Elis, accettando ovviamente un confronto impossibile, sembra una tappa obbligata per le interpreti della musica brasiliana di oggi. Con “O mestre sala dos mares” si è cimentata Ivete Sangalo, ultima reginetta dell’axé, spalle nude e vestito nero. Spalle nude, ma vestito bianco per Elis: video fresco fresco (appena di ieri) ripreso da un festival del 1978 di cui trovate qui diversi altri brani.
Elis “O Mestre Sala dos Mare” (1978)
Ivete Sangalo “O Mestre Sala dos Mare” (2004)
“O Mestre-Sala Dos Mares” (Aldir Blanc e João Bosco)
Ha muito tempo nas águas da Guanabara Da molto tempo nella baia di Guanabara O dragão do mar reapareceu Il drago del mare è riapparso Na figura de um bravo feiticeiro Nella figura di un bravo stregone A quem a história não esqueceu Che la storia non ha dimenticato Conhecido como navegante negro Conosciuto come il navigatore negro Tinha a dignidade de um mestre-sala Aveva la dignità di un maestro di cerimonia E ao acenar pelo mar na alegria das regatas E al salutare per il mare nell'allegria delle regate Foi saudado no porto pelas mocinhas francesas Fu salutato nel porto da ragazzine francesi Jovens polacas e por batalhões de mulatas Giovani polacche e da battaglioni di mulatte
Rubras cascatas jorravam das costas Rosse cascate sgorgavano dalle schiene dos santos entre cantos e chibatas dei santi tra canti e frustini Inundando o coração do pessoal do porão Inondando il cuore del personale della stiva Que a exemplo do feiticeiro gritava então Che a esempio dello stregone come lui gridava
Glória aos piratas, às mulatas, às sereias Gloria ai pirati, alle mulatte, alle sirene
Glória à farofa, à cachaça, às baleias Gloria alla farofa, alla cachaça, alle balene
Glória a todas as lutas inglórias Gloria a tutte le lotte ingloriose Que através da nossa história Che attraverso la nostra storia Não esquecemos jamais Non dimentichiamo mai
Salve navegante negro Salve navigatore negro Que tem por monumento Che ha per monumento As pedras pisadas do cais Le pietre calpestate del molo
Mas salve Salve o navegante negro Salve navigatore negro Que tem por monumento as pedras pisadas do cais Che ha per monumento le pietre calpestate del molo
Daniela deve aver ascoltato centinaia di volte Elis e si sente (sembra quasi canti con Elis nelle cuffie). Come sempre ben fisicata e grintosa, le diamo il merito di far conoscere la canzone anche a un pubblico di under21. Capita che si cimenti nel pezzo (chiedendo "desculpa" ad Elis, prima di cantare) anche Wanessa Camargo, innegabilmente carina, faccino da brava ragazza, corpo da copertina patinata. Wanessa, perfetto prodotto del pop verdeoro, come dimostrano i pezzi cantati con Ramazzotti e d’Alessio, non se la cava poi male. Molto meglio direi della pallida Sandy davvero inascoltabile (nonostante Sandy sia perfino arrivata in cima alle classifiche di vendita). Insomma tante interpreti femminile che mettono la curiosità di sapere come la canta il suo interprete maschile, nonchè autore. Belchior, con un baffo alla Roberto da Crema, la canta così: più o meno saltando una strofa ogni due, e visto che la canzone è sua e la canta come gli pare. Daniela Mercury - Como nossos pais
Ho appena consigliato a Larobi i due album Elis 1972 e Elis 1973... e nel frattempo ho trascorso la parte di domenica “passata in casa” a riascoltare "Falso Brilhante" (ma che consigliere sono?) album in studio che raccoglie alcuni dei brani portati in tour nelle quasi 300 rappresentazioni dello show omonimo.
“Como nosso pais” di Antonio Carlos Belchior è il pezzo che apre l’album ed uno dei tanti motivi per cui in questo blog si venera Elis Regina (tanto che ho sentito l'urgenza di farne subito un post). Elis... mettetela su un palco, datele il microfono... pazzesca. Capace di tirar fuori da ogni canzone che tocca, da ogni parola che canta, qualcosa di speciale. Nessuno come lei. Infine, come diceva Vinicius, abbiate un po’ di pietà anche per il traduttore e per i suoi eventuali errori. Ciao!
Como Nossos Pais Antonio Carlos Belchior Não quero lhe falar, meu grande amor Non voglio raccontarti, mio grande amore Das coisas que aprendi nos discos... Delle cose che ho imparato nei dischi
Quero lhe contar como eu vivi Voglio raccontarti come ho vissuto E tudo o que aconteceu comigo E tutto quello che mi è capitato Viver é melhor que sonhar Vivere è meglio di sognare Eu sei que o amor é uma coisa boa E so che l’amore è una cosa buona Mas também sei que qualquer canto Ma so anche che qualsiasi canzone É menor do que a vida de qualquer pessoa... Non basta a raccontare la vita di nessuno
Por isso cuidado meu bem Per questo, fai attenzione, mio bene Há perigo na esquina C’è un pericolo dietro l’angolo Eles venceram e o sinal está fechado prá nós Loro hanno vinto e il semaforo è rosso per noi Que somos jovens... Che siamo giovani Para abraçar seu irmão Per abbracciare tuo fratello E beijar sua menina na rua E baciare la tua ragazza per strada É que se fez o seu braço, Per questo sono state fatte le tue braccia O seu lábio e a sua voz... Le tua labbra e la tua voce...
Você me pergunta pela minha paixão Mi chiedi del mio amore Digo que estou encantada Dico che sono stregata Com uma nova invenção da una nuova invenzione Eu vou ficar nesta cidade Voglio restare in questa città Não vou voltar pro sertão Non voglio tornare al sertão Pois vejo vir vindo no vento Poichè vedo, venuta nel vento, Cheiro da nova estação Fiuto la nuova stagione Eu sei de tudo na ferida viva do meu coração... Io sento tutto nella ferita viva del mio cuore
Já faz tempo eu vi você na rua È passato del tempo da quando ti ho visto per strada Cabelo ao vento , gente jovem reunida Capelli al vento, tanti ragazzi insieme Na parede da memória essa lembrança Nella parete della memoria questo ricordo É o quadro que dói mais... E il quadro che fa più male
Minha dor é perceber Il mio dolore è sentire Que apesar de termos Che nonostante Feito tudo o que fizemos tutto quello che abbiamo fatto Ainda somos os mesmos Siamo ancora gli stessi E vivemos E viviamo Ainda somos os mesmos Siamo ancora gli stessi E vivemos E viviamo Como os nossos pais... Come i nostri genitori...
Nossos ídolos ainda são os mesmos I nostri idoli sono ancora gli stessi E as aparências não enganam não E le apparenze non ingannano, oh no, Você diz que depois deles Tu dici che dopo di loro Não apareceu mais ninguém Non è venuto più nessuno Você pode até dizer que eu tô por fora Puoi anche dire che non so niente Ou então que eu tô inventando... O che me lo sto inventando
Mas é você que ama o passado e que não vê Ma sei tu che ami il passato e che non vedi É você que ama o passado e que não vê sei tu che ami il passato e che non vedi Que o novo sempre vem... Che il nuovo arriva sempre...
Hoje eu sei que quem me deu Oggi so che chi mi ha dato A idéia de uma nova consciência e juventude L’idea di una nuova coscienza e gioventù Tá em casa guardado por Deus Se ne sta a casa protetto dal Signore Contando vil metal... A contare monetine senza valore...
Minha dor é perceber La mia sofferenza è capire Que apesar de termos Che nonostante tutto Feito tudo, tudo, Fatto tutto, dico tutto Tudo o que fizemos Tutto quello che abbiamo fatto Nós ainda somos os mesmos e vivemos Noi siamo ancora gli stessi e viviamo Ainda somos os mesmos e vivemos Siamo ancora gli stessi e viviamo Ainda somos Os mesmos e vivemos Siamo ancora gli stessi e viviamo como os nossos pais... come i nostri genitori...
Quello di Till Brönner è solo l’ultimo esempio di un jazzista affascinato dai suoni della musica brasiliana. I precedenti sono celeberrimi da Stan Getz a Toots Thielemans, al recentissimo lavoro (“Carioca” di cui prometto parlerò in futuro) di Stefano Bollani che al Brasile, e specificamente a Jobim, aveva già dedicato un intero album “Falando do Amor”. Till Brönner ha la particolarità di essere un musicista tedesco (particolarità rispetto al repertorio di RIO), di essere alla mano (anche se sa di essere piacente), di saper suonare la tromba e cantare, di amare le collaborazioni. Già nel disco di esordio “Oceania” (2006) troviamo ad esempio Madame Sarkozy nel brano “In My Secret Life” di Leonard Cohen. Disco prodotto da Larry Klein, marito di Joni Mitchell, che ritroviamo anche alla produzione di questo nuovo Rio. Il making-of dell’album racconta molte cose, conferma quanto siano disponibili i musicisti brasiliani, ci fa vedere tanti nomi noti da Marcos Susano, a João Donato, a Ed Motta, a Joyce tutti in ottima forma. C’è poco da fare, l’aria del Brasile fa bene. Ah, dimenticavo, nel disco c’è pure un pezzo con Annie Lennox, tanto per dirne un’altra. Un disco troppo easy listening, troppo caramelloso, perfettino negli arrangiamenti, fatto per accontentare un pubblico internazionale? Può essere, ma a volte vanno bene anche quei dolcetti super colorati e caramellati che ci rovinano i denti. Vorrà dire che la prossima volta segnalerò qualcosa di più ruvido, effetto colluttorio.
L’idea di proporre spettacoli dal vivo, concepiti e sviluppati intorno a un’idea base, ad un "tema", è un aspetto centrale della carriera di Elis. Nel 1977, dopo lo strepitoso successo dello spettacolo Falso Brilhante, Elis decide di dare un’ulteriore svolta alla sua carriera. E così il 17 Novembre debutta a Porto Alegre, sua città natale, la prima del nuovo spettacolo Transversal do Tempo. Elis racconta che lo spunto per il nuovo show, a comunciare proprio dal titolo, le venne seduta in un taxi, intrappolato in un ingorgo nelle strade di San Paolo. Fuori l’agitazione dei poliziotti a cavallo, l’arrivo di elicotteri, il fuggi fuggi della gente. Elis intrappolata, impotente, impossibilitata a prendere qualsiasi decisione, seduta in un taxi come in una “trasversale del tempo”. Elis spiegò in questo modo il titolo e l’idea su cui si sviluppò lo spettacolo che ebbe poi nel 1978 la sua versione su disco. Direzione di Maurício Tapajós e Aldir Blanc, scene e costumi di Melo Menezes, direzione musicale di César Camargo Mariano. Le immagini di questo video sono state registrate a Lisbona nel 1978 e fanno parte di uno speciale trasmesso dalla TV portoghese in occasione della morte di Elis.
Nella scelta dei brani dello show, Deus lhe Pague non può che occupare un ruolo centrale. Scritta nel 1971 e inserita nell’album Construçao è l’ennesima perla di Chico, straordinaria descrizione di una vita che ci è imposta di vivere, socialmente organizzata in ogni dettaglio, descritta con quella straordinaria capacità di raffigurazione, nelle immagine evocate e nelle parole scelte, che appartiene a Chico e a pochi altri.
ELIS REGINA: TRANSVESAL DO TEMPO -- LISBOA 1978 Deus lhe Pague (Chico Buarque - 1971)
Por esse pão pra comer, por esse chão pra dormir Per questo pane da mangiare, per questo pavimento per dormire A certidão pra nascer, e a concessão pra sorrir Il certificato di nascita e il permesso di sorridere Por me deixar respirar, por me deixar existir Per lasciarmi respirare, per permettermi di esistere Deus lhe pague Possa Dio ricompensarti
Pelo prazer de chorar e pelo "estamos aí" Per il piacere di piangere e per lo "stiamo qui" Pela piada no bar e o futebol pra aplaudir Per gli scherzi al bar e il calcio da applaudire Um crime pra comentar e um samba pra distrair Un crimine da commentare e un samba per distrarsi Deus lhe pague Possa Dio ricompensarti
Por essa praia, essa saia, pelas mulheres daqui Per questa spiaggia, questa gonna, per le donne di qua O amor malfeito depressa, fazer a barba e partir L'amore malfatto di fretta, farsi la barba e partire Pelo domingo que é lindo, novela, missa e gibi Per la domenica piacevole, le novelas, la messa e i fumetti Deus lhe pague Possa Dio ricompensarti
Pela cachaça de graça que a gente tem que engolir Per la cachaça gratis che dobbiamo inghiottire Pela fumaça, desgraça, que a gente tem que tossir Per le zaffate di fumo, disgrazia, che ci fanno tossire elos andaimes, pingentes, que a gente tem que cair Per i ponteggi, grondanti sudore, da cui dobbiamo scendere Deus lhe pague Possa Dio ricompensarti
Por mais um dia, agonia, pra suportar e assistir Per un altro giorno, agonia, per sopportare e assistere Pelo rangido dos dentes, pela cidade a zunir Per il digrignar di denti, per il rumore della città E pelo grito demente que nos ajuda a fugir E per il grido demente che ci aiuta a fuggire Deus lhe pague Possa Dio ricompensarti
Pela mulher carpideira pra nos louvar e cuspir Per le donne lamentose che pregano per noi e sputano E pelas moscas-bicheiras a nos beijar e cobrir E per i vermi che ci baciano e ci ricoprono E pela paz derradeira que enfim vai nos redimir E per la pace estrema che infine ci redime Deus lhe pague Possa Dio ricompensarti
traduzione dalla lista di discussione "Tutto Brasile" (http://it.groups.yahoo.com/group/musibrasil/)
Più recentemente si è cimentata nel pezzo, che ha indubbiamente la sua vena rock, una certa Pitty (di cui non so nulla di più) Pitty - Deus lhe pague - ao vivo no