Gisella Pagano oggi regista e pittrice, in passato anche cantante e showgirl.
Direi che questa “Vai pro lado de la” si ricorda più per il balletto che per il brano in sé (ma qui c’è l’obbligo di segnalare ogni incrocio italia-brasile).
Da memorizzare invece la seguente “Buongiorno giorno” che si candida ad essere un prossimo jinglee per nutella (ma anche un ottimo inno per una nuova formazione
politica dal carattere ottimista).
Da alternare all’inno d’Italia al momento dell’alzabandiera.
Non saprei dire in quante lingue si sia cantato ad X-Factor. Lo spagnolo lo ricordo. Sul francese ho dei dubbi. Al tedesco ha pensato ICS, con una delle sue migliori performance. Al portoghese (che è la mission del blog ) non ci arrivo. Prendo spunto allora della scelte di Chiara che fin dai casting aveva proposto Teardrop. (Parentesi Una furtiva lagrima avrebbe assicurato ad "Avetik, Avetik, Avetik" la qualificazione, chiusa parentesi). Perché non pensare allora ad un superclassico del fado come Lagrima canzone che sempre pro-muove (anche al pianto) e quindi sempre commuove. Sarà per il prossimo anno, forse.
(Parentesi. Della serie, frasi che valgono una canzone, "se morendo sapessi che piangeresti per me, per una lacrima tua, che gioia, mi lascerei ammazzare" vale anche tutto il disco. Misia, bellezza lusitana, su questo riesce anche a far sorridere i commensali. Con il groppo in gola, infatti, il bacalhau riesce difficile da deglutire. Doppia parentesi. Tra l'altro, in questo locale abbiamo anche cenato. Chiuse parentesi.))
Alcuni modesti suggerimenti per migliorare il meccanismo di voto di X-Factor (altro che riforma elettorale!). L'introduzione del codice 00 (per chi protesta contro la logica stessa di X-Factor, per chi protesta contro il potere delle major discografiche, per chi protesta contro l'eliminazione di Mahmoud, per chi sposa la teoria del complotto, per chi protesta sempre e comunque). La votazione con il sistema delle lettere: ICS c'era già, bastava aggiungere Y per Davide e Z per la Galiazzo (con i numeri, tra l'altro, è più facile confondersi). L'istituzione dell'Election Day: con l'accorpamento tra la serata finale di X-Factor e il voto delle politiche. Da valutare l'apertura notturna dei seggi (la notte bianca del voto, come ebbe a dire Cattelan, che per un ostinato "scheda bianca" come me rappresenta la possibilità di un perfetto abbinamento "total white"). Comunque, stavolta, ha vinto sul serio la migliore.
Eravamo
povera gente (diceva Cesare Marchi da Villafranca, dove adesso si va a prendere
gli aerei). Poi siamo diventati piccoli imprenditori. Adesso ci siamo scoperti
anche cantanti al punto che Massimo Calone Ranieri invece di produrlo sotto il
Vesuvio lo produciamo in casa sotto il Grappa (del resto tema di una nota
canzone patriottica). Chiara and the Machine arriva da non lontano, da quella
Saonara che, almeno per i fiori, è già una piccola Sanremo. Davide (che in
effetti ha di fronte dei Golia) è il sogno/riscatto canoro del piccolo
artigiano con p.iva e casetta a schiera, mentre Chiara già adocchiava alla
finanza strozzina (non a caso gode del maggior credito) virando però da
Morgan Stanley a Morgan e basta. Ad entrambi sembra riservata un’altra
possibilità. In bocca (o attenti) al lupo (cioè ad Ics).
Al top della poesia con Vinicius, al top della musica con Tom ed al top dell'architettura con Oscar Niemeyer, morto questa notte a Rio de Janeiro.
«Non è l'angolo retto che mi attrae, né la linea diritta, dura, inflessibile, creata dall'uomo. Quello che mi affascina è la curva libera e sensuale: la curva che trovo sulle montagne del mio paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle onde dell'oceano, nelle nuvole del cielo e nel corpo della donna preferita». In questo molto vicino agli altri due giganti nella foto.
Quando ci si occupa, come capita a me, di scrittura
professionale, succede di imbattersi in lunghi elenchi di suggerimenti su “come
migliorare la propria scrittura” e cose simili. Americani ed inglesi sono
maestri in questo campo, con la loro sintesi, le loro storie e metafore.
Nell’elenco di 201 suggerimenti in cui mi sono imbattuto oggi (how to be a
writer) c’è un po’ di tutto: cose ovvie, cose più o meno comprensibili, cose
discutibili, cose decisamente contestabili. Ma c’è questo suggerimento davvero
ben formulato –“la regola della minigonna”- che suggerisce di scrivere testi
abbastanza lunghi da coprire tutto ma abbastanza corti da mantenere
l’interesse. Come dissentire?
Non ricordo se ho mai postato un fado precedentemente. Ho
scoperto la voce e l’elegante bellezza di Carminho nell’ultima traccia di “Tempo
de menino” album del 2011 del sempre bravo Pedro Luis. Avercene.
Dopo il duetto con PL (+ Antonio Saraiva) meritava unascolto tutto suo. Che fatica capire il
portoghese dei portoghesi, ma questa Carminho si fa capire benissimo.
Paolo Rossi che in un coro degli alpini canta Prince. Una bella idea che aveva avuto anche Celentano quarantun anni fa (dal minuto 5' 35"). Comunque suggestiva e divertente. E Paolo Rossi credibile nella parte del vecio: il fatto che indossi il sacro cappello suggerisce che lo sia stato, alpino, per davvero. Ad una certa età non si sfoggia la stella di latta se non si è davvero il tutore della legge in città.
Anche per com'è costruito il testo, una perfetta canzone alpina. Ascoltare per credere.
E' un gioco che conoscete tutti, immagino. Prima o poi finirà anche nella sezione "O que estou jogando agora".
Immagino esistano oggi versioni digitali, per iPhone e
“quantaltro”. Resta, nella confezione originale, il fascino dei piolini
da infilare, anche con una certa difficoltà, visto le piccole dimensioni
e ho sempre trovato straordinaria la foto sul fronte della
scatola, che di per sé è tutto un racconto:
lei, orientale, lui nordico, elegantemente polsinato e con
le mani inquietantemente giunte... il riflesso sul tavolo lucido... quasi una scena da cattivi di 007. Un gioco semplice quanto intelligente, che si può
portare dappertutto come le carte da briscola.
Il gelato sta diventando sempre più l'alimento di tendenza. A questo punto possedere una gelatiera (se non una gelateria) diventa indispensabile.
mercoledì 22 agosto 2012
Tutti
quelli che si sentono in imbarazzo ad uscire dalla libreria con il bestseller
dell’estate, facciano come Nicole, scegliendo la raffinata soluzione delle
lettura in lingua originale, certamente di stimolo a migliorare il proprio
inglese se non le proprie performance amatorie. A meno di non adottare la
vecchia tattatica da edicola, con il pornazzo in mezzo ad altri dieci giornali.
Starà bene Platone con E. L. James?
Non entro nel merito della questione, su cui si continuerà a
parlare molto, dal momento che quello che posso dire aggiunge davvero poco a quello che
potete aver letto o pensato.
Aggiungo solo quello che sento io, ovvero un recupero di
simpatia per Alex Schwazer verso cui provavo, finora, non dico un certo fastidio, ma certo una "non simpatia".
Avendole provate tutte o almeno una buona parte, non si
sono fatto mancare nemmeno qualche passo di marcia che oltre ad essere davvero
impegnativa, risulta imbarazzante per le movenze forzate e un po' ridicole (almeno che, marciando, tu non dia la polvere a chi sta correndo sul suo
percorso). Tutto sommato divertente, fatto per mezz’ora, fatto per una vita
sinceramente non saprei.
Comunque di tante vicende ital-olimpiche che si dimenticheranno in fretta questa, piaccia o meno, resterà. Al di là dei nobili o meno ideali e valori
olimpici, su cui Grillo non ci ha risparmiato la sua.
Ed è decisamente un
fantastico plot, quello in cui il cattivo della vicenda sia il bravo kinder che
fa ancora merendina con Pinguì (i cui effetti erano già noti)
Devo dire che, lo scorso anno, senza andar tanto lontano ho
rischiato veramente di metter gli sci ad Agosto. 6/7 gradi la mattina e il riscaldamento
accesso in albergo facevano quanto meno autunno (mettendo in borsa le cose per
andare a correre non avrei mai pensato di dover metter la calzamaglia. Lo farò
quest’anno, se non altro per scaramanzia). Posto al riguardo un’immagine
invernale, un po’ con l’intento di rinfrescare l’atmosfera, un po’ per
effettiva astinenza da neve, lo scorso inverno davvero scarsa dalle nostre
parti, al punto da aver rinunciato al battesimo dei nuovi sci. Questa “Snow Farm” si trova in Nuova Zelanda ed è stata scelta come meta per l’allenamento
estivo da Justyna Kowalczyk, plurimedagliata
campionessa di mondiali ed olimpiadi. Bello il posto, bello il nome, bello il
marchietto.
A fine 2010 pensavo di inaugurare un nuovo blog (quest’è
matto!) dedicato “alla mia prima Marcialonga” che avrei corso a distanza di
qualche mese, parlando degli allenamenti e della marcia di avvicinamento a
questo fondamentale appuntamento nella “carriera” di un fondista. Il blog non
l’ho fatto, la gara invece sì, portata a termine quanto meno con dignità. Poi
le cose sono andate come sono andate, la crisi dei blog, altre cose a cui
pensare, già è difficile aggiornare coscienzasporca ecc. ecc. Non è detto
allora che dà qui in avanti non ci sia qualche altra incursione nel mondo degli
sci stretti. Sì perché potrei raccontare “la mia seconda Marcialonga” visto
che, con largo quanto necessario anticipo, nel mese di aprile avevo già inviato
all’organizzazione la mia quota di iscrizione.
Questa l’homepage del sito di Federica Pellegrini. Che
appaia in un elegante vestito invece che in agonistico costume vorrà dire forse
qualche cosa… Cerco l’official website di Allison Schmitt, vincitrice dei 200
SL, ma nemmeno lo trovo. Provo allora con Camille Muffat oro nei 400, argento
nei 200 sempre SL e accanto all’immagine delle fresche medaglie mi consolo vedendo che le sue iniziali son già diventate un marchio. Almeno qui sul fondo
della homepage son rimasti i riflessi dell’acqua.
Capisco che la vita di uno sportivo, specie quando si tratta
di una donna, deve seguire una certa programmazione, non solo per quanto
riguarda gli allenamenti o la dieta o il sonno, ma anche la gestione della vita
famigliare. Ma davvero ci interessa che la Vezzali programmi per questo dopo
olimpiadi un altro figlio? Davvero necessario dichiararlo, non basterebbe farlo?
Almeno che non serva a rassicurare gli sponsor sulla possibilità di aggionrare
i soggetti dei prossimi spot...
Davvero brave Barbara Casini e Monica Demuru che ho
ascoltato mardedì sera nel cortile di Palazzo Festati a Valdagno. Monica mi ha
davvero sorpreso, Barbara di cui ho anche qualche CD, la ascoltavo in questa
occasione per la terza volta, sempre confermando la sua qualità.
Emozionante sentire le parole di Chico recitate per una
volta in italiano e poi di nuovo ritrovate e rigustate in portoghese
nell’intreccio con le note. Spogliate della musica, quelle stesse parole colpiscono in altro modo e capisci
quanto la musica, mediando con la sua dolcezza e leggerezza, riesca a renderle
accettabili nella loro frequente crudezza, forza, violenza.
Dopo una lettura del brano “Uma palavra”, l’omaggio a
Chico delle due splendide interpreti si è aperto con questo “Bom Conselho” (1972)
dove “il bersaglio di Buarque sono i modi di dire che postulano consenso
passivo. I proverbi, come Dormire non fa passare il dolore o Prendersela comoda non porta lontano sono inviti all’inerzia e al conformismo... ricette
pacificanti e tranquilizzanti, considerazioni standardizzate che nascondono un
interesse nel mantenimento dello status quo" (Menezes).
Bello questo Luglio, peccato che stia già per finire. Se avessi tempo o forse soltanto voglia di andare a correre metterei questo "Luglio" nelle cuffiette.
Prezzo modico per il classico oggetto “mai più senza”.
Gadget indispensabile, indicato per le vacanze ormai
prossime, molto apprezzato dal target femminile.
Mi domando come questo video di culto, possa aver avuto
finora meno di 100 visualizzazioni. Certamente coscienza sporca contribuirà a
questa campagna a favore dell’igiene personale, ovunque e comunque. Sto già pensando ad un co-marketing con la Perrier.
Ti pare potessi perdermi colei che, la scorsa estate, ha portato al blog più di mille
contatti al giorno e a una vertiginosa scalata alla classifica dei blog musicali
più visti? Sarei stato quanto meno ingrato e irriconoscente.
Che dire allora del suo nuovo tour “Mais uma Pagina” e della
tappa al Teatro romano di Verona? Intanto le
apparenze: Maria mi è apparsa più alta e muscolare di quanto mi
aspettassi. Vista dalle gradinate bollenti, forse anche per il desiderio di un
tuffo in acqua, mi è appara come una sorta di Pellegrini con chitarra. Per quanto riguarda la parte musicale, molti pezzi li
ascoltavo per la prima volta, anche perché il disco, alla data del concerto (30
giugno), in Italia non era ancora ufficialmente uscito. Detto questo mi è
piaciuta “più dal vivo che dall’album”, convincente anche nella riproposta dei
recenti successi, mai dati per scontati. Legato alle cose del passato ho molto apprezzato
che nella setlist -come nell’album- fosse presente Amor de Indio di Beto Guedes e Marcio Borges, che a distanza di 34
anni rimane davvero un grande pezzo (nel prossimo post la traduzione). Di poche parole, anche se l’italiano lo pratica non male, è
sembrata un po’ intimidita da un contesto tanto suggestivo.
(foto da www.daringtodo.com)
Chi invece non si è risparmiato nemmeno a parole, risultando
assolutamente padrone della situazione, è stato quel Mattia Cigalini a cui
spettava il compito di aprire le serata (tutti gli appuntamenti in programma
prevedevano una doppia presenza)
accompagnando il caldo tramonto veronese in attesa dalla
star della serata.
Un’apertura jazz, con rilettura di successi pop, decisamente
lontana dal mondo di Maria Gadù
con il solo denominatore comune della giovane età dei due interpreti
oltre al fatto che anche i brani proposti da Mattia
appartengono ad un album progetto
non ancora pubblicato. Talmente giovani che, anche sommado i
loro anni, non riescono a raggiungere la mia età.
Sax, chitarra, basso e batteria che suonano il waka waka e Lady
Gaga. Forse per l’atmosfera, al calar della sera, ho trovato questa
Firework particolarmente
intrigante... e poi il brano di Katy Perry mi è sempre piaciuto.
L’audio qui è quello che è (poca cosa) assicuro che dal vivo
l’impatto è stato davvero notevole.
11 luglio 1982, trent’anni dal mondiale di Paolo Rossi (e di
tutti gli altri ovviamente),
il mondiale delle partite video registrate e riviste fino
alla noia/nausea, felici possessori della tecnologia della moviola fino ad allora
esclusivo appannaggio del mitico Carlo Sassi. La ricorrenza mi sarebbe invero
sfuggita se non fossi incappato nel ricordo del solito Linus (dico solito per
la mia frequentazione radiofonica e in perenne ricordo del tratto corso insieme
lungo la ciclabile Riccione Cattolica...) che nella stessa puntata
celebra anche i 50 anni della canzone brasiliana più popolare al mondo, sembra
in assoluto seconda solo a Yesterday come numero di cover, quella Garota de
Ipanema esportata anche nella versione inglese di The Girl from Ipanema.
Ora l’anno è certamente quello e se avessi ascoltato tutta
la puntata vi saprei dire anche il perché di questa data, 11 luglio appunto,
che potrebbe corrispondere alla prima esecuzione o registrazione o uscita del
disco o registrazione alle Siae brasiliana ce ne fosse una. Tant’è. Prendo per
buone le parole di Linus e aggiungo due considerazioni personali. Da Garota di
Ipanema al mondiale di Spagna passano 20 anni. Da quel “Campioni, Campioni,
Campioni” ad oggi passano 30 anni, 10 di più. I calendari non mentono. Eppure
già al tempo di Pablito&Co, la canzone di deMoraes/Jobim mi sembrava un
classico lontanissimo nel tempo, mentre oggi sento il 3° mondiale italiano come
parte di un passato, certo non prossimo, ma non ancora remoto. Sarà perchè
l’intensità della prima parte delle nostre vite sembrano dilatare il tempo,
mentre la fretta degli anni centrali lo sembrano abbreviare. Insomma una
spiegazione ci sarà di certo.
Detto questo, se qualcuno avesse una sua versione preferita
di Garota de Ipanema la riporti nei commenti. Linus per l’occassione ha scelto
la versione di Lou Rawls ma le alternative non mancano di certo, comprese
quelle degli italiani, da Bruno Martino a Piero Pelù.
(grazie per la foto a gianzinho-culturabrasil.blogspot.com)
Spot per la gamma Lancia Ecochic, detto più prosaicamente il GPL di Lancia. Se i credits sono corretti, il pezzo dovrebbe chiamarsi Mona Lisa, realizzato da Will.I.AM dei Black Eyed Peas: uno che, tramite Sergio Mendes, ha bazzicato un bel po' di musica brasiliana.
Detto questo e quindi non a caso, il pezzo campionato dal 15" dello spot (regia di Gabriele Muccino) è la stessa Manha de Carnaval che citavo nel post precedente. Direi che Bonfà... fà tendenza.
Cari ragazzi, mentre il blog langue come una balena arenata
nella sabbia e son lontani i tempi delle 1000 visite al giorno (avrei dovuto
bissare il successo con la traduzione di Ai se eu te pego, che vi ho risparmiato) un altro tormentone ci
riporta alla nostra amata musica brasiliana. Eh sì care garotinhas e cari rapazes,
dietro l’acchiappante giro di chitarra che apre Somebody that I used
to know c’è il languido baffetto del nostro
Luis Bonfà di cui penso conosciate tutti almeno questo pezzo.
Adesso per forza di cose vi tocca di conoscere pure questa
apprezzabile Seville che, se non altro,
ha reso un bel servizio al riconoscente Sig. Gotye. Ciao, ciao.
PS: visto che la balena muove ancora la coda?
PPS: non male poi il pezzo di Gotye in questa cover....
Visto che non scrivo quasi più, seguo la tendenza a limitare le parole ed abbondare in immagini, postando un video ad integrazione di un vecchio post. Ecco quindi la versione perfetta di Ney Matogrosso, sempre al top nella mia personale classifica di interpreti maschili.
Sommando i due post potete confrontare l'autore Roberto Carlos, la nostra Iva Zanicchi, Ney per l'appunto.
Per completezza e per pareggiare il conto interpreti italiani e brasiliani, voci maschili e voci femminili, mettiamoci una Rita Pavone. In spagnolo però. O in francese. Decidete voi.
C'è anche questa Com'è che ti va? (Onde anda voce) con le firme di Sergio Bardotti e Vinicius de Moraes nell'ultimo album di Sergio Cammariere, in uscita lunedì. Un'altra conferma, ce ne fosse mai bisogno, di uno stretto e duraturo legame tra le "nostre" musiche.
E qui l'originale Vinicius che apre il cuore come sempre.
L’anno è il 1967, dopo Sanremo,come adesso. Bisogna saper perdere uno dei primi 45 giri, forse il primissimo che ho comprato. Lucio dove vai, il lato B.
Dovessi scegliere ora una canzone, a parte le citate, metterei sul piatto la sigla del programma Gli eroi di cartoni. Ma c’è anche un Chico che canta Lucio e, visto il tema del blog, la scelta è inevitabile.
Un commento a un vecchio post (agosto 2010) mi ha riportato alla memoria la versione italiana di Ambar di Maria Bethania nella interpretazione di Patty Pravo.
Allora non si trovava, oggi finalmente eccola su YouTube.
Il disco è Radio Station, anno 2002, traccia nove, e c’è il nome di Max De Tomassi per la versione italiana accanto a quello di Adriana Calcanhotto che ne è l’autrice.
Ma nello stesso album c’è un altro pezzo brasiliano, questa volta di Carlinhos Brown, Lagoinha, che nella versione italiana, sempre di Max De Tomassi, diventa Noi di là.
Citando ora Carlinhos Brown mi sorge il dubbio di non aver mai detto una parola sull’album Argilla (1997, quanto tempo!) di Ornella Vanoni, all’interno del quale ci sono ben 6 brani d’origine brasiliana di cui due del nostro Carlinhos.
Insomma un’altro tributo alla musica brasiliana, dopo La voglia, la pazzia, l'incoscienza, l'allegria (1976) che Rolling Stone mette al 76° posto tra i 100 migliori dischi della musica italiana (al 5° in quella personale di Jovanotti) anche se l’unica canzone totalmente italiana (per così dire) che contiene è Anema e core.
Una curiosità che forse vi sembrerà una bizzarria (e chi non ne ha?): è un disco che non possiedo, che non ho mai acquistato, per una sorta di rispetto sacrale. Non ho il vinile, né il cd e, credo, nemmeno più la cassatta fatta in casa, non originale quindi, che faceva avanti e indietro nel walkman di tanto tempo fa. Però qui, sul blog, un pezzettino, appena un minuto e mezzo, ci sta. E ricorda “lascia la porta socchiusa...”.
Un cronico ritardo mi ha impedito di farlo prima, ma spero di essere ancora in tempo per le prossime festine.
Ancora non conoscete passi e mossette dell’ultimo successo planetario "produzido no Brasil"?
La storia è nota. La canzone aveva tutti gli ingredienti per diventare un tormentone.
Un biondo cantante occhioazzurro dotato.
Un genere musicale –la musica sertaneja- al top del successo in brasile e che attendeva una hit da esportazione.
Un acceleratore di notorietà innestato da youtube con la coreografica interpretazione del fenomeno calcistico del momento, il mohicanuto Neymar, a cui si sono aggiunti poi ballerini, non certo di seconda fila, come Cristiano Ronaldo e Pato.
Lo stesso Michel Telò l’aveva pensata bene fin dal video, credo autoprodotto, riempendo il teatrino di fanciulle in ottima salute, ancora indecise tra la via del perdizione o quella della redenzione.
Detto di Neymar&Co, sceglietevi l’insegnante di danza che preferite. Le alternative non mancano. Come antidoto al gonfiore post natalizio, in abbinamento al bifidus, la lezione casalinga della Marcuzzi.
Il tutorial italiano mette in tacchi, scalzando i boots-sordina della Marcuzzi, e adottando una mimica ancor più esplicita.
Non manca una versione grafica, per gli amanti delle schematizzazioni. E se proprio non vuoi perderti testo e traduzione, clicca qui.
Da qui alla prossima estate non mancheranno le occasioni in cui esibirsi.