sabato 17 aprile 2010
1,X,2
Il calcio ha occupato gran parte del nostro tempo, quando ancora non separavamo il tempo libero da quello “impegnato”. Abbiamo giocato e masticato calcio in tutte le forme possibili, dalla sabbia al subbuteo, dalle figurine ad improbabili cortili con sassi grossi quanto il pallone, dove distruggere scarpe e piedi (più volitivi che buoni), palloni da recuperare scavalcando muretti, o nell’acqua di una roggia, o sotto le ruote di auto, non in tutti i casi parcheggiate. Dietro questo calcio inventato in mille forme diverse c’era spesso la mente di Enzo, uno capace di giocare al pallone anche in casa, come tutti, ma lui pure con le scarpe da calcio ai piedi, coi tacchetti a scivolare sulla cera fresca di lucidatrice. Penso che proprio ad Enzo (formidabile memoria calcistica, tanto da diventare campione in una trasmissione Rai condutta dalla fatina Elmi) si debba l’invenzione di una fantasiosa strategia per inseguire l’ambito 13 sulla schedina del totocalcio. Il tutto avveniva il sabato pomeriggio, l’età esatta non la ricordo, ma saranno stati i nostri tredici, quattordici anni. Ci dividevamo un tot di partite a testa (come avremmo più tardi diviso i soldi della schedina giocata) e simulando la telecronaca di tuttoilcalciominutoperminuto, ognuno nelle veci e nelle voci dei vari Ameri o Ciotti, inventavamo la radiocronaca delle partite in schedina. Ognuno era libero di decidere marcatori e risultato delle proprie partite e così le nostre divinatorie telecronache diventano l’ossatura della schedina, di lì a poco giocata nella ricevitoria più vicina. Si aggiungeva qualche minima doppia, per le partite più incerte, quanto potevano permettere i nostri risicati budget e si aspettava poi l’esito del campo, il giorno dopo. Siam tutti qui, trenta e passa anni dopo, a tirare ancora la carretta e questo vi basti per capire quanto fosse efficace il nostro metodo. Certo, perdere per perdere, così era almeno divertente. Oggi Enzo, blucerchiato dalla testa ai piedi, può vedere la sua Samp ogni volta che gli pare, visto che i giri della vita l’hanno portato nuovamente a Genova e pure in zona stadio. Io son sicuro che qualche volta, a casa, al posto delle pantofole metta ancora le scarpe coi tacchetti.
La canzone Far niente che ho scelto per “commentare” questo post dei ricordi è di uno straordinario giovane Chico ed è presente in un singolo e in un album italiano del 1969, Chico Buarque na Itália. L’originale Bom Tempo è uscita nel 1969, solo come singolo, insieme ad Ela desatinou.
Devo dire che, di “queste” domeniche, in questi mesi, ne ho vissute poche, ma son pronto a recuperare in questo periodo primaverile che (sbrigato il sabato l’impegno con la corsa) mi consentono domeniche più pigre. La canzone parla anche di calcio, ovviamente, e credo sia la prima canzone in cui Chico dichiara la sua passione per il tricolore della Fluminense, fede calcistica trasmessagli (diversamente da quanto avvenne per l’amico Enzo) non dal papà ma dalla mamma Maria Amélia, che recentemente ha pure festeggiato i 100 anni. Così racconta Beto Xavier nel suo libro “Futebol no país da música”.
Sergio Bardotti, autore della versione italiana, traduce e “tradisce” i tre colori del testo di Chico (il tricolore della divisa della Fluminense, bianco, verde e rosso granata) in una tripletta di goal. "Satisfeito, a alegria batendo no peito / O radinho contando direito / A vitória do meu tricolor" diventa così “Pomeriggio di calcio di calcio / Che bella che bella partita / Scommetto che oggi facciamo tre gol / Tre gol”
Penso che ascoltare questa canzone la domenica mattina faccia bene al cuore: se poi le cose per la propria squadra dovessero andar proprio male, potremmo sempre consolarci con uno Stock 84.
Chico Buarque Far niente
Bom tempo - Chico Buarque e MPB-4
(da Programa Ensaio 1973)
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9 commenti:
Nostalgia canaglia!anche per le pubblicità nel retro schedina, mitiche!
Sono l'oggetto del post.. grazie mille del ricordo commovente.. Un abbraccio
Enzo
Enzo, più che oggetto direi protagonista assoluto, di questo come di tanti carissimi ricordi di quegli anni magici pieni di fantasia, sogni, musica, infinite partite, amicizia. Sono contento che tu sia arrivato su queste mie paginette. Un'abbraccio anche a te.
Stefano
Bello, Stefano, ritrovo nelle tue parole l'Enzo che non ho conosciuto, ma che conosco e vivo ora! E' sempre uguale e, ora, con lo stesso stile semplice ma profondo, riesce a fare una magia: sa dare a chi vive vicino a lui la forza di scoprirsi!
grazie, è stato bello leggere tutto questo!
alessandra
Alessandra, sentire che Enzo non è cambiato mi rassicura e mi fa felice. Con la sua generosità ed allegria è stato per il nostro gruppo una vera "lanterna" (oltre che il mio compagno di banco, detto per chi ci legge e non conosce "la storia").
Ciao!
Stefano,
questo post che mi ha girato su Facebook Alberto Fabris mi ha illuminato la giornata. Ti ringrazio infinitamente come ti ringrazio per tutti gli anni passati insieme...anni magici come giustamente scrivi tu.
Enzo
provo nostalgia per quel tempo in cui esistevano ancora l'infanzia e l'adolescenza!mi ritengo fortunata...mi sono le mani col fango per fare la pista delle biglie, mi sono arrampicata sugli alberi, e si parlava tutti per immagini e metafore. meno realismo, più immaginazione.adesso i ragazzi sembrano ansiosi di diventare degli adulti smaliziati. non tutti ma molti.
fedele a Chico sempre! quando canta in italiano mi fa sorridere!
aaah!
proposta: vogliamo parlare un pò dell'incantevole nara leao???
pensaci! un saluto
roberta 1: "maschiaccio..."
roberta 2: nara leao... provvederò!
ciao!
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